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La Roma di Zeman e De Rossi è un pugno in faccia

La sconfitta nel derby acuisce la crisi dei giallorossi. Il tecnico se la prende con la pioggia e la sfortuna, ma la sua squadra si allontana dalla zona Champions.
A cura di Maurizio De Santis
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de rossi espulso

In estate disse che il più grande rammarico era poter regalare una sola carriera alla "sua" Roma. Dopo il pugno in faccia a Mauri, anche aver buttato nel fango il "suo" derby. Da capitan futuro a trapassato remoto, nonostante le scuse è il momento peggiore per Daniele De Rossi: in rotta con Zeman, avulso dagli schemi, improvvisamente inadeguato, la squalifica di tre giornate tra capo e collo, fuori anche dalla Nazionale dopo il gestaccio nella sfida capitolina. Lui, un guerriero in mediana, disarmato e disarmante per la fragilità emotiva mostrata ancora una volta. Gli capitò anche ai Mondiali in Germania del 2006, quando rifilò una gomitata allo statunitense McBride ma quella era un'altra storia perché in panchina c'era un altro tecnico e perché, allora, il finale fu tutt'altro che triste e solitario. Qui, invece, sembra già scritto: a gennaio potrebbe andar via, la società attende solo il miglior offerente. E sarebbe un affare per tutti: a cominciare dal club, che limerebbe ancora il proprio disavanzo di bilancio, fino allo stesso giocatore. Cambiare aria gli gioverebbe. Continuare così sarebbe un peccato anzitutto per se stesso e per l'Italia di Prandelli.

Senza difesa. Continuare così è diabolico anche per il boemo che si conferma straordinario demiurgo di talenti: l'esplosione di Lamela, la convocazione di Florenzi in azzurro sono l'ennesima scommessa vinta dopo aver portato alla ribalta del calcio italiano Verratti, Insigne e Immobile. Ma la sua Roma ha un rendimento schizofrenico: arrembante e dirompente per mezz'ora, devastante in attacco e inerme in difesa. Le discese ardite e le risalite hanno prodotto disastri anche contro la Lazio, in balìa dei giallorossi per una manciata di partita e rimessa in gioco prima dal pasticciaccio brutto di Goicoechea su punizione di Candreva, poi dall'errore di posizione di Balzaretti (imperdonabile perché non un difensore di primo pelo) che lascia Klose libero di fare quel che gli pare negli ultimi sedici metri. E quando Piris nella ripresa consegna a Mauri la palla del match, allora non c'è scusa che giustifichi la saga degli orrori. Nemmeno la rabbia di Pjanic urlata in faccia all'allenatore. Baricentro alto e atteggiamento offensivo non c'entrano. Là dietro è come giocare alla viva il parroco. E' un altro cazzotto, questa volta nello stomaco dei tifosi della Roma, che mette ko finanche Zeman. La "sua" Roma è stata superata in classifica anche dall'Atalanta, partita con due punti di penalizzazione. La pioggia, il campo pesante, la sfortuna – dice il boemo – hanno condizionato negativamente la prestazione. Può darsi. Quando comincerà ad ammettere anche le sue colpe tornerà a essere pescatore d'emozioni e non solo d'illusioni.

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