Di Francesco, perché la ‘sua’ Roma è migliore di quella di Spalletti
La Roma cresce, a immagine e somiglianza di Di Francesco. Il suo 4-3-3, principio sì ma dogma rigido no, è un vestito che si adatta nel tempo che passa. Il percorso di adattamento, pur con qualche difetto ancora da correggere, procede. E lo spirito, come si è visto contro Atletico o Milan, è quello giusto.
Kolarov miglior acquisto
A San Siro ha preso forma la sua visione meno pura del modulo, con Florenzi avanzato. Ma insieme si è vista la forma più pura della sua filosofia che viene prima dei numeri. Una squadra che costruisce dal basso, dalle fasce, già dalla difesa. A San Siro Bruno Peres, sottolinea Augusto De Bartolo per Sky Sport, ha” maggiore possibilità ed efficacia di interazione (con Florenzi). In questo si dimostra la completezza tattica di Florenzi che, avendo giocato in entrambi i ruoli, di esterno basso e di esterno alto, riesce a leggere meglio la posizione di Bruno Peres e si posiziona a distanza adeguata”.
Ma è a sinistra che la Roma segna la differenza rispetto alla scorsa stagione, grazie all'arrivo di Kolarov. L'ex Lazio si sta rivelando il miglior colpo dell'estate. Il serbo tocca 66.8 palloni a partita, la sua media più alta in carriera, e 2.2 palloni chiave. E il suo valore nella creazione delle occasioni d'attacco emerge dal confronto con la passata stagione.
La manovra
La Roma si conferma un esempio di duttilità nell'interpretazio dello stesso canovaccio tattico. Nel 2015/2016, sottolinea Alfonso Fasano su Undici, “la Roma era una tutta tesa al possesso palla (media di 417 passaggi corti riusciti per match, solo Napoli e Fiorentina hanno raggiunto una quota più alta), a una costruzione della manovra raffinata e prevalentemente orizzontale”. L'anno scorso, i giallorossi hanno una cifra di passaggi corti riusciti decisamente più bassa (393.4 a partita, la quarta della Serie A), hanno ridotto il numero di lanci lunghi (da 48 a 37,4) e di conclusioni per match (da 15,32 a 17,8).
Quest'anno, i passaggi corti sono risaliti a 404 di media, sui livelli di due stagioni fa, con 37 lanci e 17.5 tiri di media. E' una Roma che attacca per il 43% dei casi dalla fascia sinistra, cerca più il possesso palla, che rigenera Nainggolan come mezzala, ma gli chiede comunque di andare a ricevere alto alle spalle di Dzeko e si muove assecondando le caratteristiche di chi gli sta accanto.
Il ruolo del Ninja
Radja Nainggolan ha compiti essenzialmente diversi da Strootman. Un po' rifinitore e un po' incursore, offre l'appoggio a Dzeko per un dialogo che crei profondità sulle sponde del bosniaco e si inserisce senza palla come una mezzala di possesso. Se la doppia valenza funziona perfettamente contro squadre che concedono spazi, che consentono alla Roma di dettare i tempi del gioco, la sua posizione rischia di allungare contro formazioni che difendono alto e aumentano la densità nella trequarti difensiva, come l'Atletico Madrid.
Il valore di Pellegrini
Nel secondo tempo contro il Milan, Di Francesco ha trasformato il 4-3-3 in un sostanziale 4-2-3-1 con Nainggolan restituito al ruolo di trequartista e Pellegrini elemento equilibratore in grado di inserirsi nello scenario col vantaggio di conoscere il calcio di Di Francesco. Buonissimo costruttore di gioco, sa come coniugare il contributo in fase di possesso con l'aiuto difensivo: non a caso è il giallorosso che ha vinto più contrasti e intercettato più palloni nella larga vittoria contro il Verona.
L'esperimento, comunque, potrebbe essere anche una prima sperimentazione in vista dell'inserimento di Schick a tagliare il campo fra le linee: una soluzione alternativa, un'opzione in più che aumenta il ventaglio di possibilità per far uscire il pallone sulla pressione avversaria.
Coperture e transizioni
L'unica difficoltà nel 4-3-3, spiegava Di Francesco, è andare a coprire sul regista basso avversario. In realtà, questa Roma ha il problema opposto: concede troppi spazi ai trequartisti, che invece dovrebbero essere schermati con un uomo come De Rossi o Gonalons davanti alla difesa. E invece le difficoltà a contenere l'elastico di Griezmann e le occasioni in cui a Sal Siro Calhanoglu ha potuto ricevere, soprattutto dalle fascia, senza un pressing immediato sulla linea di passaggio o di tiro dopo il primo controllo, fanno comunque riflettere.
Anche perché i difensori centrali non raggiungono né i 2 contrasti né i 2 intercetti di media a partita. Segno che, con i due terzini che spingono, rimangono più bassi, bloccati. E se la protezione fra le linee manca, per effetto di una complessiva gestione delle transizioni ancora da perfezionare, nei big match i rischi sono destinati ad aumentare.
Dzeko miglior bomber della A
Ma d'altra parte la Roma ha davanti un jolly come Dzeko che ha segnato più di tutti dall'inizio del 2016 in Serie A. Con il nuovo modulo, il bosniaco si sta adattando anche a movimenti diversi, a un'occupazione dello spazio che non può non cambiare nel passaggio dalle 4 linee del 4-2-3-1 alle tre del modulo attuale.
In fase di non possesso, il 4-3-3 di Di Francesco è molto stretto. Per questo ha chiesto a Perotti di interpretare in maniera diversa il ruolo di ala venendo molto a tagliare verso il centro per occupare il corridoio interno. Per questo ha schierato a destra a inizio stagione Defrel, fondamentale per dare equilibrio in fase di non possesso, e recuperato Florenzi che pure h la naturale vocazione a cercare posizioni più interne col pallone.
Di fatto, a Dzeko il tecnico chiede di venire ad occupare lo spazio del trequartista in avvio dell'azione e smistare il pallone, di favorire l'attacco della profondità sulle fasce e poi riposizionarsi per ricevere il cross o il filtrante dalla fascia, Gli chiede movimenti “fuori linea” e così diventa imprendibile.
Per assecondarlo, però, la squadra deve funzionare come un uomo solo nelle due fasi. Altrimenti la conseguenza è un allungamento della squadra e delle distanze fra i reparti e una difficoltà maggiore a supportare i compagni per le mezzeali e per gli esterni. Da questo dipende la sorte del 4-3-3 e del progetto di Di Francesco.