La rinascita del Brasile: Tite, Neymar e difesa di ferro
Avevamo lasciato la Seleçao moribonda e subissata da critiche dopo l'eliminazione contro il Perù nella Copa America del Centenario, tenutasi negli Stati Uniti, ma a distanza di nove mesi tutto sembra essere cambiato e adesso nella nazione più grande dell'America Latina si guarda di nuovo allo sport più popolare e seguito con il sorriso e la fiducia di essersi ripresi il posto nel calcio che conta. Il Brasile è primo nel gruppo sudamericano di qualificazione al Mondiale 2018, che si terrà in Russia, ma parlarne così non rende giustizia al lavoro fatto da Adenor Leonardo Bacchi detto Tite, il commissario tecnico chiamato dopo la debacle nello scorso torneo continentale: 8 vittorie in 8 gare, 24 goal realizzati e una difesa impenetrabile. La nazionale brasiliana ha già staccato il pass per la prossima manifestazione mondiale e ora si godrà la bagarre alle sue spalle lavorando in prospettiva futura.
Nove mesi fa, dopo la sconfitta di Foxborough c'eravamo lasciati con due domande semplici: "Una volta si diceva Brasile e si pensava al calcio. È ancora così? È possibile che quest'ultima generazione sia davvero così avara di talenti?". Non poteva essere così, una selezione troppo brutta per essere vera. Errori di scelta nelle convocazioni e la mancanza di idee hanno portato il Brasile all'ennesima brutta figura dopo quella del 2010 in Sudafrica, eliminazione per mano dell'Olanda; del 2011, esclusione dalla Copa America da parte dell'Uruguay; e la clamorosa sconfitta al Mineirao contro la Germania nella semifinale del Mondiale di casa. Adesso la Seleçao sembra una squadra: aspetti tattici e tecnici molto più curati rispetto al passato hanno portato la squadra brasiliana ad un salto di qualità che ha centrato le qualificazioni con record storici sia a livello offensivo che difensiva.
Mai così bene
Dal momento che per le qualificazioni sudamericane è stato introdotto il formato corrente, Coppa del Mondo del 1998, mai una nazionale aveva staccato il ‘pass' con quattro giornate d'anticipo. Gli unici precedenti che si avvicinano a questo record risalgono al 2002, con l'Argentina; e al 2010, con la selezione verdeoro di Dunga; ma le giornate che mancavano alla fine del girone erano tre.
Com'è cambiata la Seleçao?
Dopo l'addio di Scolari pensava di essere lui l'uomo più adatto per la panchina della nazionale brasiliana ma gli venne preferito Dunga, così Tite, nomignolo ereditato da un compagno che giocava al suo fianco durante una gara in cui veniva visionato da Felipao nel lontano 1975, ha il tempo per vincere l'ennesimo titolo con il Corinthinas. In attesa della panchina della Seleção avrebbe interrotto l’anno sabbatico che l’ha portato in Europa per studiare l’Arsenal di Arsene Wenger e il Real Madrid di Carlo Ancelotti.
Dal suo arrivo in panchina la Seleçao sa solo vincere. Il Brasile ha segnato 24 goal, vale a dire una media di 3 reti a partita, e questo dato fa ancora più riflettere se guardiamo alle gare prima dell'arrivo di Tite: 11 goal in sei gare (media di 1,8). La fase difensiva è ancora più impressionante: con Tite solo due goal subiti in otto partite. Dati che vanno in controtendenza con quello che è accaduto sotto la gestione Dunga, il più europeo dei commissari tecnici della Verdeoro.
Modello Corinthians e 4-1-4-1
Dunga ha lavorato per molto tempo sul 4-2-3-1, con due mediani in linea. Lentamente è passato al 4-1-4-1 e nel mese di marzo dello scorso anno, contro l'Uruguay, Luiz Gustavo era l'unico volante con Fernandinho e Renato Augusto davanti a lui. Dopo poco tempo e il bisogno di risultati in tempi brevi per la Verdeoro Tite ha optato per lo schema che ha portato il Corinthians a vincere il titolo nel 2015: il 4-1-4-1. Ha scelto giocatori che si adattano al modulo con Casemiro che è diventato il perno davanti alla difesa, così come lo era Ralf al Corinthians; mentre la linea dei 4 è composta da Philippe Coutinho, l'esclusione di Willian, si è trasformato trequarti di destra, libero di accentrarsi e creare gioco, proprio come Jadson nel Timao. A sinistra c'è Neymar, ruolo a lui più congeniale e che gli permette di essere più pericoloso. La zona centrale è occupata da Renato Augusto, che sta giocando nel ruolo ricoperto nella squadra campione del 2015, accanto a Paulinho, abituato a lavorare con Tite e in grado di essere pericoloso in zona d'attacco.
Fondamentale per l'uscita della squadra è la presenza di almeno tre giocatori nella zona della palla: può capitare che i due laterali si muovano con una mezzala vicino o che con Casemiro scivoli tra i due centrali di difesa per dare (o avere) un'opzione di passaggio oppure con l'abbassamento di uno dei due centrali della linea a 4 (Renato Augusto o Paulinho) per avviare l'azione. Da lì, il gioco è orientato sui giocatori vicini all'uomo con la palla che deve sempre avere almeno due opzioni di passaggio. Lo scambio di passaggi orizzontali nella fase di costruzione serve per cercare e creare spazio tra le linee rivali e quando ciò si verifica si va subito in verticale.
Neymar…finalmente!
Il Brasile ha già raggiunto la sua migliore performance offensiva nelle qualifica dal 2002: i 35 goal segnati finora eguagliano quelli della squadra qualificatasi per la Coppa del mondo 2006, guidata da Parreira, che aveva a disposizione il quadrato magico composto da Kakà, Ronaldinho, Adriano e Ronaldo. La differenza con quella selezione è che quella di Tite ha ancora quattro partite da giocare
L'uomo che sta facendo la differenza, senza ombra di dubbio, in questo mometo è Neymar: dopo la vittoria all'Olimpiade il numero 10 verdeoro sembra rinato a nuova vita e quando indossa la casacca della Seleçao sembra inarrestabile. Le reti contro Uruguay e Paraguay sono solo sprazzi di giocate meravigliose che incantano il pubblico pallonaro di tutto il mondo. Neymar è diventato quello che Tite chiama "galleggiante": uomo che parte lontano dalla porta ed è difficile da marcare per i difensori. La Seleçao ha trovato il leader che cercava da tempo.
Paulinho e Renato Augusto
I giocatori che combinano la capacità di marcatura, la presenza fisica e la capacità di dare velocità alla transizione dalla difesa all'attacco della squadra sono diventati di primaria importanza. Questi sono Paulinho e Renato Augusto: la loro presenza, e la loro conoscenza dei concetti tattici di Tite, ha aiutato molto in questi primi mesi di panchina per l'ex Corinthians. Oltre a velocizzare la manovra e il cambiamento dell'azione da difensiva in offensiva, appaiono sempre come opzioni di passaggio, quando la manovra nasce sulle fasce e questo permette le triangolazioni che a Tite stanno molto a cuore e sono alla base del suo gioco: Renato Augusto con Marcelo e Neymar a sinistra, Paulinho con Daniel Alves e Coutinho a destra. Nella transizione a aiutano spostare la palla e permettono alla squadra di ribaltare l'azione in maniera repentina spostando 6/7 giocatori dalla fase difensiva a quella offensiva.
Difesa di ferro
Il Brasile, incredibile ma vero, può vantare anche la migliore fase difensiva dei gironi dato che, fino ad ora, ha subito 10 gol. Il girone di qualificazione in cui la Seleçao è risultata meno battuta è quello che portava ai Mondiali del 2010, quando la squadra guidata da Dunga ha subito 11 reti. Se vogliamo vedere questo dato ancor più da vicino possiamo notare che sotto la gestione Dunga, responsabile della squadra brasiliana nelle prime sei partite prima dell'esonero, ha subito otto goal. Insomma, un vero e proprio cambio di marcia. Miranda e Marquinhos sono una certezza e sulle fasce Tite può scegliere tra giocatori del calibro di Dani Alves, Marcelo, Alex Sandro e Felipe Luis. Niente male.
Il Brasile è tornato?
I numeri di queste ultime otto gare dicono che la nazionale brasiliana è tornata sui suoi livelli: tanta qualità, difesa compatta, calciatori ritrovati (Casemiro e Paulinho su tutti) e un equilibrio tattico che raramente si era visto negli ultimi 15 anni. Attenzione a non buttare a mare tutto il buon lavoro fatto finora: nel 2013 la Seleção vince nettamente la Confederations Cup e si presenta da favorita per il Mondiale casalingo dell’anno successivo: sappiamo tutti com'è finita. Gli scongiuri per la torçida brasileira sono d'obbligo.