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Solita Juve, brutta ma vincente. Ma per battere il Tottenham serve ben altro

Allegri rispolvera il 3-5-2 viste le tante assenze davanti. La Lazio non crea molto, accetta il confronto a basso ritmo nel secondo tempo, e viene punita nel finale. Ma non mancano le polemiche per l’uso del VAR.
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Doveva essere la sfida fra i due migliori attacchi del campionato. Diventa una partita a scacchi fra una difesa orientata, ordinata, quella della Juve, e una Lazio che finisce per accettare il confronto. Pagandone le conseguenze.

Immobile-Dybala: la sfida fra bomber

Sono i più attesi, Immobile e Dybala. Immobile, che ha debuttato in Serie A con la Juve, ha già eguagliato il suo primato stagionale di reti, ha avuto poche occasioni. La Joya esalta la Juve che come i campioni fa la storia alla distanza, guarda all'arrivo e non alla partenza. Segna il 36mo gol nella ripresa, uno più della Lazio, con cui condivideva questo primato. Ma nell'ultimo quarto d'ora ha subito solo un gol. E la Lazio, che dal 75′ segna più di tutti, resta frustrata.

Rimane troppo isolato il riferimento del miglior attacco del campionato, di una Lazio che come la Juventus ha segnato di più di quanto ci si potrebbe aspettare secondo il modello degli “expected goals” di Opta: 18 gol in più per la Lazio, addirittura 23 per la Juventus, che registra il divario più alto fra reti attese e realizzate nei cinque principali campionati europei davanti al Monaco, al Manchester City e proprio alla Lazio.

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Ma il secondo tempo prudente dei bianconeri fa cambiare anche il piano tattico di Inzaghi. L'assenza di Higuain ha spostato il peso dell'attacco della Juve sulla Joya. Dybala, che alla Lazio ha segnato più di tutti, è il secondo miglior bomber da trasferta della serie A. La convivenza con Mandzukic, che torna a giocare da prima punta più classica, ne esalta la capacità di ribaltamento dell'azione sul breve, un jolly non da poco dentro un modulo che tende ad allungare le squadre. Il croato manca una chance colossale, di testa, sulla punizione pennellata di Pjanic.

Il finale di partita ha esaltato l'efficienza difensiva della Juventus, che ha subito solo un gol, meno di tutte le squadre in A, nell'ultimo quarto d'ora, proprio nel periodo in cui i biancocelesti fanno valere di più la propria superiorità. La decisione di Allegri di chiiudere di fatto senza punte, con Alex Sandro dentro per Mandzukic, fa il resto. Nemmeno col ritorno al 4-3-3, infatti, con l'inserimento di Douglas Costa, la Juve imprime l'atteso cambio di passo.

La difesa è il miglior attacco

Hanno segnato 2.5 gol a partita di media, Lazio e Juventus, ma stasera più che gli attacchi hanno contato le difese. Non solo perché, come insegna Pep Guardiola che non si può certo considerare un attendista, per giocare un calcio offensivo efficace bisogna concentrarsi più sui movimenti difensivi. La Juve, che all'andata ha pagato le eccessive distanze fra i reparti e ha mostrato la prestazione peggiore in termini di “expected goals”, ha tirato solo undici volte contro Fiorentina e Torino.

Ma concede solo 8,2 tiri di media a partita, e solo quattro squadre fanno meglio in Europa. Il passaggio forzato al 3-5-2 chiama la Juve a un riposizionamento complessivo nelle transizioni. L'uscita bassa, fattore chiave per il successo nel calcio moderno e per il livello di controllo assoluto che la Juve esprime in Italia, è affidata a Benatia, non a caso perno centrale dei tre di difesa. Da rivedere invece Rugani che si prende meno responsabilità in regia e spesso si limita ad appoggi elementari, scolastici.

Milinkovic-Savic faro di centrocampo

La Lazio, che sognava di battere la Juventus tre volte in una stessa stagione per la prima volta dal 1942-43. Il serbo, che non ha mai segnato ai bianconeri, illumina la scena con 61 tocchi e 7 dribbling. È il centrocampista più giovane con almeno nove gol all'attivo nei cinque principali campionati europei e riscatta l'errore dal dischetto contro il Milan con una prestazione di livello.

Talento libero, creativo, intorno a lui il centrocampo biancoceleste si muove come per assecondarne la danza, in una coreografia inizialmente perfetta. L'impostazione esalta Luis Alberto, miglior assist-man del campionato, che ha mandato i compagni al tiro oltre 60 volte in stagione (solo Candreva e Insigne hanno fatto meglio). Suo il cross per il colpo di testa del serbo che porta il primo vero pericolo dopo una ventina di minuti.

Nel finale, con la coppia d'attacco cambiata del tutto, in due minuti tenta lo scavetto per Parolo e il cross ravvicinato per Caicedo, chiuso da Benatia.

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Che vuol dire giocar bene?

Allegri, costretto a vincere, vincolato a migliorarsi, ha via via abbandonato il 4-2-3-1 che aveva prodotto il 4-2 al Genoa o il 6-2 all'Udinese per un 4-3-3 conservativo. Ha disegnato una squadra che fa spesso quel che serve per vincere, anche rinunciando allo champagne, a un'idea di gioco offensivo.

I 40 gol realizzati nelle prime 12 partite sono il segno di gare più spettacolari, con 13 reti concesse. La trasformazione da allora è evidente. Le continue critiche sulla qualità del gioco, sulla posizione in campo di Pjanic che tende a giocare lungo un po' più di prima, ma così riduce anche i rischi di esporre la difesa contro una squadra che pressa bene alle spalle del centrocampo avversario come la Lazio.

È una squadra ridisegnata intorno a Matuidi, equilibratore che aumenta la flessibilità garantita davanti da un Douglas Costa che ha limato l'indisciplina tattica senza perdere in duttilità e senso dell'inserimento.

Il VAR regna, e le polemiche crescono

Secondo i dati dell'IFAB, come riferito da Bryan Swanson, storico reporter di Sky Sports News, in 972 partite il VAR ha prodotto il 98,8% di decisioni accurate e una "perdita di tempo" media di 55 secondi. L'interpretazione, però, continua a spettare all'arbitro. E la decisione di Banti di non punire il fallo di Leiva su Dybala continuerà a far discutre su uno strumento utile che però risente ancora di un'applicazione troppo cervellotica. Applicato però solo su casi di gol non gol, rigore non rigore, rosso diretto e scambio di persona. Mentre la Uefa per ora lo scarta per Champions ed Europa League. La casistica e la troppa discrezionalità su silent check, sulle modalità di intervento nei casi di non evidente errore tecnico, rischiano di far aumentare le polemiche e di far perdere di vista l'importanza dello strumento.

Ma soprattutto non si spiega come si possa cambiare l'applicazione in maniera così vistosa, passando dalla severità iniziale al minimalismo attuale. Un cambio di metro troppo evidente per passare inosservato, che penalizza tutti.

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