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La nuova vita di Malesani, dal campo da calcio ai vigneti

Dopo l’esonero rimediato a Sassuolo nel gennaio 2014 più nessuno lo ha cercato malgrado la consueta girandola di allenatori in Serie A. Dopo 22 anni sui campi e 60 sulle spalle, il tecnico veronese spera ancora: “Sarei un ipocrita dire che il campo non mi manca. E ipocrita, io non lo sono mai stato”.
A cura di Alessio Pediglieri
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Non lo cerca più nessuno a sentire lui e un po' gli dispiace. Ma da qui a piangersi addosso ne corre, per Alberto Malesani, classe '54, veneto di Verona, terra di lavoratori e di vigneti. La sua passione di sempre che oggi è diventata realtà, in attesa di calcare a 60 anni altri campi, rettangolari con le strisce bianche non per controllare i tralci ma per insegnare a giocare a calcio, attività che ha fatto per 22 anni riuscendo a ritagliarsi anche anni di gloria, a Parma, la sua avventura più bella tra gioie e trionfi nazionali e internazionali. Fino all'ultimo addio, al Sassuolo dove venne esonerato nel gennaio del 2014. Da allora, nessuno più l'ha cercato.

Ma Malesani non sembra essere abituato a guardare indietro: sanguigno, tenace, istintivo, è stato per anni uno dei personaggi più particolari nel mondo del calcio spesso fatto da parrucconi. Ovunque sia andato si è fatto amare: a Parma come a Verona, fino in Grecia nel Panathinaikos e poi ancora al Sassuolo passando per il Chievo, la Fiorentina, il Bologna, il Genoa, il Palermo. Un girovagare che ha avuto il suo acme nel triennio 1998-2001 a Parma dove trionfò in Coppa Italia, in Supercoppa italiana e soprattutto in Coppa UEFA: "Quella era una squadra fantastica – ricorda Malesani al corriere.it – Che se arricchita di altri due-tre giocatori avrebbe potuto vincere altri grandi trofei".

Poi altre avventure, più o meno positive ma sempre coinvolgenti, vissute con la genuinità di chi non accetta le etichette e le facili omologazioni: "Mi ricordo che mi dicevano ‘tu non puoi allenare una grande squadra perchè vai in campo vestito con la tuta, tu non puoi perchè hai i capelli lunghi o, come ora, la barba lunga'. Io, invece, mi sono sempre battuto perchè l'immagine abbia la peggio sull'attitudine. Ma nel mio istinto c'è quella verità popolare, quella verità da bar, semplice, che nessuno ha il coraggio di dire quando è davanti alle telecamere".

Adesso, però l'oblio. Dopo il Sassuolo nessuno più lo ha cercato, lo ha chiamato. Anche se nella sola serie A sono stati cambiati diversi allenatori, mai il suo nome è stato inserito tra i papabili sostituti. "Se mi manca il campo? Sarei ipocrita se dicessi di no – ha detto Malesani – però allo stesso tempo io sono sempre andato, dopo una chiamata, da chi mi cercava. E' vero che ho avuto anche qualche amico nel mondo del calcio che magari qualche volta mi ha dato una mano, ma poche volte, mi sono quasi sempre arrangiato da solo. Ed è triste adesso vedere che purtroppo non mi cercano più

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