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La ‘maledetta’ e il Professore: quando Pirlo firma la vittoria

Com’era accaduto solo quattro giorni fa con il Genoa, così anche contro la Fiorentina in Europa League a decidere l’incontro è stata la punizione-capolavoro del centrocampista bianconero. Capace di superare il maestro, Juninho Pernambucano.
A cura di Alessio Pediglieri
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pirlo fiorentina gol

Ancora una volta Andrea Pirlo ha risolto una partita con la sua giocata preferita: la punizione. Detta "maledetta", "a foglia morta" o più semplicemente "alla Pirlo". Splendida a vedersi, tremenda a subirsi, spesso decisiva. Come è capitato in Europa League contro la Fiorentina al 71′ con il tocco perfetto del Professore a superare la barriera viola e a infilarsi alle spalle dell'impotente Neto: gol-partita e qualificazione. Una fotocopia quasi perfetta di ciò che il centrocampista della Juventus aveva fatto vedere in campionato contro il Genoa, risolvendo una partita altrettanto delicata. In quel caso, un calcio da fermo che è valso 3 punti pesantissimi e – forse – la conquista del terzo tricolore consecutivo. In ogni caso, una firma d'autore che il ‘Professore' estrae dal proprio cilindro magico nel momento in cui c'è maggior bisogno di un colpo d'assoluto estro.

Il colpo decisivo –  Il calcio di punizione di Andrea Pirlo sorprende sistematicamente tutte le barriere e i malcapitati portieri avversari perché tende a far ruotare il pallone in avanti, permettendo alla palla di scendere in maniera assolutamente più veloce e repentina rispetto ad una prima parte di traiettoria tutt'altro che potente. E il tiro del Professore è ancor più "maledetto" ed efficace perché la palla tende a rallentare proprio alla fine della fase ascendente perdendo quasi ogni contatto con le leggi della fisica e dell'aerodinamica per "cadere" improvvisamente a "foglia morta" ingannando i portieri che la giudicano incolpevolmente fuori.

La storia della ‘maledetta' – Come fa? A spiegarlo è stato lo stesso centrocampista bresciano che in una sua biografia racconta: "La palla andava calciata da sotto, usando le prime tre dita del piede. E il piede andava tenuto il più dritto possibile e poi rilasciato con un colpo secco. In quel modo la palla in aria restava ferma e, a un certo punto, scendeva velocemente verso la porta, girando con l’effetto. Senza saperlo, eccola, la “maledetta”, come qualcuno avrebbe poi ribattezzato quel tipo di tiro. E quando mi esce esattamente come vorrei, non c’è barriera che tenga, perché è una punizione studiata apposta per passare sopra ai giocatori avversari disposti a scudo davanti al proprio portiere, prima di prendere una direzione che non si può prevedere."

Nel segno di Juninho – Un segreto che sanno tutti. Anche perchè Pirlo non l'ha scoperto nè tanto meno inventato. Lo juventino l'ha semplicemente copiato e portato all'apice. Da chi? il centrocampista Antônio Augusto Ribeiro Reis Junior, passato alla storia come Juninho Pernambucano brasiliano classe 1975 vero ideatore della ‘maledetta' tanto da essere considerato universalmente il ‘padre' di tutti i migliori specialisti di sempre nei calci di punizione, proprio per via del suo particolare tiro dalla distanza durante il quale, dopo aver superato la barriera, la palla si abbassava molto rapidamente, cogliendo di sorpresa il portiere.

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