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La legge sugli stadi resterà ancora nel cassetto e il Cagliari migra a Trieste

Potrebbe essere una semplice provocazione ma rischia di tramutarsi in una assurda realtà: con il Sant’Elia inagibile da 2 anni e con il nuovo stadio fermo per problemi legali e burocratici, Cellino ha chiesto ufficialmente di giocare le gare casalinghe al ‘Nereo Rocco’
A cura di Alessio Pediglieri
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Cellino presidente Cagliari

Il silenzio dei colpevoli – Non se ne parla più direttamente, se ne discute solo a bassa voce e dietro le quinte: la legge sugli stadi di proprietà che fine ha fatto?
Pochi giorni fa il Ministro dello Sport, Piero Gnudi, nel corso di intervento al convegno indetto dalla FederSport sul tema "Il presente ed il futuro dello sport italiano" a Roma, ha confermato che il Governo sta lavorando alla legge-quadro. "Sulla legge sugli stadi siamo a buon punto" ha detto, con parole pronunciate anche dai suoi predecessori almeno un anno fa. Ma Gnudi si è spinto oltre: "Ho fatto vari incontri con i rappresentanti delle varie forze politiche e sono tutti d'accordo, ma sembra che non si riesca a chiudere il cerchio. Spero che si possa riuscire a chiuderlo in pochi giorni". Bugia. Perchè in pochi giorni non si potrà ‘chiudere' alcunchè, anzi. L'iter burocratico italiano ingolfa qualsiasi procedura, figuriamoci quella relativa a sciogliere il nodo sugli stadi: non si arriverà a nessun risultato se non per la fine di giugno quando si dovrebbe approvare il provvedimento prima alla Camera e poi dovrà tornare al Senato. Tenendo presente che proprio in Senato aveva ricevuto il primo sì all'unanimità due anni fa, non c'è da stare allegri.

Juventus Stadium

Tutti d'accordo, nessuno concorde – Un bel problema, visto che le entrate nei club provenienti dai proventi da stadio rasentano il 12% dell'introito totale. Una miseria se si paragonano a quelle di Germania, Inghilterra e Spagna. Tutto il calcio italiano è comunque pronto a investire sui rispettivi impianti, sulla scia dello ‘Juventus Stadium' attualmente l'unico stadio di proprietà esistente in Italia, ad opera del club torinese per volontà di Andrea Agnelli. Dietro, il vuoto. Eppure, dalle parole di Gnudi si capisce che, malgrado ‘tutti sono d'accordo', c'è chi dietro le quinte rema contro la legge. "Il cerchio non si chiude" ha detto il Ministro. Alludendo a cosa o a chi? Di certo, come dicevamo non al mondo dello sport visto che il Coni con Petrucci e, nel calcio in particolare, la Lega con Beretta hanno manifestato completa apertura a procedere. Petrucci ha espresso chiaramente la volontà del Comitato olimpico di continuare su questa strada:

"Lo ripeto ancora: siamo favorevolissimi alla costruzione di un nuovo stadio, ma in questi anni ho sentito tante chiacchiere e pochi fatti. La Juventus l'ha fatto, il Coni può prescindere dalle entrate di Roma e Lazio"

ha recentemente ribadito in un convegno in Capitale per chiarire la propria posizione sul contenzioso tra il Coni e le due società Lazio, soprattutto, e Roma. Stesso dicasi per Maurizio Beretta, rappresentante e portavoce dei presidenti di Serie A:

"Sarebbe un salto di qualità e consentirebbe di recuperare un svantaggio competitivo nei confronti degli altri grandi club europei. Servono impianti di nuova generazione, più tecnologici e gestiti tutta la settimana dalle società. Si auspicano contenuti normativi che non costerebbero al contribuente nemmeno un euro e che consentirebbe alle società di realizzare impianti moderni".

Stadio Olimpico di Roma

In Lega Pro, pronti ad investire – E allora qual è l'inghippo? Se la ‘politica' e il ‘calcio' sono concordi, il problema resta altrove ed è nella realizzazione finale degli impianti di proprietà. L'approvazione della legge-quadro risponderebbe più a logiche ‘commerciali' con una normativa che ha rischiato di prestarsi più a speculazioni edilizie che all'interesse del calcio italiano. Una ‘corsa' all'appalto in classico stile italico, per accaparrarsi l'opportunità di costruire supermarket, attrazioni e altre strutture residenziali. E intanto, la situazione si fa sempre più pesante.
In Lega Pro, l'aria è quasi irrespirabile tra club in difficoltà e società che falliscono un giorno sì e un giorno anche. La legge sugli impianti di proprietà non è di certo la cura di tutti i mali ma sarebbe comunque un ottimo placebo e Mario Macalli, presidente della Lega Pro, lo sa perfettamente, tanto che è stata già varata la riforma dei campionati e l'abbattimento delle società iscritte. Ma la normativa sugli stadi di proprietà sarebbe comunque un ottimo viatico a favore di gestioni più positive:

"Dobbiamo arrivare ad una nuova impiantistica che consenta un'ospitalita' adeguata, che produca anche reddito. La legge sugli stadi si deve fare e, se si fara' ad un limite di capienza di 5000 posti, i nostri presidenti gli stadi li faranno. Ci batteremo per far capire quanto questa scelta sia decisiva per il calcio di Lega Pro".

Stadio Nereo Rocco

Il caso Sant'Elia e il Cagliari a Trieste – Ma anche in Serie A le cose non vanno meglio e l'ultima provocazione-denuncia di Massimo Cellino di trasferire il Cagliari a Trieste ne è un triste esempio.

"Abbiamo ricevuto una richiesta scritta da parte della società sarda che riguarda tutte le gare interne a partire da quella del 7 aprile contro l'Inter e per noi non ci sono problemi. In due gare intermedie i match del Cagliari sarebbero sovrapposti a quelli della Triestina ma basterebbe anticipare o posticipare uno dei due incontri. Lo stadio è regolarmente disponibile per la gara contro la Juventus, in programma il 6 maggio. Presto ci sarà un contatto telefonico con la dirigenza del Cagliari per passare alla fase operativa".

Parole e musica di Emiliano Edera, assessore allo sport del Comune di Trieste che h dato la piena disponibilità del Nereo Rocco. Dopotutto, l'annosa questione legata al Sant'Elia (ampiamente inagibile con 14 mila posti disponibile contro i 20 mila richiesti per i campi di squadre di Serie A) e ai permessi per il nuovo stadio ha portato il presidente rossoblu a muoversi nella direzione di una richiesta ufficiale al Comune di Trieste. Il Cagliari, oggi, gioca nel proprio stadio solamente per una deroga della Lega, l'inagibilità risale dal momento in cui Cellino fece costruire delle strutture che oggi sono considerate non sicure secondo i nuovi canoni adottati dal mondo del pallone. Il Cagliari disputò alcune gare interne del campionato cadetto a Tempio Pausania, ad inizio degli anni 2000, un'idea però non più riproponibile oggi per la limitata capienza dell'impianto gallurese (11.700 spettatori) non conforme ai canoni della Lega. Meglio il ‘Nereo Rocco' impianto vicino alle 20 mila unità, approfittando anche del recente fallimento della Triestina, in amministrazione controllata, in una regione che anela al grande calcio come all'aria che si respira.
In Sardegna, lo stadio che tutti vogliono ma che non si fa, è forse il più lampante esempio dei problemi che coinvolgono anche altri club, visto che per la Karalis Arena – lo stadio che sarebbe già pronto e semplicemente in attesa di essere assemblato – ancora manca un accordo tra Cellino e l'amministrazione comunale. Il nodo è la localizzazione dello stadio, secondo alcuni il progetto avrebbe previsto il posizionamento dell'impianto troppo a ridosso dell'aeroporto di Cagliari Elmas e che andrebbe dunque individuata una nuova area che non presenti ostacoli. Senza dimenticare le accuse rimediate dallo stesso Cellino per una fraudolenta gestione degli appalti proprio in vista della costruzione dello stadio di proprietà.

L'ennesima brutta storia all'italiana, fatta di parole, provocazioni e denunce. Ma pochi fatti. Anzi, nessuno.

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