La Juventus sbanca la Serie A ed è campione d’Italia
Il tricolore è arrivato con una giornata d’anticipo a dimostrazione della stagione perfetta da parte dei bianconeri di Conte. Nessuna sconfitta in campionato, migliore difesa della Serie A e titolo arrivato in tempo perchè l’ultima gara allo Juventus Stadium sia un semplice tripudio ai giocatori. Una vittoria senza macchie e che vale tre stelle…
Alla fine è arrivato, con una giornata di anticipo, per giunta. Lo scudetto si è tinto di bianconero per la ventottesima volta nella storia del campionato italiano, il primo tricolore juventino nell'era post Calciopoli, dopo il dominio interista e la parentesi del Milan lo scorso anno. Un trionfo guadagnato giornata dopo giornata in un testa a testa con i rossoneri avvincente fino all'ultimo minuto. La squadra di Conte riesce a vincere sul neutro di Trieste contro il Cagliari 2-0 con gol di Vucinic e Borriello, portandosi a 6 punti dal Milan, umiliato 4-2 nel derby di San Siro.
Inter, derby e favore alla Juventus – Conta poco la cronaca dell'incontro Cagliari-Juventus 0-2, che dopo 5 minuti aveva già fatto intravvedere come sarebbe finito, con la rete-lampo di Mirko Vucinic, uno degli uomini di Conte più criticati a metà stagione, quando la Juventus aveva subito una fisiologica contrazione di gioco e risultati e ora (insieme ad un altro giocatore mai amato dai tifosi, Marco Borriello… quando si dice il destino) innalzato ad eroe del 28° scudetto bianconero. Conta di più, a gare finite, ciò che stava accadendo a San Siro dove il Milan si giocava in contemporanea il proprio destino in un derby bellissimo vinto poi dai nerazzurri di Stramaccioni meritatamente. Inter in vantaggio con Milito e raggiunta da Ibrahimovic a fine primo tempo su un contestatissimo (si dica pure inesistente) rigore. Poi, il break ancora di Ibra che dopo 5 minuti del secondo tempo infila J.Cesar e riporta il Milan a -1 dalla Juventus. Ma il Milan deve fare i conti ancora con un Milito in serata di grazia che ne infila altri due (uno su rigore), prima del poker finale di Maicon che segna la definitiva capitolazione del Milan "affondato" anche dal raddoppio bianconero di Trieste.
Due prove, poi la fuga definitiva – E' stato l'anno della Juventus, partita senza favori del pronostico dietro al Milan e alla pari di Inter e delle romane. Ma subito si è capito che la squadra richiesta da Antonio Conte e affidata al tecnico leccese da Marotta e Agnelli era di quelle costruite per far bene subito: un mix di vecchie volpi, giovani conferme e nuovi arrivi affamati di gloria. Dopo le prime 9 giornate (e con il mezzo scivolone dell'8° turno col pareggio interno contro il Genoa), il primo acuto arriva alla 10a: sfida a San Siro contro l'Inter, successo storico per 2-1 e primato in classifica raggiunto dopo un lungo inseguimento al Milan. Poi ancora un po' di apprendistato, con i rossoneri che si riprendono il vertice fino alla 17a giornata, quando Conte riporta la Juve in vetta per assaporare il primo posto un po' più a lungo: tra la 18a giornata e la 22a sono i bianconeri la squadra da battere. Sono le prove generali per capire se la struttura della squadra sia pronta per sopportare le vette altissime della classifica: la risposta è positiva anche saper alcune partite sarà il Milan a fare da ‘lepre'. Sono i momenti forse più tesi dell'intera stagione con le sfide contro il Milan a San Siro (e il famosissimo gol-fantasma di Muntari), contro l'Inter e con il Napoli. Da cui la Juventus esce incolume fino al ritorno in vetta alla 31a giornata, posizione che non abbandonerà più.
Imbattibilità e grande con le grandi – Uno scudetto meritato non soltanto perchè i bianconeri hanno capovolto i pronostici ma anche perchè lo hanno fatto con la forza di chi – in fondo – non ha mai avuto nulla da perdere. Per Antonio Conte era la prima assoluta, con il debutto sulla panchina bianconera ‘bagnato' dal successo più grande. Già due settimane fa, era stato tagliato un altro traguardo ‘storico': la matematica certezza di giocarsi la Champions League nella prossima stagione dopo gli anni della penalizzazione, la serie B, i settimi posti mai digeriti e l'astinenza europea troppo lunga. Non solo: da ricordare c'è anche il record d'imbattibilità che resta come marchio indelebile di una stagione perfetta. Nessuno è riuscito a fare come la Juventus in serie A o in Europa e nella casella "gare perse" c'è ancora uno ‘zero' che sicuramente resterà tale anche nell'ultimo atto con la sfida allo Juventus Stadium che celebrerà semplicemente gli eroi del 28° scudetto contro il ‘pro forma' Atalanta. 22 partite vinte, 15 pareggiate, 65 gol fatti, 19 subiti (miglior difesa del campionato) e poi le sfide dirette contro le altre big contro cui la Juve non ha mai sfigurato: 2.10.11 Juventus-Milan 2-0 – 25.02.12 Milan-Juventus 1-1 29.10.11 Inter-Juventus 1-2 – 25.03.12 Juventus-Inter 2-0 29.11.11 Napoli-Juventus 3-3 – 01.04.12 Juventus-Napoli 3-0 26.11.11 Lazio-Juventus 0-1 – 11.04.12 Juventus-Lazio 2-1 12.12.11 Roma-Juventus 1-1 – 22.04.12 Juventus-Roma 4-0
29 più uno – E' il 28° scudetto ma potrebbe essere il tricolore della "terza stella" visto che gli scudetti tolti del 2005 e del 2006, per molti tifosi (e per parte della dirigenza) sono rimasti sempre "bianconeri". La scelta di appuntarsi una stella dorata ogni dieci tricolori è però nulla più di una consuetudine, non una scelta ufficiale stabilita da un regolamento condiviso e depositato negli uffici federali. Nelle carte bollate di Figc e Lega calcio, neppure c’è un riferimento, una discrezione visto che si tratta di una semplice consuetudine consolidata unicamente dal tempo. L’inventore fu proprio uno juventino doc, Umberto Agnelli che nel 1958 decise di onorare la conquista del decimo scudetto della Juve con questa scelta grafica: una bella stella dorata da appuntarsi al petto come riconoscimento del successo. E da allora si continuò nella ‘tradizione' con le stelle che arrivarono ancora per la Juventus (al 20° sigillo tricolore) e alle due milanesi, Inter e Milan. In altri Paesi, invece, l’uso delle stellette è disciplinato da norme e statuti. In Germania, per esempio, dal 2004 la Deutsche Fußball Liga, che gestisce i primi due livelli della Bundesliga, inaugurò i «Verdiente Meistervereine», letteralmente il «riconoscimento per squadre vincitrici» secondo il quale hanno diritto a una, due, tre, quattro stelle, i club che hanno vinto tre, cinque, dieci o venti titoli. Dunque, una scelta ufficiale. Non come in Italia. La decisione di appuntarsi la ‘terza stella' al petto che simboleggia 30 scudetti (in barba ai verdetti di Calciopoli che hanno revocato il tricolore 2005 e consegnato quello 2006 all'Inter) nella prossima stagione in caso di vittoria del titolo nella presente è però sempre stata nell'aria. "È abitudine di casa Juve affrontare i problemi quando si creano" aveva tagliato corto Andrea Agnelli ma già è tutto deciso a Torino, come aveva confermato Pavel Nedved: "La terza stella? Al cento per cento. Ne abbiamo ventinove, e ventinove più uno fa trenta". E la Federcalcio? Abete ha rilasciato le solite parole di rito, banali e antiche con le quali la FIGC s'impegnerà a far rispettare le regole: "Il campionato è ancora aperto e questa non è una riflessione attuale. Anche perché nessuno ce l’ha posta. E comunque, qualora succedesse, la Federcalcio farà applicare le regole a 360 gradi". Peccato che le regole in merito non ci sono e Abete lo sa perfettamente. Più che interessa, invece, sono i pareri che arrivano dalla rivale storica (in campo e in tribunale) della Juventus, l'Inter. Moratti ha smorzato la questione ("Vediamo se la Figc accetta la provocazione, a quel punto liberi tutti, è questione di buon senso") che collimano con quanto aveva già detto il capitano nerazzurro Zanetti al premio Gentleman ("Terza stella? Che facciano un po' quello che vogliono.."). Di certo, se ne vedranno delle belle: qualcuno vicino alla dirigenza nerazzurra ha anche previsto una contromossa beffarda e di marketing. Una maglia interista con quattro stelle. Tanto, falso per falso (si dice in ambienti nerazzurri) vale la pena almeno divertirsi….