La Juve vince sul Monaco anche negli stipendi: i bianconeri guadagnano il doppio
Il campo ha dato ragione alla Juventus: 1-0 allo JStadium e Monaco domato quanto basta per presentarsi in Principato e giocarsi con maggiore tranquillità la qualificazione in semifinale. Pronostico della vigilia rispettato, ma i francesi hanno comunque tenuto testa ai campioni d'Italia per tutti i 90 minuti, subendo la rete solo su un rigore fortemente dubbio, dimostrando che anche una realtà economicamente molto più limitata rispetto ai colossi bianconeri può giocarsi ad armi pari 180 minuti in Champions League. A dirlo sono i numeri e gli stipendi che chi è sceso in campo guadagna perché il Monaco non è più quella ricca mecca da raggiungere di qualche stagione fa: oggi chi ci gioca guadagna la metà dei colleghi juventini.
A dirlo sono le statistiche pubblicate da Calcio e Finanza che dimostrano come gli undici francesi scesi in campo superino di poco i 17 milioni netti di stipendio complessivi. Nulla in confronto dei titolari bianconeri che sfondano quota 32: quasi il doppio. Con l'eccezione di Moutinho che supera per emolumenti quota 4 milioni, il resto dei compagni ha contratti del tutto in linea con la nuova filosofia societaria: basta esborsi inutili, prima i risultati poi il resto. Così, capitn Raggi guadagna 1,40 milioni, Kurzawa e Fabinho sono sui 500 mila euro così come Martial uno dei migliori in campo. Tra i colleghi juventini, invece, nessuno va sotto il milione con le punte rappresentate da Buffon e Vidal (4 milioni) e Tevez (4,5).
Dall’addio di Radamel Falcao e James Rodriguez, i top player che avevano ingaggi da capogiro il Monaco non ha solo perso due campioni ma ha anche abbattuto il proprio monte ingaggi. Che da giugno, quando alcuni dei giocatori più pagati andranno a scadenza di contratto (come Berbatov o Carvalho), potrebbe essere ancora più basso. Mentre la Juventus continua ad investire e ad alzare gli stipendi dei propri calciatori, i monegaschi hanno proseguito sulla linea della spending review, ordinata dal patron Dmitri Rybolovleve imposta da fair play finanziario e politica fiscale francese. E oggi, malgrado la sconfitta, sono ancora in corsa pronti a dimostrare che non sempre chi troppo spende non sempre vince.