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La difficile infanzia di Suarez: “Riparavo auto per mangiare”

L’attaccante in una lunga intervista ha parlato della sua infanzia e di Barcellona che è sempre stata nel suo destino: “Quando la mia fidanzata dell’epoca andò a vivere a Barcellona, per me fu uno shock. La prima volta che arrivai lì mi fermarono alla dogana.”
A cura di Alessio Morra
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Luis Suarez da anni è uno degli attaccanti più forti del mondo. L’uruguagio ha segnato tantissimo con l’Ajax, con il Liverpool e con l’Uruguay adesso gioca con il Barcellona, fa parte del ‘tridentazo’ forse più forte di sempre e con i catalani spera di vincere tutto. Barcellona è senza dubbio la città del suo destino perché questa città gli ha cambiato la vita, e naturalmente come in tutte le belle storie il cambiamento è arrivato per merito di una donna. Il ‘Pistolero’ ha raccontato a ‘Canal 10’, una rete televisiva del suo paese, la storia finora segreta della sua vita. Ha parlato delle enormi difficoltà economiche vissute da giovane, dei prestiti del fratello e dell’amore per Sofia, che da ragazzina si trasferì a Barcellona e ha parlato del momento in cui ha saputo che la sua amata sarebbe andata via dall’Uruguay: “Quando Sofia mi disse che si sarebbe trasferita a Barcellona con la sua famiglia è stata davvero dura. A causa della mia situazione economica era impossibile rivederla. Eravamo una coppia di ragazzi che veniva separata: il giorno prima che andasse via, piangemmo entrambi per tutta la notte. Quel giorno avevo una partita, ma non riuscii a far altro che restare nel letto a piangere. Dovette venire mio fratello affinché mi alzassi e andassi a giocare.”

La prima volta a Barcellona per Suarez fu traumatica. Perché l’allora sedicenne Luis fu bloccato alla dogana e per qualche ora rimase fermo in aeroporto, mentre la sua Sofia lo attendeva: “Riuscii ad avere un passaggio per Barcellona ma non avevo i soldi. Fu mio fratello a darmi qualcosa: 70 dollari, più o meno 40-50 euro. Il viaggio fu lungo: mi persi e mi fermarono alla dogana. Avevo 16 anni e non avevo indirizzi dove andare, né altro. Avevo una camicia bianca e comincia a perdere sangue dal naso. Sofia mi aspettava all’aeroporto, il volo era atterrato da due ore e io non arrivavo. Mi sentivo prigioniero e non sapevo perché. Provai a spiegare che stavo andando a trovare la mia fidanzata che si era trasferita, mi aprirono la valigia e videro che c’era un pacchetto che mi aveva inviato sua zia. Lì c’erano un indirizzo e un numero di telefono: ho avuto una fortuna pazzesca. Chiamarono il padre, la madre e tutto si aggiustò.”

Suarez ha parlato anche dalla sua infanzia. Senza remore l’attaccante ha detto che in famiglia ha spesso avuto problemi economici e da ragazzino andava a riparare auto per portare un po’ di soldi a casa: “Da piccolo ero molto inquieto, a scuola non andavo bene, non stavo mai fermo. A casa mia mancava tutto anche se non posso dire che mi sai mai mancato da mangiare, ma non mi vergogno a dire che a 11, 12, 13 anni riparavo auto con mio nonno per cercare di portare soldi a casa: a mia madre mentivo, le dicevo che andavo a casa di un amico. Mi ha aiutato Sofia: mi ha fatto capire che non ero un asino, cominciammo a uscire quando io avevo 15 anni e lei 12. Per lei ho fatto cose incredibili come andare a piedi da Montevideo a Sonymar, sono ventuno chilometri.”

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