L’ultimo ‘dieci’ azzurro è Insigne: ma c’è ancora posto per questo numero in Nazionale?
La domanda è per tutti: in questa Nazionale c'è ancora posto per il numero 10? L'ultima sfida contro la Spagna ha evidenziato l'assenza in campo del classico leader con sulle spalle la maglia ‘più pesante' di sempre. E' vero, la indossava Lorenzo Insigne che però ha malamente steccato l'appuntamento con la gloria personale e collettiva in un momento già topico della stagione. Riaprendo la discussione sul reale valore di un numero che per decenni era sinonimo di eleganza, qualità, carisma, riferimento. Dentro e fuori il terreno di gioco. Oggi, anche per scelte tattiche del ct Ventura, in questa Nazionale non serve un ‘numero 10' oramai sempre più inflazionato anche nei club da chi, poi, non ne onora la tradizione.
L'ultimo ‘dieci': Insigne
L'Abatino contro il Magnifico
L'ultima disfida si è consumata tra l'Abatino e il Magnifico. Due soprannomi in antitesi, che racchiudono in sé tutta l'essenza della questione: il ‘numero 10' ha ancora motivo di esserci nel calcio moderno della Nazionale di Ventura. Per Gianni Rivera no, visto che nessuno dei convocati sarebbe all'altezza di tale ruolo, inteso nell'eccezione del classico ‘regista' che ispira il gioco e che viene costantemente cercato dai compagni. Un pensiero che accomuna molti, vista anche l'ultima opaca prestazione del '10' Insigne al Bernabeu.
Il numero che significa ‘talento'
Lo stesso giocatore del Napoli, però, si è fatto carico di una responsabilità che altri non hanno voluto. Al di là della partita contro la Spagna, Insigne ha omaggiato in Azzurro il '10' con prestazioni importanti. E' vero, tecnicamente e tatticamente è un '10' atipico rispetto alla tradizione, è figlio dei suoi tempi, ma è pur sempre il giocatore azzurro al momento dotato di maggiori qualità. Il suo alter ego potrebbe essere rappresentato dal solo Marco Verratti, ex compagno ai tempi del Pescara, ma l'attuale giocare del Psg sembra troppo spesso ‘nascondersi' con la maglia azzurra.
Il peso di un ruolo che non c'è più
Oltre a Insigne, oggi chi potrebbe rappresentare il vero '10' in Azzurro? Un ruolo che nel calcio attuale è scomparso, relegandosi sugli esterni di fantasia. Non è un problema di oggi, in Nazionale la questione è aperta da sempre. Anche con l'era Conte, il '10' cambiava di volto in volto, di nome in nome, da Pirlo a Giovinco a Verratti. Per non parlare di Thiago Motta, ‘dieci' meno convincente di sempre negli Europei del 2016 in Francia.
L'Italia e la ricerca del '10'
Tanti nomi pochissimi leader
Un ‘contenzioso' aperto in Azzurro con la maglia più importante. Negli ultimi decenni il 10 è finito sulle spalle di Del Piero, Totti e Baggio, fantasisti di classe assoluta, ma anche su quelle di centrocampisti come Nicola Berti (Mondiali 90) Demetrio Albertini (Europei 1996) e Daniele De Rossi (Europei 2008). O, più indietro, è stata indossata dai vari Luigi De Agostini (Euro 88), Salvatore Bagni (Mondiali 86) e Romeo Benetti (Mondiali 78), non proprio dei fantasisti.
L'eccezione di Gianni Rivera
Malgrado si pensi diversamente, il rapporto tra Nazionale e il ‘numero 10' è stato storicamente di amore e odio: grandi talenti hanno indossato quella maglia in azzurro, fallendo spesso l'appuntamento con la gloria. Altri quel numero avrebbero dovuto pretenderlo, ma hanno vinto e giocato con l'Italia indossando altre cifre. C'è un'eccezione, che è quella di Gianni Rivera, che con quel numero riuscì a trascinare l'Italia agli Europei del 1968, per poi ritrovarsi due anni dopo nel Mondiale in Messico, invischiato nel tormentone creato da Valcareggi con il dualismo con Sandro Mazzola.
L'ultimo vero 10 azzurro: Totti
Anche Francesco Totti può considerarsi una mosca bianca con il '10' sulle spalle in Nazionale. Era lui, infatti, ad indossarlo con onore e merito nella vittoriosa cavalcata del 2006 che portò al trionfo di Berlino. Totti volle fortemente quell'avventura, malgrado l'infortunio di tre mesi prima, e indossò con dignità il numero più pesante che lo rese determinante nel rigore decisivo all'Australia. Totti, nello scacchiere di Lippi è stato un autentico ‘dieci' anche in campo, ‘strappando' il numero all'amico e rivale di sempre, Alex del Piero, altro talento che con quella cifra ha spesso balbettato.
L'Italia e l'incubo del '10'
Del Piero in Azzurro, campione col ‘7'
E' proprio il Pinturicchio a essere una delle straordinarie eccezioni azzurre: in Nazionale Del Piero ha costruito la sua carriera e i suoi successi con il ‘sette' pur meritandosi tecnicamente la maglia '10'. Che pesò fin troppo sulla sua carriera: quando nella prima parte del suo cammino azzurro lo fece fallire a Euro 2000, dopo essere arrivato infortunato ai Mondiali del 1998.
Baggio, Zola e la ‘maledizione di Usa '94
Altro ‘dieci' che in azzurro ha meritato sul campo il ruolo di fantasista puro è Roberto Baggio. Che, come Del Piero, con l'Italia non ha mai potuto festeggiare alcun successo con il numero più bello sulle spalle. Il Codino di Caldogno ha esaltato e fatto innamorare tutti, soprattutto con la cavalcata a Usa'98 dell'Italia di Sacchi poi frantumatasi sugli undici metri conclusivi. A lui, giustamente, venne consegnata la ‘dieci' che costrinse altri talenti di quell'Italia (Zola oltre a Del Piero) a scegliere maglie differenti.
Meazza e il numero che non c'è
Per capire il rapporto difficile tra il '10' e la Nazionale azzurra basti ricordare anche un altro straordinario campione, Giuseppe Meazza. Il Pepin è stato senza paragoni per tecnica, duttilità, senso tattico e ovviamente senso del gol. I suoi 33 centri azzurri hanno rappresentato il top per 30 anni, prima del sorpasso di Riva. Ma all’epoca dei trionfi azzurri ai Mondiali ’34 e ’38 dell'Italia di Pozzo, i numeri dietro la schiena non esistevano nelle grandi manifestazioni.
Antognoni c'è, ma il ‘dieci' è in panchina
Tra i tanti '10' mancati in azzurro non si può dimenticare anche Giancarlo Antognoni. Difficile immaginare nella storia moderna un fantasista più puro, tecnico, elegante, ma anche potente che ha preso per mano la Nazionale per un decennio. Ma anche per lui, la gloria è arrivata senza quel magico numero sulle spalle: nel Mondiale '82, il più bel successo del poker italiano tra i tricolori, il ‘dieci' non scese mai in campo. Era sulle spalle di Beppe Dossena che lo ottenne per meri ordini alfabetici.
Cassano, la fantasia non ha potere
Infine, il fato avverso in Azzurro ha colpito anche Antonio Cassano. Il fantasista di Bari Vecchia, autentico genio in campo quanto sregolato, ha vestito il ‘dieci' in due occasioni precise, fallendo. Era il 2012 negli sfortunati Europei in Polonia e Ucraina e poi due anni più tardi nel 2014 con il pessimo Mondiale in SudAfrica.