L’ultima follia nel calcio sudamericano: Fabian mima l’esecuzione del compagno di squadra

In questi giorni è tornata tristemente alla ribalta la piaga della violenza all'interno del mondo calcistico sudamericano. A far da ‘portavoce‘ di questo problema sono stati due episodi differenti nella loro dinamica ma che hanno scosso l'opinione pubblica internazionale. Da un alto si è assistito all'omicidio del calciatore colombiano Edison Charà, assassinato a colpi di pistola a inizio ottobre a Puerto Tejada, in Colombia, colpito nel mezzo di una rissa per una banale lite a carte. Dall'altro ha destato clamore mediatico l'esultanza di Marco Fabian, centrocampista del messicano Mora che dopo un gol ha mimato l'omicidio di un compagno puntandogli le due dita alla tempia, a mo' di pistola.

L'esultanza da killer di Fabian
Proprio il gesto mimato dal centrocampista Marco Fabian de la Mora del Chivas ha quasi del paradossale e ha suscitato l'indignazione internazionale.Il giocatore non ha trovato di meglio per celebrare il suo secondo gol agli avversari del Jalisco, mimando il gesto della pistola puntata alla fronte, puntando l'indice alla testa di un compagno di squadra che, per non essere da meno, si è lasciato cadere al suolo come freddato sul colpo. Nel Messico, paese non nuovo a dover fare i conti con le morti nel mondo del calcio e non solo, si è scatenato il putiferio: il quotidiano El Universal, ha precisato infatti che la foto ed il video della surreale sceneggiata ha mancato di rispetto in un Paese dove, negli ultimi cinque anni, sono state assassinate almeno 40.000 persone nella "guerra del narcotraffico". Molte le polemiche in patria, una terribile immagine del Paese nel mondo, tanto che da molti media stranieri il ‘buon' Marco Fabian è stato definito subito "il goleador killer" e oggi, sia il club che il calciatore sono corsi ai ripari chiedendo "scuse pubbliche" a tutti.

Da Escobar a Cabanas, vittime di violenza per futili motivi
Ma gli omicidi nel calcio, in Sudamerica, sono sempre esistiti e a volte arrivano da lontano. E non sempre, non solo, sono legati a storie di scommesse e malavita come quello – il più famoso – di Andres Escobar, calciatore della nazionale colombiana, assassinato a colpi di pistola il 2 luglio del 1994 da un ubriaco che gli sparò all'uscita di un bar di Medellin. A segnare il destino dell'allora 27enne difensore del Nacional e della nazionale era stato un autogol segnato durante il Mondiale di calcio negli Sati Uniti, nella partita contro i padroni di casa che la Colombia aveva perso 2-1, venendo eliminata dal torneo. Storie di scommesse e di malativa mai chiarite all'origine della lite e dell'omicidio. L'assassino fu trovato e venne condannato a 43 anni di prigione: è uscito nel 2005 per buona condotta. In ordine di tempo, l'ultimo clamoroso caso che fece il giro del mondo avvenne a ridosso dei mondiali 2010: la stella dal Paraguay rivale dell'Italia, l'attaccante Cabanas. Il giocatore fu colpito alla testa da un proiettile nel bagno di una discoteca di Città del Messico. Il procuratore della repubblica di Città del Messico, Miguel Angel Mancera confermò che la pallottola era "penetrata nella testa e vi è rimasta". Subito portato in ospedale, Cabanas venne operato d'urgenza, rischiò la morte cerebrale ma si salverà. Il movente? Una ‘semplice‘ rissa per motivi di donne, confermata da altri due compagni di nazionale che erano presenti sulla scena.

Quando la follia coinvolge i giocatori
A volte però, anche nella tragedia si arriva al paradossale con gli stessi giocatori che utilizzano la pistola per risolvere i propri problemi, come aveva fatto, nel luglio 2009, Javier Florez, centrocampista dell'Atletico Junior (formazione colombiana) che uccise un tifoso con quattro colpi di revolver, dopo che quest'ultimo lo aveva insultato. Prima, nel settembre 2005 era stato invece un poliziotto a ferire gravemente un calciatore, sparandogli un proiettile di gomma al petto durante i disordini scoppiati in un incontro di serie B a Mendoza, in Argentina, 1.100 chilometri ad ovest di Buenos Aires. Ancora in Argentina, un tentativo di estorsioni sarebbe stato dietro, invece, all'assassinio, il 24 agosto del 2000, di Federico Fernandez, giocatore del campionato regionale dilettantistico e figlio del presidente della squadra in cui giocava. I sospetti caddero su un gruppo di delinquenti che avevano chiesto, invano, soldi al padre del giocatore. Estorsioni e futili motivi, come moventi come accadde a Medellin, ancora in Colombia, il 24 dicembre del 1999: venne freddato il centrocampista dell'Atletico Nacional, Juan Guillermo Villa. Gli assassini sembra fossero interessati alla sua automobile. A Cali, nel settembre dello stesso anno, venne ucciso un arbitro con colpi d'arma da fuoco dopo una partita amatoriale perchè arbitrò male e dieci anni prima, ancora a Medellin, era stato ucciso l'arbitro professionista Alvaro Ortega dopo un match di campionato.

Gli ultimi episodi di violenza inaudita
E così si giunge alla cronaca di oggi, con la sparatoria nella quale è stato vittima Edison Charà per una banale lite e con l'esultanza fuori luogo di Fabian. Senza però dimenticare che nell'agosto del 2011, durante una partita di calcio amichevole, quattro giocatori colombiani vennero uccisi. I due assassini fecero irruzione sul campo sparando ai quattro giocatori presenti: gli inquirenti batterono diverse ipotesi sulle motivazioni dell’omicidio, ma quella che ad oggi resta la più probabile è da ricondurre a una “vendetta tra bande” per il controllo della droga. Un episodio assurdo ai margini del calcio come quello che avvenne sempre in estate, in Messico. Nello stadio di Torreon durante il match di prima divisione del campionato messicano tra Santos-Monarcas Morelia si è scatenato il panico quando nei pressi dello stadio TSM un’auto, con a bordo un gruppo di uomini armati non si è fermata ad un posto di blocco. I poliziotti hanno reagito sparando: i colpi d'arma da fuoco risuonati nello stadio hanno portato l'arbitro a sospendere subito il match: i calciatori, l’arbitro, tutti quelli che erano sulle panchine hanno cercato rifugio negli spogliatoi, mentre cresceva il panico vero sugli spalti, dove tutti gli spettatori hanno cercato riparo.