L’Italia s’è desta, Mancini: “Vi porterò prima all’Europeo e poi al Mondiale in Qatar”
Inizia il Mondiale e l'Italia dov'è? In vacanza, ovviamente o al massimo a preparare la nuova stagione in vista dei ritiri estivi. Tutto il resto del calcio è in Russia ad assistere all'evento più importante dell'anno nel panorama calcistico universale. Noi, staremo a guardare, a recriminare e a leccarci le ferite.
Non Roberto Mancini, neo ct azzurro che proprio con l'avvento della kermesse iridata russa fa risuonare il suo grido di battaglia e lancia la propria sfida personale: riportare l'Italia a giocarsi una competizione importante, prima l'Europeo e poi il Mondiale. Tutto per dimenticare e perché mai più accada una cosa simile.
Il tarlo azzurro. Dopotutto, per Mancini proprio il Mondiale è stato un tabù quando vestiva calzoncini e scarpette. Mai un minuto in campo, mai la gioia di un esordio da ricordare al di là di risultati e successi. In tre occasioni, Mancini ha sfiorato la carezza iridata, ma ha ricevuto solo sonori schiaffoni.
Bearzot non mi chiamò nel 1986 perché non chiesi scusa per una notte brava a Manhattan, Sacchi mi lasciò fuori nel 1994 perché non tornai sulla decisione di autoescludermi, nel 1990 Vicini mi convocò ma senza mai schierarmi. Risultato: non ho giocato un minuto di un Mondiale, e la trovo un’assurdità anche se in buona parte la colpa è mia
Con il Mondiale in testa. Nell'intervista rilasciata alla rivista GQ, Mancini medita però un pronto riscatto, per sè e per l'Italia intera puntando il dito verso il 2022 quando ci saranno i Mondiali in Qatar: "Penso a qualificarmi per l’Europeo e poi a disputarlo alla grande, io gioco sempre per vincere. Ma confesso che l’idea del Mondiale, visti i precedenti, già mi frulla in testa"
Balo il leader del futuro. Come arrivarci Mancini sembra già saperlo, perché le idee chiare le ha e da tempo. Una rivoluzione costante e silenziosa che permetta al gruppo di crescere, evolversi e ringiovanirsi con un progetto che abbracci scadenze a lungo termine: "Chi ci ha portato fino alla Svezia pian piano saluterà perché p finito un ciclo e per l'età. Ho il dovere di provare e cercare nuovi leader. Balotelli? Ha l'età giusta, le caratteristiche tecniche e finalmente anche l'esperienza per diventarlo".
Il deja vu con Chiesa jr. E poi c'è Federico Chiesa, il figlio d'arte di Enrico, compagno e amico del Mancio. Su di lui si investono altre speranze azzurre, senza fretta né pesi da portarsi addosso, ma con fiducia e serenità: "Federico è identico al papà Enrico, le stesse finte, la stessa accelerazione, un tiro molto simile. Guardarlo è un ritorno al passato. Quest’anno ha segnato poco in relazione alle potenzialità, ma è il classico talento che può esplodere in qualsiasi momento