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L’eterna vergogna di una Lega Calcio divisa tra diritti tv, interessi personali e liti da cortile

I presidenti di Serie A trattano il calcio come un giochino personale. Incuranti di tifosi e appassionati, invece di risolvere i veri problemi e costruire progetti, utilizzano le riunioni di Lega per litigare e farsi dispetti.
A cura di Alessio Pediglieri
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diritti tv lega calcio

La Lega? Come al solito rispecchia ció che dice il Paese. E il Paese, che è la nostra Italia, ultimamente non racconta grandi cose, anzi. È il pensiero negativo e sconsolato espresso da Maurizio Zamparini all'indomani della nuova inutile assemblea del Calcio avenuta mercoledí mattina in quel di Milano dove i presidenti si sono ritrovati approfittando della pausa per le Nazionali ma che ancora una volta sembra essersi rivelata l'ennesima occasione persa per porre le basi di ricostruzione.

Mentre la Nazionale ci dà morale, la Lega Calcio ci fa vergognare

Se da un lato stiamo assistendo ad una piccola rinascita sportiva del nostro calcio a livello internazionale con le buone prestazioni della Nazionale di Prandelli, dall'altro siamo bloccati ad un ‘anno zero' di riforme e cambiamenti che stentano a svilupparsi. I club – al di là di dichiarazioni e parole – nei fatti sono estremamente divisi da interessi personali e in molti casi i litigi vertono sempre e solo su un argomento unico: i soldi. Il rischio evidente è che la stagione dei cambiamenti non parta mai e si finisca in tribunale per risolvere le vertenze come è già capitato in passato. Anche perchè se le ultime querelle vertono sui diritti tv ‘interni‘, il mercato spinge perchè si deliberi anche su quelli internazionali. Infront, la società svizzera che ne detiene il pacchetto pagato profumatamente, ha già preteso che venga varato ufficialmente il bando che le permetta poi la gestione dei diritti tv esteri. Una questione tutt'altro che scontata visto che in ballo ci sono svariati milioni e l'Alta Corte Europea è già stata allertata per una eventuale sua pronuncia in merito.

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La lotta per i diritti tv fa litigare i presidenti come scolari

Mercoledí a Milano, nel palazzo di vetro della Lega Calcio, è andata in scena l'ennesima pantomima: i presidenti di Serie A si sono incontrati al solito quarto piano, per discutere il tema del giorno su cui non hanno trovato intesa: i diritti tv, croce e delizia del nostro calcio, legati ai bacini di utenza. Un tema scottante ma che è lontano da trovare una soluzione: la fetta di torta da spartirsi non è piccola, circa 200 milioni di euro per un totale percentuale del 25% sugli introiti complessivi. I contrasti erano nati già la scorsa primavera quando il popolo delle società medio-piccole aveva puntato i piedi creando non pochi problemi a Inter, Milan e Juventus. In quindici club minori avevano approvato lo scorso 15 aprile la delibera che allarava la platea dei tifosi a simpatizzanti e ad Audiel, trovando l'ostacolo delle big che poi avevano ‘ceduto' con una pace-compromesso firmata l'8 luglio, riducendo di fatto il peso legato agli ascolti televisivi dal 33% al 16%. Tutti contenti, tutti scontenti perchè se da un lato l'accordo ha incontrato le resistenze dei grandi club che vedevano appiattirsi il ‘gap' che permetteva loro di avere un'entrata più cospicua, dall'altro non soddisfava le ‘provinciali‘ che avevano sottoscritto un accordo temporaneo, utile per ciudere i conti con la tormentata stagione 2010-2011.

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Accordi mai mantenuti, dietrofront e dispetti

Il nuovo attrito arriva sulla spartizione degli indennizzi da dare alle squadre retrocesse e dei premi da distribuire alle partecipanti all'Europa League. In pratica, se lo scorso 8 luglio si era deciso che quei soldi (pari a 7,5 milioni di euro) venissero pagati in parti uguali da tutte e venti le partecipanti alla Serie A, da oggi alcuni club minori, come il Cesena, hanno fatto marcia indietro sostenendo che ogni società fosse tassata in misura proporzionale ai propri ricavi. Le big hanno replicato facendo muro contro muro: la minaccia è far saltare l'accordo del 15 aprile facendo esplodere tutto nell'ennesimo grande caos. Se precedentemente si era creata una frattura tra le grandi sui diritti tv, con da una parte l'intransigenza di Inter, Milan e Juventus e dall'altra una certa ‘morbidezza' di Roma e Napoli, adesso il nucleo delle ‘grandi' sembra essersi ricompattato. Anche se i partenopei e i giallorossi stanno vivendo una situazione vicino al paradosso.

Napoli e Roma: tra interessi personali e unione con le altre big

La società di De Laurentiis non crede nella validità dell'accordo dello scorso 15 aprile con ciò che sta accadendo in Lega mentre il neo patron DiBenedetto si trova in mezzo ad un guado: dopo aver sposato le scelte dei ‘cinque grandi' e aver fatto ricorso contro i 15 piccoli, ha scoperto che se si applicassela delibera dei medio-piccoli, capitanata dal presidentissimo della Lazio Claudio Lotito, la Roma andrebbe ad incassare di più. Un bel grattacapo perchè se la scelta di aggregarsi ai grandi fu un atto tutto politico dell'ex presidenza di Rosella Sensi, il nuovo patron americano avrebbe oggi interessi diversi, appoggiando la maggioranza dei club di Serie A. In ballo ci sono perdite tra i 200 e i 500 mila euro di differenza tra le varie opzioni (tener conto solo dei tifosi o dimezzare l'Auditel), non moltissimi soldi ma per una società come quella capitolina che ha iniziato un nuovo corso spendendo già molto, anche le ‘briciole' potrebbero rivelarsi un piatto prelibato.

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Mentre si litiga, la legge per i nuovi stadi è più vicina

In tutto ció, l'unica vera notizia positiva per il nostro calcio è legata alla legge sugli stadi: l'ultimo ostacolo era legato allo stralcio delle modifiche alla ripartizione dei diritti tv. Claudio Barbaro relatore di Fli  ha spiegato come scogliere il nodo e permettere il varo di una legge per la costruzione di nuovi impianti di società, legge che giace in Parlamento da troppo tempo: "la legge sembra essere arrivata oramai vicina al traguardo. Infatti, anzichè chiedere una nuova convocazione della Commissione cultura, si è deciso di intervenire direttamente in Aula con un atto di indirizzo per incentivare una riflessione sul tema rilevante quale quello della mutualità". Dal ‘politichese' ciò significa: si bypassa l'ennesimo iter burocratico e si va a deliberare direttamente sull'ok alla legge che diverrebbe operativa in tempi molto più brevi.

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