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Klopp seduto davanti alla Curva, rende omaggio ai tifosi

Dalla foto di Klopp che lascia lo stadio del Borussia a piedi, dopo il ko con la Juve in Champions, al clic che lo immortala accovacciato a terra, davanti alla Curva a raccogliere l’ovazione dei tifosi. Una coreografia spettacolare, così il ‘muro giallo’ gli dice grazie e addio.
A cura di Maurizio De Santis
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Klopp se ne sta seduto in mezzo al campo, davanti alla Curva dei tifosi del Borussia. Lo spettacolo offerto dal popolo giallonero è stato da brividi a inizio partita ed è continuato anche dopo. Lui davanti al muro giallo e nero, sorridente, estasiato, emozionato, si toglie il cappello e fa l'inchino grato per l'affetto che la parte più calda dei sostenitori di Dortmund gli mostra dall'inizio alla fine della gara con il Weder Brema. Non una partita come tutte le altre a margine di una stagione chiusa con l'annuncio del suo addio: s'è chiuso un ciclo culminato con la finale di Champions League contro il Bayern Monaco fino ad arrivare alla stagione attuale, tanto travagliata quanto sfortunata. L'immagine del tecnico osannato nonostante tutto riconcilia con il calcio pulito: in un clic c'è tutta la grandezza di un mondo così vicino e così lontano, compresa la consapevolezza che l'arretratezza del nostro calcio non è solo questione di strutture e investimenti economici.

C'è dell'altro, c'è del marcio in questa Italia costretta a fare i conti con manipoli di balordi che hanno l'arroganza di bloccare allenamenti, fare irruzione in ritiro e mettere le mani addosso ai calciatori (come accaduto a Cagliari), minacciare presidenti (è il caso di Pallotta) che prendono le distanze dalla follia degli ultrà. Lassù, in Westfalia, hanno fatto sì che a prevalere, nonostante il magone, quella sensazione di vuoto nello stomaco e una stretta al cuore fossero i sentimenti più genuini.

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Al fischio del direttore di gara quella giornata particolare ha toccato l'apice dell'emotività quando sciarpe, cori, applausi hanno scandito il saluto ufficiale all'allenatore che in quell'angolo di Germania, nel bacino della Ruhr, ha costruito un miracolo e allevato una generazione di talenti (da Goetze, finito al Bayern Monaco, a Reus) che ha fatto innamorare mezza Europa per il calcio armonico, dinamico e tatticamente disciplinato senza però mortificare le qualità dei singoli.

Ecco di nuovo lì, Klopp, elogio della normalità: un mese, dopo la sconfitta contro la Juventus che sancì l'eliminazione del Borussia dalla Champions, abbandonò lo stadio a piedi, come fosse un tifoso qualunque. Adesso rende omaggio alla Curva accomodato davanti a quel crogiolo di emozioni che gli ribolle davanti agli occhi umidi per le lacrime. E lascia che quella straordinaria dimostrazione d'affetto gli riempia il cuore di gioia e lenisca la sofferenza e quel senso di non ritorno che ti prende dentro quando tutto finisce, irrimediabilmente.

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