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Juve-Torino, le 8 mosse di Allegri e Mihajlovic per dare scacco nel derby

Il derby di Torino sarà una partita a scacchi. Centrale la copertura delle fasce. Valdifiori il perno di Mihajlovic per contrastare Pjanic. Il rombo può diventare il jolly di Allegri.
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A Torino il derby è molto più di una partita. È storia di strade e di appartenenze, di scuole e di lavoro. È la sociologia di una città da sempre divisa fra i padroni e gli operai, fra il denaro e l'appartenenza. È scontro di filosofie che in campo si rispecchiano negli stili diversi di Mihajlovic e Allegri, nel rispettivo progetto di calcio e nel combinato delle mosse e delle contromosse che decideranno il derby della Mole numero 193.

La centralità di Vives e Valdifiori nel Toro

Mihajlovic dovrà impostare una partita non diversa da quella giocata contro Roma. Fiorentina o Palermo: baricentro basso, possesso palla che in queste tre gare non ha superato il 40%, e pressing deciso per ribaltare l'azione in velocità. Una partita che esalta i punti forti di una squadra che ha ottenuto meno quando ha cercato di gestire il possesso palla e i tempi del gioco (57% di possesso nel pareggio contro la Lazio, 52% nella sconfitta contro l'Inter) e non a caso non supera il 50% di media stagionale con l'81% di precisione.

Rimane centrale la distribuzione di Vives e ora Valdifiori (54.7 passaggi di media a partita, primato di squadra) chiamato a ricevere palla da dietro e alimentare le sovrapposizioni dei terzini o i raddoppi sull'esterno delle mezzeali: Baselli a sinistra e Benassi a destra (8 gol in due, a dimostrazione delle qualità nell'inserimento senza palla, cruciale per Mihajlovic) con Acquah e Obi utilizzati nelle partite più difficili quando serve più gamba e aggressività senza palla. Fondamentali, davanti, i movimenti e le sponde di Belotti, tanto in area quanto in fase di costruzione, che si stacca dalla linea difensiva col movimento da “pivot” che aprono gli spazi da cui si generano buona parte delle 15.9 conclusioni di media a partita: 3.5 del Gallo, leader di squadra anche nei passaggi chiave (2.3), a conferma della sua doppia centralità.

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Juve col rombo per innescare Pjanic

Gli infortuni e il ritorno di Marchisio hanno spinto Allegri a un centrocampo più razionale, un rombo che aumenta i gradi di libertà delle mezze ali (basti vedere gli inserimenti continui di Khedira e il contributo di Sturaro concentrato quasi solo sull'aggressione alta contro l'Atalanta) e avvicina all'area Pjanic (primo insieme a Brozovic e Salah per passaggi chiave, che mandano un compagno al tiro, in Serie A). Aumenta così il dinamismo della struttura, rimasta più statica nel 3-5-2 senza Dybala (quarto miglior tiratore della Serie A e ottavo per dribbling a partita) a cucire fra le linee, come si è visto soprattutto nel primo tempo a Genova. Con punti di riferimento fissi, infatti, è più facile mantenere una struttura difensiva più solida, mentre il rombo agevola il pressing alto e moltiplica le soluzioni, le linee di passaggio davanti.

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Higuain e Mandzukic, attacco da 16.5 tiri a match

Anche perché Higuain e Mandzukic possono integrarsi nell'attacco bianconero, da 16.5 tiri di media a partita (secondo solo alla Roma). I 90′ contro la Dinamo Zagabria, terza squadra ad aver chiuso un girone di Champions senza segnare nemmeno un gol, diventano una plastica epifania della complementarietà fra i due centravanti. Il Pipita (3 tiri di media a partita) non scambia molto con Mandzukic (che conclude solo 1.4 volte a partita ma si prende quasi il doppio dei falli), ma senza palla l’alternanza fra i tagli fuori dell’argentino e le sponde del croato funzionano eccome.

Così in più di un’occasione è Higuain che si trova a giocare da attaccante di raccordo nel corridoio centrale mentre Mandzukic (7 contrasti e 5 duelli aerei vinti contro l'Atalanta) va a cercare e costruire superiorità numerica accompagnando sulle fasce per allargare ancor di più la difesa avversaria. Una compresenza che ha permesso alla Juve di guadagnare campo rapidamente, anche contro l'Atalanta, e ribaltare con una verticalizzazione il fronte del gioco.

L'integrazione fra Higuain e Mandzukic contro la Dinamo Zagabria
L'integrazione fra Higuain e Mandzukic contro la Dinamo Zagabria

Il controllo delle fasce con Ljajic e Iago

L'esito del derby passa in buona parte per il controllo delle fasce. Mihajlovic fa giocare entrambe le ali, Ljajic e Iago Falque nell'undici base, sul lato debole per facilitarne i tagli verso il centro e le conclusioni. Il serbo (1.8 dribbling a partita, primato di squadra) assume anche compiti di regia, soprattutto nelle occasioni in cui la squadra si abbassa di più, e viene ad accorciare fin sotto la linea della palla. Il tecnico lascia ampia libertà alle ali, che di frequente si ritrovano ad appoggiare l'azione dal lato del compagno per creare superiorità numerica. L'obiettivo finale del gioco è chiaro: addensare la difesa avversaria nella zona del pallone e portare un cambio di gioco che vada a esplorare e esacerbare la minor copertura sul lato debole.

Per riuscirci, naturalmente, servono due ali che sappiano gestire e controllare il pallone nello stretto e garantiscano una sufficiente visione di gioco per smistarlo, per massimizzare gli inserimenti di terzini e mezzeali senza consegnare agli avversari la possibilità di un contropiede facile con la difesa scoperta. Un obiettivo reso più facile dai tagli fuori di Belotti, che viene incontro a far da ponte anche per i cambi di fronte.

I movimenti di Ljajic e Iago Falque
I movimenti di Ljajic e Iago Falque

Alex Sandro, un jolly per Allegri

Anche la Juve di Allegri presentava un “regista decentrato” in Dani Alves, il giocatore che in media effettua più passaggi di media a partita (66.1, unico che supera quota 60). L'accoppiata fra l'ex Barcellona, decisamente meno a suo agio da centrale di destra nella difesa a tre a Marassi, e gli inserimenti nei semi-spazi di Khedira spiegano perché il 39% degli attacchi bianconeri arrivino da destra. Dopo il suo infortunio, Allegri ha anche schierato sul lato debole Cuadrado, che ha preso 3.8 punizioni a partita con 1.5 dribbling riusciti, seconda media più elevata di squadra, insieme a Alex Sandro. Il brasiliano dà un fondamentale contributo sui cambi di fronte e un essenziale supporto all'azione offensiva, che si traduce nei 2.3 passaggi chiave a partita: solo Pjanic ne traccia di più (3.1).

Alex Sandro e Cuadrado più disciplinati sulla rispettiva corsia di competenza
Alex Sandro e Cuadrado più disciplinati sulla rispettiva corsia di competenza

Il duello Valdifiori-Pjanic

Il bosniaco, nell'ultima giornata, ha messo in crisi la struttura difensiva di Gasperini abbassandosi fino ad affiancare Marchisio aumentando profondità e respiro della manovra. Contro la Dinamo, che certo ha posto meno problemi dal punto di vista tattico, ha svariato su tutto il fronte d'attacco, e questo potrebbe portare domenica fuori posizione Valdifiori, primo punto di riferimento nell'uscita del pallone dalla difesa, che va a a dettare l'appoggio al difensore centrale per poi aprire verso i terzini che salgono.

Se, infatti, l'Atalanta ha sofferto perché con una difesa a tre Masiello doveva uscire a stringere sul bosniaco, il Torino può affrontare la partita con un sostanziale uno contro uno a tutto campo e magari giocare sulle ripartenze, giocando sulle verticalizzazioni alle spalle soprattutto di Khedira che ha la tendenza a difendere in avanti. Il bosniaco, soprattutto nel contesto di una circolazione di palla più verticale (è rimasto a galleggiare, senza troppo incidere, a Siviglia), diventa l'elemento essenziale per raggiungere l'obiettivo strategico di Allegri, la superiorità numerica in entrambe le fasi, nelle transizioni. E ha dimostrato una maggiore aggressività nel portare il pressing alto, più efficace contro un sistema difensivo dinamico.

Pjanic e Valdifiori nell'ultima giornata: spiccano i molti passaggi intercettati nella trequarti offensiva
Pjanic e Valdifiori nell'ultima giornata: spiccano i molti passaggi intercettati nella trequarti offensiva

Fase di non possesso, le sofferenze del Toro

I meccanismi di copertura del Toro si basano su pochi principi. La squadra alterna fasi di pressing alto ad atteggiamenti più passivi. Due le costanti: l'aggressività nei contrasti (è la seconda squadra per contrasti riusciti in Serie A dopo la Lazio ma solo dodicesima per palloni intercettati), e la pressione dell'esterno sul terzino avversario. Da lì, una volta recuperata palla si può vedere una porzione di campo maggiore e garantire una molteplicità di soluzioni offensive. Per questo anche Ljajic e Iago Falque si abbassano sulla linea dei centrocampisti con Belotti che rimane l’unico uomo sopra la linea della palla. Due anche i punti deboli: le coperture preventive, la gestione delle transizioni, e la difesa sui calci piazzati.

Juve bunker, concede in media solo 8 tiri a match

La Juve, invece, rimane una delle squadre più solide d'Europa. Concede solo 8 tiri di media a partita, superiore solo a Bayern Monaco e Liverpool, anche grazie a un coinvolgimento di tutti nella fase di copertura. Da Pjanic, che intercetta meno palloni dell'anno scorso, un po' penalizzato dalla difesa posizionale, a Mandzukic e alle mezzeali, che contro l'Atalanta hanno permesso ai bianconeri di andare più alti a recuperare il pallone. Stili diversi per un obiettivo comune: l'equilibrio e la copertura attenta degli spazi, fondamentale in un ipotizzabile scenario di uno contro uno a tutto campo. Perché l derby è storia di passione. Ma si vince con la testa.

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