Juventus, non basta Higuain: chi s’accontenta non gode
La superbia punisce la Juve. Non basta il 100mo gol in Italia di Higuain, che si divora il possibile 2-0, ai bianconeri, troppo passivi nel secondo tempo. Il gol finale di Tolisso sporca la 100ma partita in Champions di Buffon e consegna al Siviglia (10 punti, +2 sui bianconeri) il primato del girone. La Juve, battuta solo dal Bayern nelle ultime 37 gare interne in Champions, rimane imbattuta in casa contro le squadre francesi ma subisce il primo gol di questa edizione (solo Leicester City e Sevilla restano imbattute). I numeri, però, rimangono dalla parte della Juve, una delle nove squadre che hanno chiuso il girone con una sola rete al passivo nella storia della manifestazione (nel 1996/97 e nel 2004/05).
Le formazioni – Allegri, come previsto, vista l'indisponibilità di Chiellini passa al 4-3-1-2. Davanti a Gigi Buffon, alla 100ma presenza in Champions, la coppia Barzagli e Bonucci con Evra e Dani Alves sulle fasce. La novità è l'avanzamento dell'ex Pjanić come trequartista alle spalle di Higuain e Mandžukić, con Sturaro mezzala accanto a Khedira. Sceglie la difesa a 4 anche Génésio che propone un’inattesa catena destra formata da Rafael e Ghezzal e lascia in panchina Darder e Tousart.
Svolta Pjanic – Più vicino alla porta, Pjanić trova subito una dimensione diversa, in una Juventus che difende alta e pressa compatta, anche se la presenza di due centravanti di peso porta inevitabilmente ad allungarsi in fase di possesso. Il bosniaco disegna al 7′ il corner che, respinto da Lopes, prelude al tiro sbilenco di Dani Alves, capace di creare 14 occasioni da gol nelle prime tre partite, tre più di ogni altro bianconero. Con un pressing così alto, le coperture preventive diventano fondamentali. Ed è proprio l'ex Barcellona ad aprire lo spazio per il triangolo rifinito da Lacazette per il mancino di Rybus, chiuso da Buffon di piede. Il destro parato di Mandzukić, sulla sponda di Khedira, dimostra che i movimenti offensivi, con il nuovo assetto, funzionano eccome, che l'equivoco tattico della posizione del bosniaco si risolve nel modo più semplice: mettendo tutti gli interpreti dove possono esprimersi al meglio.
Il vantaggio – L'equilibrio dura fino al 13′. L'ingenuità di Diakhaby che stende Sturaro sulla corsa porta al rigore (il contatto, per quanto non pesante, è certamente plateale, impossibile da non vedere) e al 100mo gol in Italia di Higuain. Il Pipita si muove tantissimo, a tutto campo: è lui che scivola a sinistra e avvia l'azione del penalty con il filtrante per Sturaro, messo giù mentre si sta defilando dalla porta dopo un primo controllo troppo verso l'esterno. Continua, così la tradizione negativa dei club francesi in casa della più francese delle italiane: l'ultima a non subire gol in trasferta contro la Juve rimane il PSG in Coppa delle Coppe 1983/84 (0-0).
Lyon reagisce – Il Lyon, prevedibilmente, alza ancor di più il baricentro in fase di non possesso. L'obiettivo è chiaro, dettare i tempi e far sì che sia la Juve a doversi adattare alla situazione. Ma il proposito resta nel cassetto delle buone intenzioni, per la difficoltà di coprire nei semi-spazi e di proteggere la difesa nelle transizioni. L'ulteriore prova arriva al 25′ sull'appoggio di Sturaro all'indietro per Marchisio, che lascia partire un gran rasoterra, appena largo, dal limite. I francesi, a parte un appoggio sbagliato di Lacazette per Ghezzal (su disimpegno avventuroso della difesa bianconera) faticano però a mantenere un assetto compatto di squadra negli ultimi 30 metri. Fekir e Lacazette, che sabato contro il Tolosa ha infranto a 25 anni e 5 mesi il muro dei 100 gol conl'OL, sempre ben controllati e con poche soluzioni di scarico, non riescono a far la differenza con le giocate individuali. Génésio non può certo essere soddisfatto, e l'improvvisa quanto imprecisa conclusione di Tolisso da circa 25 metri non migliora lo scenario.
Ritmi più bassi – I ritmi gradualmente si abbassano, il Lyon aumenta la quota di possesso palla (saranno 87 i passaggi nella trequarti offensiva contro i 37 della Juve all'intervallo) ma non trova linee di passaggio libere per verticalizzare con facilità. La Juve, al contrario, aspetta e riparte, spesso cercando le vie esterne perché il quartetto difensivo dell'Olympique tende a non occupare tutto il campo in ampiezza nelle fasi di ripiegamento. Non a caso, la combinazione di passaggi più frequente nella manovra bianconera nel primo tempo coinvolge Evra e Barzagli (31 scambi). Letale al 40′ Mandzukić che sradica palla a Mammana e serve Higuain: il Pipita, solo all'altezza del dischetto, prova il tocco sotto, lo scavetto, e mette alto.
La ripresa – Lo schema della ripresa non è così diverso dal canovaccio del primo tempo. Il Lyon torna in campo meno aggressivo, più preoccupato del bilanciamento nelle due fasi, la Juve sfrutta uno schema da manuale per produrre la prima occasione: perfetto lancio di Bonucci, sponda di Pjanić e destro largo di Mandzukić.
Juve più bassa – La notevole chiusura di Barzagli su Ghezzal lanciato in area sulla destra diventa l'epifania della crescente frustrazione degli ospiti, che mostrano un possesso palla intricato, languido, anche affascinante ma certo poco produttivo, soprattutto con un gol da recuperare e una squadra capace di chiudere gli spazi senza correre rischi a bassi ritmi. La Juve, che si preoccupa più per l'involontaria scarpata al volto ricevuta da Dani Alves, sembra accontentarsi, soddisfatta d neutralizzare le chances di verticalizzazione, di far girare l'Olympique lontano dalla propria area. Rallenta ma senza poi accelerare. Un atteggiamento che favorisce un paio di incursioni di Fekir, comunque infruttuose.
Il 3-5-2 non paga – Il cambio di Benatia per Bonucci, che già si toccava il flessore nella seconda metà del primo tempo, si aggiunge alla sostituzione forzata di Pjanic. L'ingresso di Alex Sandro scombina l'assetto bianconero. Allegri deve tornare al 3-5-2: Evra va a fare il centrale di sinistra, con Dani Alves e Alex Sandro esterni di centrocampo e Sturaro un po' più centrale nel trio di centrocampo. Ma adesso la fase di non possesso, così efficace nell'uno contro uno a tutto campo, comincia a mostrare qualche crepa. La difesa appare scollegata, poco compatta e Génésio prova a guadagnare dinamismo con l'ingresso di Cornet, che si segnala subito per un tiro deviato da Barzagli, per Rybus. Un cambio che non altera la fisionomia tattica dell'Olympique, che si limita ad aggiungere calci d'angolo e piazzati.
Ma a forza di provarci, il pareggio arriva. Punizione col mancino di Ghezzal e colpo di testa di Tolisso che punisce le colpe di una Juve seduta su un vantaggio solo apparentemente rassicurante. La lezione è chiara: in Europa chi s'accontenta non gode.