Juventus-Milan l’ha vinta Allegri con i cambi: assist di Pjanic, gol di Kean
Due cambi, due indizi, non una coincidenza. Entrano Pjanic prima e Kean poi nel secondo tempo. Il bosniaco appoggia, l'azzurro non sbaglia, la Juve ribalta la partita. Il Milan, più convincente e sicuro nel primo tempo a due punte, perde le distanze col passar del tempo. Aumentare gli spazi fra le linee è un lusso che contro i bianconeri si paga.
I numeri della partita
Il Milan ha tirato di più (12 a 7), ma con meno precisione (4 i tiri in porta dei bianconeri, 3 dei rossoneri). Effettua oltre 50 passaggi in più, 338 a 280, a parità di appoggi nella trequarti offensiva. Manovra da dietro il Milan, Musacchio e Romagnoli completano 46 e 44 passaggi rispettivamente, e coinvolge particolarmente Calhanoglu, leader assoluto per numero di tocchi negli ultimi trenta metri (18).
Con Borini da seconda punta con libertà di allargarsi, l'azione del Milan è più fluida. Parte spesso da sinistra, coinvolge la mezzala nella transizione finalizzata a coinvolgere Suso e liberare spazio a Piatek in area. La partecipazione di Borini corregge quello scollamento che si era registrato nelle ultime settimane nel gioco del Milan negli ultimi 20-25 metri.
La Juve, che spesso avvia l'azione con Bonucci, cerca di far scivolare l'azione dal lato di De Sciglio e sfruttare, finché rimane in campo, i tagli fuori linea di Dybala.
La Juve a 3, il Milan col 4-3-3
Il primo varco per il Milan si crea dal lato di Suso che aspetta lo smarcamento in area di Piatek. Non è un caso: De Sciglio, per la prima in campo da avversario contro il Milan, gioca largo a destra con Spinazzola a sinistra, è Alex Sandro da quella parte il terzo a sinistra in difesa. Quel settore diventa da subito cruciale per la Juve nelle due fasi perché Spinazzola spinge forte, gioca a tutta fascia. E il brasiliano, quando il Milan porta palla o ribalta l'azione, va a corprirgli le spalle mentre De Sciglio scala come quarto in difesa a destra.
Il Milan mantiene il 4-3-3 di partenza. Prova a giocare il pallone la squadra di Gattuso, Bakayoko arretra a prendersi il pallone dalla difesa, il centrocampo della Juve lascia qualche spazio nei corridoi per Calhanoglu e Borini può tagliare dentro a pressare Rugani.
Alla Juve manca profondità
Bernardeschi, un po' fuori posizione quando la Juve difende, ci mette un po' ad adattarsi al peculiare scenario tattico. Se il Milan torna all'antico per cercare di sorprendere e andarsi a prendere la vittoria, i bianconeri sanno che possono concedersi il lusso dell'attesa.
Le sponde di Mandzukic favoriscono la ricerca della profondità in verticale attraverso gli inserimenti di Dybala e Bernardeschi, che pure ha un'elevata porzione di campo da dover coprire. Per chiuderlo, nella prima incursione bianconero, è Musacchio che affretta l'uscita in controtempo e ne favorisce di fatto la possibilità, poi non sfruttata, di dialogo con la Joya.
Si fa male Can, entra Khedira: Allegri passa al 4-4-2
Il Milan in avvio sviluppa il gioco prevalentemente a sinistra: Rodriguez e Calhanoglu, la sua mezzala di riferimento, effettuano più di venti passaggi nei primi venti minuti. Il ritorno in campo di Khedira dopo l'intervento al cuore, entra al 25′ per Emre Can che si fa male, porta Allegri a modificare l'articolazione del centrocampo. Passa al 4-4-2, con Bernardeschi e Spinazzola sulle fasce e Khedira in mezzo insieme a Bentancur, decisamente fuori dalla manovra nella prima mezz'ora (appena tre palloni toccati). In questa nuova disposizione, i riferimenti nei duelli individuali diventano più immediati e aumentano le possibilità di occludere le linee di inserimento delle mezzali.
Calhanoglu, 9 passaggi negli ultimi 30 metri nel primo tempo, gioca molto centrale, anche negli inserimenti con la palla si muove quasi da trequartista. Kessie galleggia più largo, ma davanti Borini tende a rimanere disciplinato sulla fascia, apre la difesa della Juve ma non va ad agire da seconda punta, lascia a Piatek l'occupazione dell'area. Gattuso però cerca di portare il gioco del Milan in questo senso. Chiedi di passare al 4-4-2 con Bakayoko playmaker e Suso ala con facoltà di inserirsi tra le linee.
I numeri del primo tempo
I rossoneri protestano con più di qualche ragione per un rigore non dato, anche dopo review al VAR (mani di Alex Sandro), ma l'errore della difesa che porta al 21mo gol stagionale di Piatek fa dimenticare tutto. L'ex Bonucci sbaglia l'appoggio in avanti, Bakayoko anticipa e verticalizza, l'attaccante vince l'uno contro uno tutto polacco con Szczesny.
Alla Juve finisce per mancare un riferimento in fase di costruzione, così Dybala, che riceve 10 palloni da De Sciglio, estende il suo raggio d'azione. La spettacolare rovesciata di Mandzukic chiude un primo tempo in cui il Milan completa 226 passaggi a 171 anche se la Juve ne manda a segno sette ij più nella trequarti offensiva. I rossoneri insistono nell'uscita dal basso del pallone, Romagnoli appoggia 10 volte per Rodriguez e scambia 18 volte con Musacchio.
I numeri del secondo tempo
La Juve, anche alla luce del punteggio, inizia il secondo tempo con un assetto più aggressivo e l'obiettivo di intensificare il recupero alto del pallone. Il Milan comunque attacca con molti uomini, muove bene il pallone e crea occasioni per gli inserimenti costanti dei centrocampisti da dietro.
L'incrocio di Borini che sfiora il 2-0 quasi da fermo prelude al rigore per la Juve: Musacchio, fuori posizione sul lancio da dietro di Bonucci, frana su Dybala tentando di compensare il precedente errore di posizione. Allegri non cambia idea su uno dei due cambi che aveva in mente: entra Pjanic per Spinazzola, il centrocampo bianconero torna a tre.
La rete ritarda invece l'ingresso programmato di Kean, che al 66′ prende il posto di uno scontento Dybala. Il Milan rischia sui calci da fermo (Alex Sandro si inserisce da dietro su corner e per centimetri non ribalta la partita al 78′), mentre gli spazi si aprono a centrocampo. Il Milan difende in avanti con i centrocampisti e scopre spazi alle spalle di Bakayoko che la Juve cerca di sfruttare con Pjanic che in sponda con Khedira sa come ribaltare l'azione con un tocco o due.
Il Milan non governa più la partita, difende basso ma svaniscono compattezza e distanze. La situazione ideale per Kean che si smarca, va oltre Rodriguez, anticipa la direzione del passaggio e incrocia: 2-1 e quinto gol nelle ultime cinque partite. La Juve amministra e ora aspetta: se il Genoa dovesse battere il Napoli al San Paolo, sarebbe già scudetto.