Juventus, Marotta: “Abbiamo detto no al Manchester United per Vidal”
E' stata un'estate molto calda quella scorsa per Arturo Vidal. Il centrocampista della Juventus è finito al centro di un tormentone di calciomercato con il Manchester United interessatissimo alle sue prestazioni. Il club di corso Galileo Ferraris però nonostante i rumours provenienti dall'Inghilterra ha blindato il centrocampista che è rimasto uno dei perni della formazione allenata dal neotecnico Allegri. L'Amministratore delegato della Juventus Marotta a Tuttosport è tornato sulla trattativa con i Red Devils per Vidal rivelando: "Non abbiamo voluto dare il cileno al Manchester United. Con il suo agente Fernando Felicevich i rapporti sono buoni. Lui è diverso da Raiola? Ha un approccio un po' differente, cura i suoi assistiti anche a livello umano. Quanto vale Vidal in questo momento? Dipende sempre da chi vuole comprare e dal momento in cui ci troviamo".
Il calciomercato invernale della Juve
Il dirigente bianconero in un vero e proprio forum con i tifosi ha fatto il punto anche sul mercato di gennaio e sugli eventuali obiettivi, compreso Dani Alves, accostato nelle ultime ore alla Juve: "Vista la Juve di oggi, non credo che sarà facile trovare opportunità per migliorare questo gruppo. Però abbiamo due mesi davanti, ci sono delle risposte che alcuni calciatori devono dare e noi agiremo di conseguenza. Non dimenticatelo mai: sono i giocatori i veri padroni del proprio destino. Se si tratta di giocatori in grado di accrescere le qualità del gruppo, li consideriamo. Ma sono eventualità che non è detto si trasformino in certezze. Non è facile trovare giocatori da Juve e noi non vogliamo diventare un rifugio per svincolati qualsiasi. Detto ciò, Dani Alves è sicuramente un ottimo giocatore".
Marotta promuove l'idea di una Juventus B
In conclusione una battuta sulla prospettiva di iscrivere una seconda squadra, una Juventus B, ai campionati inferiori, come accade in Spagna. Marotta ha spiegato i motivi del suo essere favorevole: "Controlliamo 64 giocatori, 11 dei quali in Serie A e 13 all’estero. In B ne abbiamo 24 e il più “vecchio” è dell’89. Ma se esistessero le seconde squadre, sarebbe più semplice: potremmo coltivare in casa alcuni elementi, come ad esempio Rugani che a quest’ora avrebbe già esordito in Champions. Nei giocatori verrebbe subito inculcata la mentalità vincente. E sarebbe anche possibile far crescere allenatori come Guardiola che, dalle seconde squadre, passano alla prima. Ma questo il sistema calcio italiano non lo capisce".