Juventus, la sconfitta col Milan conferma un’altra stagione fallimentare
Per sintetizzare l'attuale situazione della Juventus all'indomani della sconfitta incassata contro il Milan, e dopo il completamento della 28a giornata di Serie A, basta analizzare i "numeri" della classifica che parlano da se: meno 20 punti dalla vetta, meno 10 dal quarto posto, 13 punti sulla zona salvezza (quasi equidistante per i bianconeri rispetto alla zona Champions).
Bastano questi dati per dare alla stagione bianconera la definizione di "fallimentare", nonostante manchino ancora la bellezza di dieci giornate trasformatesi per i tifosi juventini in una lunga agonia, simile e anzi ancor più terribile dell'annata scorsa. Infatti questo campionato doveva essere quello della rifondazione, della rinascita, dei tanti acquisti, degli zero infortuni e della lotta per le posizioni valide per l'Europa che conta. E invece la pochezza del "progetto" bianconero, si è palesata in tutte le sue forme ed è bastato vedere Juventus-Milan per capire in una sola serata tutti i mali dei bianconeri. La squadra di Delneri è uscita dal campo non solo sconfitta (risultato che ci poteva anche stare visto il valore dell'avversario), ma anche con l'amaro verdetto di non essere riuscita ad effettuare un solo tiro in porta nell'arco dei novanta minuti.
Una squadra molle, senza personalità, con molti (in certe occasioni anche tutti) dei giocatori arrivati in sede di calciomercato rivelatisi, sopravvalutati, pagati più del dovuto e forse "inadeguati per la maglia bianconera. Basti vedere anche il gol siglato da Gattuso (il fatto di subire una rete, per altro di sinistro, da un giocatore che non segnava in campionato da tre anni), per capire che anche giocatori come Buffon, non riescono più ad essere decisivi e che la crisi, è davvero generale dimostrandosi più grave di quanto si possa pensare. Ovviamente le responsabilità maggiori non possono che ricadere anche sul tecnico Delneri, che sebbene avesse ben iniziato la sua avventura bianconera, ha poi dimostrato tutti i suoi limiti, dovuti probabilmente al fatto di essere più abituato ad allenare tipologie di squadre, destinate ad obiettivi diversi (i bianconeri mancano di carattere, e per capirlo basti guardare l’atteggiamento ogni volta che passano in svantaggio).
Ora nella speranza che queste dieci giornate volino, senza ulteriori brutte figure e cercando comunque di ottenere successi (magari più decisivi per il campionato altrui che per il proprio), utili più per il morale che per altro, bisognerà già iniziare a pensare all'ennesima "rivoluzione" che potrebbe prospettarsi nella prossima Estate: bisognerà creare una squadra vincente (come d'altronde nelle promesse di inizio anno), per la stagione del nuovo Stadio, con la consapevolezza che Marotta (sempre se dovesse rimanere) ha finito i suoi Jolly e dovrà portare a Torino pezzi da 90. Un allenatore vincente, giocatori di qualità e la bravura nel fare cassa attraverso cessioni e scelte oculate, ripartendo magari dai giovani, nella speranza di ricominciare a vincere e soprattutto di onorare una maglia che non è certo quella di una provinciale.