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Juventus-Fiorentina, quanto conta il sogno Champions

La Juventus ha chiuso il primo trimestre con 100 milioni di ricavi. La Fiorentina ha ridotto del 22% il costo della rosa rispetto all’anno scorso, e i risultati sono migliorati. Per entrambe, la qualificazione alla Champions è determinante per i conti.
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La Juve dei ricavi record in Italia, che sbiadiscono al confronto con le grandi d'Europa. La Fiorentina che ha scelto il risparmio ma si presenta alla sfida più attesa sul podio delle squadre che rendono di più in rapporto al costo della rosa. Due politiche diverse, due dimensioni oggi distanti, un obiettivo comune: la Champions League 2016-17.

Primo trimestre record – I bianconeri hanno registrato un utile di 16,8 milioni tra luglio e settembre 2015, spinto dai 104 milioni di ricavi. L’exploit è dovuto a maggiori proventi della gestione calciatori, (33,8 milioni di plusvalenze) alla crescita di 16 milioni (da 20 a 36) dei diritti tv e a 10 milioni di ricavi netti non ricorrenti. Rientrano anche 500 mila euro extra dalla Uefa, perché la Juve al 30 giugno aveva contabilizzato 88,6 milioni di proventi da competizioni UEFA, anche se il market pool definitivo ammonterà a 89,1 milioni. Aumentano però gli ingaggi, da 43 a 53 milioni e l'indebitamento finanziario. La Juve dipende in gran parte proprio dai diritti tv e dalla Champions League, le due leve che hanno portato il fatturato bianconero (al netto delle plusvalenze) dai 156 milioni del 2011 ai 328 del 2015: una crescita del 110%, contro il 48% del Bayern, il 41% dello United, il 25% del Barcellona e il 20% del Real. Ma il dato scolora di fronte alle entrate del Real Madrid (578 milioni), del Barcellona (566), del Manchester United (519), e paga dazio anche nei confronti dei bavaresi (474) e del Manchester City (462), battuto nel girone e con il portafogli sempre più a est dopo l'acquisizione da parte dei cinesi del 13% del City Football Group, la multinazionale dello sceicco Mansour valutata 2,8 miliardi di euro.

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Fiorentina, -37 milioni nel 2014 – Dopo anni di iniezioni di denaro (200 milioni in totale) per ripianare le perdite, i Della Valle sono riusciti a registrare utili per due esercizi di fila: +1,2 nel 2012 e +1,4 nel 2013. Ma la Fiorentina ha chiuso l'esercizio al 31 dicembre 2014 con una perdita netta da 37 milioni, anche se al netto delle plusvalenze, crollate da 33.4 a 5.2 milioni (ma non è stata contabilizzata la cessione di Cuadrado), il fatturato netto è cresciuto del 7,1%. Con una media spettatori di 31.130 (quasi 8 mila presenze sopra la media nazionale) e 14.400 tifosi di media sugli spalti per le gare di Europa League, i ricavi da gare sono cresciuti da 9,8 a 12,7 milioni. Scendono invece i ricavi da sponsorizzazioni (da 8,9 a 6,7 milioni) e da diritti televisivi per la Serie A, passati dai 44,3 milioni del 2013 ai 42,6 del 2014, anche perché nell'anno solare 2014 si sono disputare 37 gare a fronte delle 37 del 2013. Nonostante un EBITDA negativo per 9,8 milioni, il rapporto tra il valore della produzione e i debiti finanziari è pari a 7,9, ampiamente nei parametri previsti. Anche il dato triennale, negativo per 25,5 milioni in aggregati, rientra nei limiti Uefa per il fair play finanziario. Tuttavia, servirà un risultato positivo per 5-6 milioni nel 2015, obiettivo raggiungibile grazie all'inserimento in bilancio della vendita di Cuadrado. La sola perplessità, si legge nella relazione, riguarda il costo del personale, che incide sul valore della produzione per l’80% e sul fatturato netto per l’85%.

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Della Valle: 60 milioni in 5 anni – “La voglia e la passione della famiglia Della Valle si spiega con i numeri” ha detto il dg viola Andrea Rogg in occasione della presentazione del bilancio. “Oggi spendiamo 60 milioni di euro di monte ingaggi, per gli equilibri del fair play finanziario noi dovremmo spenderne 45. Il disavanzo lo mettono i Della Valle, per permettere alla squadra di essere competitiva in Italia ed in Europa. Per combattere con i club più importanti è importante creare un flusso continuo con la città di Firenze ed anche con il suo turismo. Per superare il tetto dei 100 milioni di fatturato serve anche il progetto dello stadio e per incrementare i proventi, non da plusvalenze sportive, a livello aziendale, l’altra via deve essere quella del marketing”.

Nuova politica viola – Nonostante l'aumento degli ingaggi nei tre anni precedenti, la Fiorentina non ha comunque migliorato il quarto posto finale. E l'anno scorso, per la prima volta dal 2010, il costo per punto della Fiorentina (463 mila euro) ha superato la media nazionale. Così, quest'anno i Della Valle hanno cambiato strategia. Il costo della rosa scende del 22% e si avvicina al valore più basso dell'ultimo quinquennio, e i risultati migliorano. Nel rapporto fra la graduatoria del valore delle rose e la classifica attuale del campionato, solo l'Atalanta e l'Empoli guadagnano più posizioni dei viola.

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Juventus traino della A – Strategia opposta per la Juventus, come per le altre candidate allo scudetto. Nell'ultimo lustro, il costo della rosa bianconera è costantemente salito, fino a raggiungere i 62,2 milioni netti di questo campionato (9,1 in più dell'anno scorso, il secondo incremento più cospicuo dietro l'Inter). I più pagati risultano Pogba (4,5 milioni, contratto fino al 2019), Buffon (4 fino al 2017) e Khedira (4 fino al 2019), che restano comunque dietro De Rossi e Higuain, i più ricchi della Serie A, gli unici due con un ingaggio superiore ai 5 milioni: erano cinque nel 2010-11, segno di una contrazione nelle possibilità di spesa dei top club italiani. Per la stagione 2014-15, il rapporto fra il costo del personale e i ricavi operativi (il fatturato al netto delle plusvalenze), si è fermato poco sotto il 73% ma per la stagione in corso il dato sembra destinato ad aumentare anche lasciando inalterate le stime di Banca IMI che prevede un potenziale fatturato da 340 milioni con la qualificazione agli ottavi di Champions.

Juve, serve diversificare – Tuttavia la Juventus, la squadra con più tifosi in Italia e al quinto posto per supporter in Europa secondo la classifica 2015 di Repucom, raccoglie solo il 16,6% dei ricavi dalle sponsorizzazioni e dal settore commerciale. In valore assoluto, vuol dire 54 milioni: non c'è partita con i 161 del Barcellona, i 183 del Real, i 216 del Bayern e i 241 del Mnchester United, che ha strappato un accordo da 62 milioni con il main sponsor Chevrolet. Andrea Agnelli, in generale, punta in 2-3 anni a 300 milioni di fatturato, Champions esclusa. Ma se il sistema Italia non cambierà, l'obiettivo è destinato a rimanere solo una chimera.

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