Juventus, cinque mosse per dar scacco al Barcellona
“Non penso che le difficoltà difensive del Barcellona siano cambiate in una settimana”. Allegri sa come portare questa Juve europea alla semifinale di Champions. “Dobbiamo saper scegliere quando attaccare e quando difendere, faremo qualche piccolo aggiustamento rispetto alla gara d'andata ma sono convinto che il nostro centrocampo e la nostra difesa possano contenere il loro grande tridente”. Luis Enrique, dalla sua, ha due atout: la spinta del Bernabeu e il ritorno di Busquets. La partita, un po' come all'andata, potrebbe però decidersi sulle fasce.
Dani Alves e Alex Sandro: la partita sulle fasce
A Torino, Allegri ha messo in crisi le disordinate coperture preventive blaugrana con una costante supremazia numerica sugli esterni. La spinta di Cuadrado e i raddoppi di Mandzukic hanno esacerbato il vulnus del 3-4-3 estremo di Luis Enrique. L'intelligenza del fondamentale Alex Sandro e Dani Alves, particolarmente rimpianto a Barcellona come ha confessato un giornalista brasiliano in conferenza stampa, hanno fatto il resto. L'ex blaugrana sta cambiando il suo modo di giocare perché sta cambiando la Juve. Nell'iniziale 3-5-2 di Allegri, Alves tendeva ad accentrarsi di più, a sovrapporsi alla mezzala destra con conseguenti diagonali difensive insistite. Catalizzatore del gioco bianconero, settimo giocatore che tocca più palloni in serie A, si sta adattando a un'interpretazione più tradizionale del ruolo di esterno difensivo nel passaggio alla difesa a quattro.
Alex Sandro, che a Napoli in Coppa Italia garantiva l'uscita bassa del pallone e il ribaltamento rapido dell'azione, all'andata si è preoccupato di controllare Messi e di seguire la sua tendenza ad accentrarsi senza mai garantirgli una ricezione pulita nei corridoi interni.
Pressing alto e densità contro Messi
Proprio la posizione di Messi ha indebolito l'occupazione degli spazi del Barcellona all'andata. Dopo l'infortunio di Rafinha, infatti, Luis Enrique ha più volte scelto Sergi Roberto come terzo del tridente,col compito di scalare come quarto dietro in fase di non possesso, e spostare Messi vertice alto del rombo per assecondare la sua ricerca del centro del campo. Messi così gioca per il sistema, e la presenza al centro evita gli scorrimenti di modulo necessari per garantirgli possibilità di ricezione senza che l'assetto perdesse di ampiezza e bilanciamento. Il nuovo modulo, pensato per rispettare il paradigma che Luis Enrique si è dato, consentire sempre al trio MSN di ricevere in posizione favorevole, sta esaltando la leadership di Neymar, più responsabilizzato e coinvolto nella costruzione del gioco.
A Torino, però, ha cambiato le carte: Sergi Roberto mezzala, Rakitic trequartista e Messi di nuovo ala destra, con la fascia così scoperta in fase di transizione negativa (la posizione occupata dal resto della squadra quando uno dei compagni è in possesso palla) e di copertura vera e propria. Così l'esterno deve sobbarcarsi tutta la fascia in fase difensiva e accettare l'uno contro uno con l'esterno avversario sui ribaltamenti dell'azione.
Il pressing altissimo della Juve fa il resto: proprio dal lato di Sergi Roberto nasce infatti il secondo gol della Juve, che matura sulla fuga di Mandzukic e l'inserimento fra le linee di Dybala. La libertà di movimento della Joya è anche il risultato dell'assenza di un elemento chiave come Busquets, che al Camp Nou tornerà dalla squalifica.
Dybala jolly per indebolire Busquets
La presenza di Busquets, con Messi più accentrato e più vicino, moltiplica le opportunità in fase di possesso e consente a Iniesta di non venire troppo dietro a prendere palla. Proprio la verticalizzazione dallo Spazzaneve alla Pulce è la quarta linea di passaggio più usata nel 6-1 al Psg. È lui il riferimento chiaro nella più ordinata circolazione bassa del pallone, anche con i centrali difensivi sotto pressione. In più, non essere chiamato ad arretrare fra i due centrali come nell'era guardioliana, sposta in avanti tanto il possesso quanto il primo pressing. Le sue doti di lettura tattica che, certo in ben altro scenario tattico, hanno neutralizzato le proposte offensive bianconere nella finale di Champions del 2015, aumentano le risposte blaugrana nella rottura del gioco avversario, anche contro i lanci del primo regista bianconero, Bonucci. Tuttavia, gli resta sempre tanto spazio da coprire quando viene superato da una combinazione in velocità o su una palla persa in costruzione: situazioni in cui la Juve, con un jolly come Dybala fra le linee, può fare la differenza.
Centrocampo, l'architrave di ogni successo
In situazioni normali, però, con un uomo in più in mezzo rispetto al 4-3-3 della consolidata tradizione blaugrana, lo Spazzaneve ha meno campo da coprire e maggiori opzioni nell'uscita del pallone. La Juventus, qualora Luis Enrique dovesse riportare Messi come vertice alto del rombo, non dovrà commettere l'errore di seguirlo a uomo, perché vista la sua libertà di movimento finirebbe solo per dare più spazio a Neymar. Allegri, in sostanza, ha bisogno di quella densità nella propria trequarti che si è vista a lungo nel pareggio in campionato al San Paolo, di quella protezione non passiva della propria difesa su cui sta costruendo la consolidata identità della sua Juve.
La formazione, stando alle ultime indicazioni, non dovrebbe cambiare rispetto alla gara d'andata. L'interpretazione, però, sarà prevedibilmente più votata alla conservazione. E qui si misurerà l'importanza di Pjanic nella struttura con il “doble pivote” accanto a Khedira, nel 4-2-3-1 che diventa 4-4-2 senza palla. Per supportare l'ex Real, fondamentale negli inserimenti da dietro, e il bosniaco, più regista che interditore, brillante al San Paolo dopo il passaggio al 4-3-3 contro una squadra veloce che pressa alto, Allegri chiederà ai due esterni alti, Cuadrado e Mandzukic, di sfiancarsi e pressare alto per limitare i rischi di inferiorità numerica nella zona centrale.
Quanto contano Higuain e Mandzukic
Il colombiano dovrebbe trovarsi a fronteggiare Umtiti (e non Mathieu, anello debole dei blaugrana all'andata), difensore che si è esaltato in un'altra formazione dalla difesa alta e sbilanciata come il Lione, che sa spingere e soprattutto accorciare in avanti e non viene dribblato praticamente mai. Insistere troppo su quella fascia, come nel primo tempo a Torino, potrebbe perciò rivelarsi controproducente e favorire i ribaltamenti catalani nelle zone scoperte. Non dovrebbe sorprendere, invece, una Juve che tentasse con più frequenza di spostare il fronte del gioco con i lanci di Bonucci per le sponde di Higuain, che viene dietro in posizione centrale e favorisce tanto lo scambio stretto con Dybala quanto l'apertura per un elemento chiave come Mandzukic. Per proteggere Buffon, che solo una volta (0-3 in casa del Manchester United nella fase a gironi di Champions 2002-2003) ha perso con lo scarto necessario al Barcellona per arrivare ai supplementari, serve il contributo di tutti. Serve una partita da squadra europea. Serve il meglio di questa Juventus.