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Juventus-Bologna, Di Vaio: a gennaio mi cercarono, se segno esulto

Il capitano del Bologna parla a tutto campo alla vigilia del match contro la Juve. I bainconeri lo cercarono a gennaio, e domani sfida il suo passato.
A cura di Carlo Di Gaetano
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Mente e cuore su Juventus-Bologna, ma da vero capitano. L'attaccante del Bologna si appresta a sfidare il suo passato senza nostalgia: "Che effetto mi fa sfidare la Juventus? Per me, oggi, è un avversario come gli altri. Senza demagogia: se segno esulto", spiega il bomber rossoblù, in una lunga intervista al "La Stampa".

Bianconero dal 2002 al 2004, ha conquistato con la vecchia signora uno scudetto ed una Supercoppa Italiana"Faticai il primo anno, nel 2002, poi andò meglio. Sono cresciuto tantissimo a Torino: ho capito che nel calcio non avrei mai accettato di fare il comprimario. Volevo, e voglio, essere un fattore decisivo per la squadra".
In tanti pensano che la pesantissima presenza di Alessandro Del Piero ne abbia condizionato la carriera in bianconero ed infine provocato l'addio anticipato: "Alex aveva 30 anni, io 28Lui era, ed è, un giocatore strepitoso nel pieno della forma e della carriera. Non mi bastava ritagliarmi dei momenti, quando lui non stava bene. Il secondo anno feci cose importanti, con Alex fuori per infortunio. Quando tornò, mi toccò risedermi in panchina: non mi andava bene, ma capii che lui era fondamentale e intoccabile. Oggi non lo è più? Non scherziamo: non esiste Juve senza Del Piero. Se la Juve vuole tornare a vincere può farlo solo con Del Piero in squadra. Lui è un più, non un meno. Credo che, sia io che Alex, sappiamo di poter dare ancora molto alle nostre squadre. Non siamo stupidi, ci sentiamo in forma, possiamo dare un contributo fondamentale. E poi, parliamoci chiaro: quando Alex gioca, fa ancora la differenza. In molti credono che Del Piero ragioni guardando solo al guadagno.

Una situazione molto simile la loro, entrambi all'ultimo crocevia prima del crepuscolo: appendere definitivamente le scarpe al chiodo o pretendere l'ultimo contratto da professionista

"Non è importante l'aspetto economico inteso come soldi, nel conto corrente dico. Il concetto è più articolato: in uno spogliatoio di calcio sei misurato anche per quanto prendi di ingaggio. È l'unico modo che i dirigenti hanno per farti capire quanto ti stimano. Credo che per Alex il discorso del contratto, dell'ingaggio, sia frutto di questo ragionamento. Non certo di quanti soldi strappare negli ultimi anni. Se andai via dalla Juve per colpa di Del Piero? Alla Juve il protagonista era ed è, giustamente, Del Piero. Con lui ho un grandissimo rapporto. Stiamo parlando di un esempio, di un professionista incredibile e di un grande uomo. Ho un ricordo indelebile di una sera in ritiro. Eravamo in trasferta, finiamo di cenare, e ci intratteniamo io e lui a parlare. Gli ho esternato tutta la mia stima per come sopportava la pressione, per come sapeva sorridere a tutti. Mi ricordo ogni singola parola di quel confronto. Lo stimo. Del Piero è la bandiera. Ha sempre rifiutato tutto in nome della Juve. È una faccia pulita".

Di Vaio risponde anche ai delicati temi arbitrali. De Rossi tocca la palla di mano e non viene espulso. E se fosse capitato ad un rossoblù contro la Juve?
"A Torino andava fuori di sicuro"
– replica l'attaccante -" E non tiriamo in ballo Calciopoli. Quando un giocatore della Juve parla a un arbitro ha un peso diverso rispetto agli altri. È una questione psicologica. Tutti gli arbitri avvertivano la forza di quella Juve. Tutti tranne Collina che, per la legge del contrappasso, si sforzava al contrario".

Il bomber rossoblù rivela infine di aver ricevuto telefonate da Torino durante il mercato di riparazione "Se a gennaio mi voleva la Juve? Mi hanno cercato. Fosse anche fallito il Bologna, da qui non me ne sarei andato sino a giugno. Se non mi rinnovano il contratto? Non mi voglio porre il problema, voglio restare".
In conclusione Di Vaio parla dei presidenti per cui ha giocato, Agnelli, Cragnotti, Tanzi, Consorte. "Degli Agnelli ho conosciuto bene Umberto. Persona con un carisma che non ho più ritrovato. Tanzi era riservato, un leader silenzioso. Cragnotti era capace di vendere anche il vapore acqueo e a Consorte devo riconoscere che è stato fondamentale per il Bologna. Di lui mi piace il fatto che non ami vendere illusioni".

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