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Juventus, Agnelli: “Il nome di Scirea va difeso, siamo contro tutte le discriminazioni”

Il presidente bianconero reputa legittima la reazione della vedova dell’indimenticato Gaetano indignata per i cori beceri partiti dalla curva nelle ultime sfide casalinghe.
A cura di Marco Beltrami
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Le parole di Mariella Scirea non sono rimaste inascoltate. La vedova dell’indimenticato Gaetano ha alzato la voce contro i cori beceri e gli striscioni offesivi esposti recentemente nella curva che porta il nome del marito dicendosi pronta a chiedere addirittura di rimuoverlo in caso di nuovi episodi simili. Una presa di posizione che Andrea Agnelli considera più che legittima. Il presidente della Juventus, durante il seminario di Federcalcio e Ussi ha dichiarato: “Quella di Mariella è stata una reazione legittima. Anche noi siamo contro ogni forma di discriminazione. Il nome di suo marito è legato alla curva con i tifosi più passionali. Siamo fieri e orgogliosi di averlo. Ci vuole un messaggio comune, contro ogni forma di discriminazione, anche se si dà troppa risonanza a fenomeni marginali".

Juve in prima linea contro le discriminazioni. Il numero uno bianconero ha voluto salvaguardare il nome della Juventus, da sempre in prima linea contro ogni forma di discriminazione: “La Juventus ha sempre combattuto certi comportamenti e di recente sono stato all'Unesco, a Parigi, per una conferenza sul razzismo nel calcio ma dobbiamo anche distinguere certi fenomeni".

Evitare di enfatizzare. Agnelli è tornato sui presunti cori antisemiti di domenica. Il patron bianconero ha sottolineato anche l’importante ruolo che ha l’informazione nell’enfatizzare certi comportamenti che non meriterebbero pubblicità: “Sono sempre molto attento ai cori negli stadi e ogni volta rimango sorpreso. Domenica dalla tribuna non ho sentito nulla e anche i miei collaboratori non hanno sentito niente. Poi leggo il referto. Ci può essere stato un coro sbagliato, ma da parte di 30-40 persone, che nonostante la tecnologia presente allo stadio, non riusciamo ad individuare. E' giusto schierarsi contro questi cori, ma evidentemente c'è qualcosa che non funziona nel sistema, se nessuno di noi allo stadio li ha sentiti e poi vengono così enfatizzati il giorno dopo. Bisogna evitare di fare da cassa di risonanza a certi comportamenti che producono uno spirito di emulazione tra ragazzi di 25 anni, che non hanno visto l'Heysel, non sanno dov'e' Superga o non hanno mai sentito parlare della Shoah".

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