Juve-Roma, dieci cose che non sapete su Tevez e Gervinho

Dopo le gare europee ci si rituffa in clima campionato e l'attesa per Juventus-Roma sale. Due squadre fortissime che hanno davvero messo in mostra quanto siano formidabili per quantità e qualità rispetto al resto delle compagini della Serie A. 5 vittorie in 5 gare per entrambe: un campionato nel campionato. Allegri e Garcia possono vantare delle rose ampie e ben fornite ma non potrebbero mai fare a meno di due giocatori: Carlos Tevez e Gervinho. Questi due attaccanti sono molto diversi tra loro ma, allo stesso tempo, sono ugualmente determinanti per il modo di giocare delle loro squadre. Il big match della sesta giornata avrà un sapore british dato che entrambi gli attaccanti sono arrivati in Italia direttamente dalla Premier League inglese. In attesa che si scontrino sul rettangolo verde vi vogliamo regalare 10 curiosità sui due alfieri delle capolista.
Tevez è un attaccante universale. Ha giocato in Argentina, in Brasile, in Inghilterra e in Italia ma non ha mai smesso di fare gol. Destro, sinistro, da fermo, in corsa. Nessuno può fermare l'Apache. Quest'anno Allegri lo fa giocare come regista d'attacco e i risultati si vedono: 4 reti in 5 gare di Serie A, 2 gol all'esordio in Champions League. Carlos è sempre più uomo squadra e simbolo di questa Juve.

1. Jugador del pueblo. Lo sentiamo sempre dire dai telecronisti italiani, ma cosa vuol dire? Carols Tevez è un personaggio trasversale nell’ambiente calcistico argentino. Amato da diverse tifoserie per l’attaccamento ai luoghi più poveri della metropoli argentina e questa è una cosa che anche in Italia abbiamo potuto ammirare grazie alle maglie esibite negli ultimi due anni: Fuerte Apache, Ciudad Oculta e Villa Palito sono alcuni dei nomi che l'attaccante della Juventus ha mostrato sotto la casacca bianconera per far finire sotto i riflettori del grande pubblico i quartieri dimenticati di Buenos Aires. L'Apache è rispettato anche dalle tifoserie avverse al Boca Juniors per la sua trasparenza e perchè non ha paura di esporre i suoi sentimenti.
2. "El gallinazo". Uno degli episodi più significativi della carriera dell'Apache risale alla semifinale della Copa Libertadores del 2004 contro il River Plate al Monumental. Dopo aver siglato il gol del pari sul campo dei nemici storici, Tevez mima il gesto della gallina perchè i tifosi dei club rivali chiamano i giocatori e i tifosi del River Las Gallinas (letteralmente "galline", ma anche "polli"‘). Questo soprannome venne coniato dopo la finale di Coppa Libertadores 1966 persa contro gli uruguaiani del Peñarol. Il River stava vincendo 2-0, ma si fece rimontare e perse 4-2. L'infamante nomignolo si rivelò appropriato nel periodo tra il 1957 e il 1975, quando i Millonarios arrivarono per undici volte secondi in campionato. In quell'occasione Carlitos fu espulso dopo l'esultanza e quando chiese all'arbitro la motivazione, anche il direttore di gara mimò ripetutamente il gesto. Un vero e proprio spettacolo per i tifosi del Boca Juniors.
3. Per un "pugno" di dollari. Nel dicembre del 2004 Tevez si trasferisce al Corinthians per la modica cifra di 20 milioni di dollari. Il club paulista era stato acquistato da un'associazione internazionale di investitori nota come Media Sport Investiment (MSI) e grazie alla liquidità di questa società insieme all'attaccante argentino arrivarono Roger, Carlos Alberto e Javier Mascherano. Il Timão quell'anno arrivò primo nel Campionato Brasileiro e secondo nel Paulista.
4. "R.I.P Fergie". Il giorno dei festeggiamenti del Premier League del Manchester City mentre il bus dei Citizens sta facendo il giro della città un tifoso passa a Tevez uno striscione sul quale c'è scritto: "R.I.P Fergie" ovvero "Riposa in pace Ferguson". Il riferimento è diretto ad una frase non proprio felice del leggendario allenatore del Manchester United sulle possibilità di vittoria del titolo da parte del City ("Mai finchè vivrò"). Subito si alza un polverone e sia il club che il giocatore porgono le scuse ufficiali al rivale liquidando il fatto come un "grave errore di valutazione".
5. L'opinione. Nel giugno 2013 un ex dirigente della Juventus che non manca mai di far sapere la sua opinione commentò così l'acquisto di Tevez: "E' un buon giocatore, non un fenomeno". Di chi si tratta? Ma, naturalmente, di Luciano Moggi.

Gervinho è un jolly offensivo. La punta ivoriana attacca la profondità come pochi, è micidiale nel dribbling in ampi spazi ed è fondamentale nei ripiegamenti difensivi. Rudi Garcia lo conosce bene e a seconda delle avversarie lo posiziona esterno o centravanti.
1. Il "negriero" di Beveren. L'allenatore Jean-Marc Guillou è stato definito in svariati modi: sognatore, visionario e stregone ma molti lo chiamano "negriero". Il motivo di questo appellativo è dovuto all'attività che l'allenatore francese compiva a Breven: l'ex centrocampista della Nazionale francese trasferiva nelle Fiandre Orientali i migliori talenti dell'Académie, la scuola calcio dell'Asec Mimosas di Abidjan, direttamente in una squadra militante nella massima divisione belga, il Breven. Tra i tanti ragazzi della Costa d'Avorio passati per l'accademia ci sono i fratelli Toure, Kalou e Gervinho. La punta arriva in Belgio quando Yaya è già partito. Al Freethiel Stadion si vede un calcio spumeggiante e ricco di idee ma le critiche non mancano: tra chi chiede di restituire il Beveren ai belgi e chi accusa Guillou di essere un moderno negriero. La squadra intanto arriva fino alla finale di coppa di Belgio, giocata con 10 ivoriani su 11 in campo, e si qualifica per l'Uefa. Poco dopo Guillou viene esonerato con l'accusa di aver aumentato i debiti del club e il Beveren fallirà a distanza di poco tempo. Il tecnico francese è finito in tribunale per un mega conflitto di interessi per queste sue trattative. Nel 2007 Gervinho si trasferirà a Le Mans.
2. La differenza tra Roma e Arsenal. Che l'amore tra la freccia nera della Costa d'Avorio e la Premier League non fosse mai sbocciato era palese ma Gervinho da una spiegazione ancora più precisa a Sports Illustrated: "L'allenatore". L'attaccante ivoriano parla di una differenza di rapporto tra allenatore e giocatore troppo marcata: "Qui non vedo l'ora di andare al campo ad allenarmi".
3. Il mentore. Rudi Garcia è un po' il fulcro della carriera calcistica di Gervinho. Le Mans, Lilla e Roma sono le squadre che i due hanno condiviso e dove l'attaccante ha dato il suo meglio. Nell'estate del 2013 è approdato a Roma dopo l'allenatore francese e da lì in poi è storia nota.
4. Rispetto. Pur non essendo un giocatore talentuoso, l'asso ivoriano della Roma è ammirato anche dai tifosi del Napoli. Dopo il pranzo al roof garden dell'Hotel Flora Marriott in via Veneto, a Roma, il campione si è fatto fotografare con lo chef Luigi Sorrentino e il responsabile della ristorazione Franco Gargiulo. L’albergo è di proprietà di Salvatore Naldi, l’imprenditore napoletano che è stato patron del Napoli dal 2002 al 2004.
5. "Se facesse pure gol, sarebbe Cristiano Ronaldo". Così Francesco Totti ha descritto il suo compagno di reparto a chi lo accusava di essere troppo impreciso sotto porta.
