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Infortuni in Nazionale, ecco quanto paga la FIFA ai club d’indennizzo

Lo stop deve superare i 28 giorni, ogni società non può ricevere più di 7,5 milioni in totale e il calcolo dell’indennizzo comprende lo stipendio mensile del giocatore moltiplicato per i giorni di infortunio.
A cura di Alessio Pediglieri
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E' forse stata una delle rare cose buone fatte da Joseph Blatter il contestatissimo ex padre padrone della FIFA degli scandali, oggi destituito e allontanato dal mondo del calcio. L'aver istituito un indennizzo nei confronti di quei club che prestano giocatori alle Nazionali e che ritornano nel club infortunati o acciaccati. E' il FIFA Protection Program e prevede un vero e proprio risarcimento per le società in base al grado di infortunio e di stop che il giocatore tesserato ha patito durante il ritiro o le partite con la propria selezione.

Ma l'altro lato della bilancia è che però non tutti gli infortuni vengono ripagati: se non ci sono i parametri precisi, nessun euro ai club, come nel caso della Juventus che si è vista ritornare la giovane stella Pjaca azzoppata in nazionale. Questa volta non resterà fermo solamente 20 giorni come accadde un anno fa e la ‘vecchia signora' avrà diritto al ‘bonus' Fifa che scatta dal 28° giorno di infermeria in poi.

Come avviene il calcolo dei rimborsi

Per richiedere il rimborso ci sono però dei parametri precisi che non possono essere scavalcati. Ad esempio, lo stop deve superare le 4 settimane, quindi almeno 28 giorni di fermo, conclamato sia dalla Nazionale in cui è stato subito l'infortunio sia dallo staff medico del club, con documentazione da girare alla FIFA. Non solo la durata ma anche la somma che la stessa FIFA eroga è limitato: non può superare i 7,5 milioni di euro in totale per società. Il calcolo è anche molto semplice: basta sapere l'ingaggio annuale di un giocatore e moltiplicare il dato per i giorni di stop: il risultato saranno i soldi che il club percepirà.

Il caso dello juventino Pjaca

La rottura del legamento crociato anteriore destro è un brutto colpo per il calciatore e per la Juventus, parzialmente mitigato dal diritto al risarcimento di cui la società beneficerà. Tutto molto diverso rispetto a quanto accaduto un anno da quando da un lato c'era soddisfazione perché il giocatore rientrò prima del previsto dall'infortunio subito in Nazionale. Dall'altro un po' di rabbia perché se non fosse stato convocato, Pjaca avrebbe potuto allenarsi e giocare regolarmente. Due facce di una stessa medaglia che da un lato premia i club che forniscono giocatori alle rispettive selezioni, ripagati in caso di gravi infortuni con indennizzi ben stabiliti (al massimo ogni società può ricevere 7,5 milioni di euro), e dall'altro ‘obbliga' i club a lasciare liberi i giocatori davanti alle convocazioni dei ct.

L'indennizzo. Marco Pjaca dovrebbe stare fermo circa sei mesi (considerati operazione e programma di riabilitazione), un periodo molto più lungo rispetto ai venti giorni causati dall'infrazione del perone. Alla Juventus arriverà dunque l'indennizzo FIFA per gli infortuni durante il periodo con le Nazionali. Il Fifa protection program (che da quando è stato istituito ha elargito qualcosa come 90 milioni di euro in giro per l'Europa) comprende ovviamente anche gli allenamenti con la propria rappresentativa ma secondo il programma di protezione istituito dall'organismo calcistico mondiale servono almeno 28 giorni di stop.

Il calcolo del rimborso

Come avviene? Tenendo conto dell'ingaggio annuale del calciatore (fino a un valore massimo di 7.5 milioni all’anno) e per un massimo di 365 giorni. Dunque, considerando l'ingaggio di 1.8 milioni e una paga quello giornaliera di 4931 euro se Pjaca restasse fermo per 6 mesi, la Juventus riceverebbe un indennizzo di circa 900mila euro.

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