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Juve in crisi, Nedved: “Da infarto… e lo sfogo di Agnelli è un pugno in faccia”

L’ex calciatore, oggi dirigente, racconta il brutto momento in casa bianconera e la furia del presidente che, al telefono per oltre un’ora, è apparso deluso e infuriato.
A cura di Maurizio De Santis
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"E' stato come prendere un cazzotto in faccia". Le parole di Nedved al quotidiano della Repubblica Ceca, Sport, rendono bene l'idea della rabbia che c'era nello sfogo del presidente Agnelli dopo la sconfitta della Juventus col Sassuolo. "Il momento è molto negativo, dobbiamo fare qualcosa per tornare a vincere – ha aggiunto -. Eravamo convinti di essere tornati e invece…". Invece, la punizione di Sansone e l'espulsione di Chiellini hanno fatto da zavorra a qualsiasi ambizione di riscatto e rimonta. Il quarto ko in dieci gare di campionato che ha spinto i bianconeri allo sprofondo, fino all'attuale -11 in classifica dalla vetta del campionato, e una prestazione opaca nell'ultimo turno di Champions (solo un pari a reti bianche in casa col Borussia Mönchengladbach) hanno rotto gli argini. Il nervosismo e la delusione che avevano portato il numero uno della ‘vecchia signora' a censurare il 14simo posto in Serie A ("il rinnovamento della squadra non basta per giustificare la situazione", aveva ammesso pochi giorni fa) sono tracimati come fiume in piena. La violenza delle acque s'è abbattuta sull'ex calciatore, da poco neo vice-presidente, e potrebbe travolgere anche il tecnico, Allegri, che si gioca tutto nelle prossime partite, a cominciare dal derby col Torino.

Al telefono fino all'una di notte

Nedved era tornato in patria, a Praga, per ricevere  la Medaglia d'Oro al merito civile della Replubbica Ceca ma quell'atmosfera di festa (personale) e d'orgoglio è stata turbata dalla brutte notizie che arrivavano da Reggio Emilia e poi dalla lunga telefonata con il massimo dirigente durata fino all'una di notte… "Nel corso della cerimonia avevo il telefono spento – ha ammesso l'ex calciatore della Juventus – ma quando l'ho riacceso e ho visto come andava la partita quasi m'è venuto un infarto". Dall'altro capo del telefono e del mondo (Agnelli era negli Stati Uniti) la voce del presidente scandiva il disappunto per il rendimento della squadra, i risultati e la situazione. "Era veramente infuriato, da tanto tempo che non lo sentivo così arrabbiato".

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