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Juan Sebastian Veron, la “brujita” del futbol

L’argentino è uno dei più forti centrocampisti visti sui campi di calcio. Veron ha unito classe e sostanza, qualità e quantità come pochi altri sono riusciti a fare negli ultimi tempi. Ai giornalisti che ne criticavano l’arrivo allo United Ferguson rispose: “Io non parlo con voi. Lui è un cazzo di grande giocatore, voi siete solo dei cazzo di idioti”.
A cura di Vito Lamorte
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Ci sono calciatori e calciatori. Quelli che fanno tanti gol e diventano idoli incontrastati dei tifosi e quelli rimarranno nelle menti di tutti gli appassionati del futbol per la loro classe e il modo di stare in campo. Uno di questi è sicuramente Juan Sebastian Veron. Il calciatore argentino è stato uno dei migliori interpreti di quello che oggi i forbiti commentatori chiamano “tuttocampista”. Nonostante non avesse un gran passo, Veron riusciva a trasformare l'azione da difensiva in offensiva mettendo la palla sui piedi dei compagni a 50 metri di distanza con una semplicità disarmante. Quando lo si vedeva giocare sembrava possedesse un monitor attraverso il quale controllava tutto il campo: un mix di tecnica pura, visione di gioco, coraggio, fisicità, altruismo e personalità. Juan Sebastian è stato un giocatore con pochi eguali al mondo.

Cuore pincharrata

Veron ha come seconda pelle la maglia dell'Estudiantes. Il padre Ramòn è un vero e proprio idolo per tutta la gente biancorossa del Pincha e da tutti viene chiamato "la Bruja", ovvero la strega. Il 9 marzo 1975, giorno in cui nasce il piccolo Juan Sebastian, si disputa il classico Platense tra Estudiantes e Gimnasia, con Juan Ramòn protagonista assoluto ed autore di una rete. Un futuro da predestinato. Ha 5 anni quando viene introdotto nelle giovanili dell’Estudiantes e esordisce in prima squadra all’età di 19 anni. Rimarrà all'Estudiantes fino al 1996, anno in cui il Boca Juniors lo acquista. Con la maglia xeneise gioca una quindicina di partite e mette a segno 4 reti. Purtroppo una di queste la realizza proprio alla squadra del suo cuore. Veron gira una punizione sotto l'incrocio e dopo aver visto la palla insaccarsi abbassa il capoccione e non esulta. Nel frattempo sulle sue spalle c'è un certo Diego Armando Maradona che si congratula per la realizzazione.

Dopo l'esperienza europea tornò nel suo club del cuore nel 2006. Il richiamo della sua patria è troppo forte, quasi impossibile da ignorare. Veron vive una seconda giovinezza e trascina l'Estudiantes alla vittoria di due campionati argentini di Apertura, nel 2006 e 2010, e della Copa Libertadores nel 2009. Viene anche premiato come miglior giocatore sudamericano dell'anno (2008 e 2009). Il calcio argentino è ai suoi piedi. I tifosi lo acclamano perché come dicono loro: "Veron es Estudiantes, Estudiantes es Veron".

Italia, seconda patria

Veron arriva a Genova, sponda Sampdoria, nell'estate del '96 e non ci mette molto a diventare un idolo della gradinata sud. Il primo anno mette a segno 5 reti, tutte di pregevole fatture.

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Dopo la parentesi nella città ligure, la Brujita raggiunge Sven Goran Eriksson alla Lazio che lo aveva indicato a Sergio Cragnotti come giocatore indispensabile per vincere lo scudetto (che arriverà nel 2000). Prima di arrivare a Roma c'è una stagione in maglia gialloblù, a Parma, dove vince una Coppa Italia, una Coppa Uefa e si classifica quarto in campionato mostrando al calcio europeo le sue straordinarie doti balistiche.

L'ultima esperienza con una maglia di Serie A fu con l'Inter di Roberto Mancini. Ad accoglierlo a Milano trova una folta colonia argentina con Zanetti, Burdisso, Cambiasso, Cruz ed il suo grande amico Kily Gonzales. Veron si sente subito a casa e, nonostante qualche infortunio, torna ad esprimersi ad ottimi livelli. I tifosi interisti ricordano con molto piacere il suo gol nei supplementari della Supercoppa di Lega del 2005.

Una Brujita Oltremanica

Nel 2001 Ferguson lo vuole al Manchester United. I red devils lo pagano 77 milioni di sterline, uno degli acquisti più costosi della storia del club. Calca il terreno dell'Old Trafford per due anni, vincendo una Premier, prima di passare al Chelsea di Roman Abramovich. L'esperienza in terra inglese non è positiva a causa dei numerosi infortuni, ma il mediano argentino riesce comunque a fare la differenza, soprattutto in Champions League. Durante il suo periodo nella terra d'Albione qualche giornalista lo criticò pubblicamente ma Ferguson lo difese con una risposta che resterà nella storia del calcio inglese: "Lasciate perdere. Io non parlo con voi. Lui è un cazzo di grande giocatore, voi siete solo dei cazzo di idioti".

Senza infamia e senza lode

Con la maglia dell'Argentina gioca tre campionati del mondo ma non riesce ad essere protagonista. Nel 2002 in Corea e Giappone Marcelo “el Loco” Bielsa gli affida la fascia di capitano, ma l'Albiceleste non supera nemmeno il girone eliminatorio. I suoi migliori successi in nazionale rimangono l’argento olimpico ad Atlanta ’96 e l’argento nella Copa America in Venezuela del 2007.

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Juan Sebastian Veron è uno di quei giocatori che ha unito classe e sostanza, qualità e quantità come pochi altri sono riusciti a fare negli ultimi tempi. Gli infortuni l'hanno frenato in parecchi momenti cruciali della sua carriera ma lui non si è mai fermato, è andato avanti per la sua strada. Veron è stato un vero e proprio condottiero in alcune squadre mentre in altre ha accettato il suo ruolo di motore del gioco e lo ha fatto senza paura. I suoi lineamenti da pirata caraibico sfuggito a mille tentativi di cattura mascherano il genio di quello che è stato tra i più grandi interpreti del calcio argentino, e mondiale, negli ultimi vent’anni.

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