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Italia, Zambrotta: Problema di Cassano era solo Lippi

Gianluca Zambrotta, in vista dei match di qualificazione ad Euro 2012 contro Irlanda del Nord e Serbia, parla della sua esperienza con la nazionale e di Antonio Cassano.
A cura di Giuseppe Senese
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GIANLUCA-ZAMBROTTA

34 primavere senza sentirle; è stato uno dei cardini dell'Italia Campione del mondo a Germania 2006, e da grande campione qual'era in passato, è retrocesso rapidamente ad "ultima scelta": Gianluca Zambrotta, terzino destro ora in forza al Milan, è stato convocato da Prandelli per "mancanza di alternative", ma lui c'è, ed è pronto a dare il suo contributo per la causa.

Nonostante non giochi titolare nell'11 rossonero, il terzino fluidificante non si sente l'ultimo arrivato, ma non è mosso da particolari sensi di rivalsa: «Al Mondiale dissi che non mi sentivo finito quando giovedì scorso Prandelli mi ha chiamato per chiedermi se ero disponibile a tornare, non ho pensato a prendermi particolari rivincite. Ho detto semplicemente sì. Non sono qui per togliere il posto a nessuno, non ho detto che torno e pretendo di giocare. Ma le 100 presenze sono vicine e vorrei raggiungerle»

Per la precisione, Zambrotta è a quota 97 gettoni con la nazionale maggiore, ed ha intenzione di raggiungere il tanto agognato traguardo, quelle 100 presenze che lo catapulterebbero nella storia della nazionale italiana. Eppure Zambrotta s'è calato alla perfezione nella mentalità del gregario, ed ha intenzione di vivere alla giornata, senza illusioni.

Il calciatore comasco, tra l'altro, ha parlato anche di Antonio Cassano, e il suo tormentato rapporto con la nazionale, lanciando un messaggio chiaro e preciso: «Non dipendeva da noi veterani se lui doveva o no venire al Mondiale, in quella occasione la questione riguardava lui e Lippi. I problemi erano tra loro due.» Poi, arrivano le lodi per il talento di Bari vecchia, lanciando un messaggio, raffigurante quasi un fac-simile di quello lanciato nei giorni precedenti da Prandelli, per quanto concerne il momento del calcio italiano: «Ora è qui, e sono contento: è vero che di fenomeni in giro non ce ne sono, ma Antonio, Balotelli e Pirlo dimostrano che il calcio italiano ha ancora talento».

Giuseppe Senese

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