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Italia: Vincenzo Grifo, tra Inter, Baggio e la Bundesliga “Ma mi sento italiano al 100%”

Nato in Germania da italiani emigrati, cresciuto calcisticamente nel Friburgo, sbocciato nell’Hoffenheim, è un regista vecchia maniera che si ispira a Baggio ma che sa giocare anche da ala. Per la prima volta convocato per la Nazionale azzurra: “Mi sento italiano al 100%, tifo Inter”
A cura di Alessio Pediglieri
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Non gioca in Italia ma nell'Italia: Vincenzo Grifo è uno dei nomi nuovi pretesi da Roberto Mancini per questo ennesimo stop a favore delle Nazionali. E in vista del doppio confronto Portogallo-USA tra Nations League e amichevoli, il ct ha sorpreso tutti infilando tra i convocati diverse sorprese tra cui il giocatore dell'Hoffeneheim, di nazionalità italiana.

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Sbocciato al Friburgo, maturato con la maglia dell’Hoffenheim, nato e cresciuto in Germania ma al cento per cento italiano, da genitori emigrati e adottato dal calcio della Bundesliga. Un centrocampista trequartista, un regista vecchia maniera, ma anche ala se occorre, che sta facendo talmente bene che Mancini non ha voluto aspettare oltre: a 25 anni c'è l'età per fare il salto di qualità e osare.

Tra Inter, Milan e Baggio

Per Grifo l'Italia e il suo calcio sono i punti di riferimento. Dall'Inter – la squadra di famiglia in un derby coi fratelli, rossoneri – a Roberto Baggio l'idolo assoluto del 25enne nato a Pforzheim. Perché proprio il Codino di Caldogno è stata la prima ispirazione calcistica di Grifo, al quale si è immedesimato per giocare in mediana dietro le punte: "Baggio è stato un esempio per me e già da piccolo lo seguivo, quando mio nonno mi regalò la sua maglietta. Da quel momento in poi ho iniziato ad amarlo”.

Mia mamma è di Lecce, mio papà è invece siciliano. Anni fa sono venuti in Germania e io sono nato lì ma mi sento al 100% italiano

Un ‘dieci' che sa giocare in fascia

Ma Grifo è anche più eclettico di Roberto Baggio, un dieci anomalo, che ha imparato nelle sue esperienze tedesche a muoversi anche in altre posizioni, laterali, sfruttando velocità e abilità tecnica: "ero un ‘dieci’, giocavo dietro le punte. Come un trequartista, anche se più avanzato. Al Friburgo ho giocato invece largo a sinistra: lì ho imparato a migliorare il mio uno-contro-uno e a tirare meglio, sia in porta che nei cross.

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