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Italia, Prandelli: “Immobile come Paolo Rossi”

Il Commissario tecnico dopo il caso Chiellini, difende il codice etico e contrattacca: “In Italia c’è troppa faziosità”
A cura di Marco Beltrami
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Come da previsione, le preconvocazioni di Cesare Prandelli per i Mondiali 2014 hanno fatto molto discutere. Il tempo delle chiacchiere e delle polemiche sugli esclusi però è finito, con il conto alla rovescia per l’inizio dell’avventura azzurra che è entrato nel vivo. Nel frattempo il Ct dell’Italia è tornato a fare il punto sulle convocazioni regalando spunti interessanti soprattutto sui motivi che lo hanno portato a fare determinate scelte. A partire da quella di Ciro Immobile, il bomber in comproprietà tra Juventus e Torino oggetto dei desideri del Borussia Dortmund. Il mister di Orzinuovi sfodera un paragone importante per il capocannoniere della nostra Serie A: “Ha fatto tanti gol e queste sono le risposte giuste a quelli che dicevano: “E’ un ragazzo”. Fino a dieci mesi fa nessuno lo considerava, lui con caparbietà è diventato protagonista. – ha dichiarato Prandelli in forum nella redazione della Gazzetta dello Sport – Nella storia dei Mondiali ci sono degli attaccanti con percorsi simili: penso a Paolo Rossi, a Schillaci. Tutti devono capire che uno può giocare solo una partita, ma può essere “la” partita".

Fiducia in Giuseppe Rossi. A proposito di attaccanti Prandelli ha fiducia anche su Giuseppe Rossi. L’attaccante che ha saltato gran parte della stagione, ha dimostrato con il suo recupero di voler partecipare a tutti i costi alla kermesse brasiliana: “L’ho convocato perché quattro mesi e mezzo fa, prima dell’infortunio, era capocannoniere della Serie A e lo è rimasto qualche settimana ancora dopo essersi fatto male, segno che stava compiendo qualcosa di straordinario. La sua chiamata è un messaggio per tutti: se uno vuole una cosa e lotta e fa fatica per quella cosa, merita una chance. Un po’ quello che fece Lippi con Totti nel 2006. Rossi è un campione anche di comportamento, il che non significa che sarà di sicuro fra i 23”.

Cassano sì, Totti no. Ci sarà Cassano, protagonista di un grande Europeo 2 anni fa, ma non Totti. Il capitano della Roma ha disputato la solita grande stagione, ma il Ct dell’Italia ha preferito puntare sui giovani: “Cassano? Quando un giocatore riesce a riproporsi in modo positivo e a rimettersi in gioco, è come se cancellasse tutte le negatività. I numeri sono numeri: al di là del suo orgoglio e delle sue motivazioni, in fase realizzativa e a livello di ultimo passaggio Cassano è stato qualche metro più avanti rispetto agli altri. Può darsi che possa ancora giocare sul centrosinistra, ma da finto nove mi piace molto: anche assieme a Balotelli. Donadoni è stato bravo a costruirgli questo ruolo. Già due anni fa gliel’avevamo chiesto in Nazionale, ma allora lui era perplesso. Cassano o Rossi? Nessuno è legato a nessuno: ora avremo dieci giorni di lavoro fisico dai quali mi aspetto risposte anche scientifiche, senza dovermi basare solo sulle sensazioni. Potrebbero venire anche tutti e due: non escludo nulla. Quale grande vecchio avrei convocato come jolly? Facile: Totti. Ci ho pensato, prima dell’infortunio aveva dati straordinari . Poi sono esplosi i più giovani e il futuro è loro"

Su Balotelli. Quando si parla di attaccanti è impossibile non spendere parole per Mario Balotelli. Prandelli conferma le parole del presidente del Milan con SuperMario che dovrà lavorare per giocare in una posizione più vicina alla porta, in modo da segnare con maggiore continuità: "Rispondo con i dati, di presenze e gol: in campionato Mario ha segnato 14 gol, è stato praticamente sempre davanti e spesso da solo, anzi da solo ha giocato le sue migliori partite. Con la palla a noi deve stare là, in area, non deve venire incontro, e in questo ha ragione Berlusconi. Se a star là per 10 minuti si annoia, pazienza: deve restare concentrato sui movimenti giusti. A me non frega nulla che la punta venga fino a metà campo, e i miei centrocampisti non devono assecondare questo movimento, a costo di non dargli la palla".

Italia faziosa. In conclusione un chiarimento sulla questione “codice etico” tornata alla ribalta dopo il caso Chiellini. Prandelli non usa mezzi termini: "Lo specchio di un Paese in cui tutti sono contro tutti. Il codice etico nacque quattro anni fa e quando Balotelli, che allora era al Manchester, venne espulso, io decisi di convocarlo senza aspettare il giudice sportivo inglese, perché per me Mario non aveva commesso alcun tipo di violenza. Nessuno disse nulla o creò problemi, forse perché il giudice era inglese. In Italia c’è troppa faziosità, questa è l’Italia".

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