Italia, Macalli duro su Agnelli: “Ringrazi il suo cognome, senza quello lavorerebbe al tornio!”

Più che calcio, sembra un incontro di wrestling americano: uno di quelli dove, a volte, volano anche le sedie. Il problema è che, mentre negli States è tutta finzione, qui da noi è tutto terribilmente vero. Complice il doppio addio di Prandelli e Abete, il clima intorno alla Figc si è fatto irrespirabile. Dopo le dichiarazioni di Barbara Berlusconi ed Andrea Agnelli, entrambi favorevoli ad uno svecchiamento del sistema calcistico italiano e contrari alla candidatura di Carlo Tavecchio, è arrivata la durissima risposta di Marco Macalli, presidente della Lega Pro, al presidente bianconero: "Io lavoro, produco e pago le tasse – ha tuonato a margine dell'apertura del calciomercato a Milano – Lui e la sua famiglia hanno spolpato l'Italia. Non sono unti dal Signore, hanno solo il cognome e senza quello forse andrebbero in un tornio ogni mattina. Io mangio a casa mia, non mangio con i soldi del governo italiano".
Macalli, 77 anni e nuovamente a capo della Lega Pro dal 2012, ribadisce il suo fermo appoggio alla candidatura di Tavecchio e spara "a zero" su tutti i club di Serie A: "In questi giorni la democrazia è stata calpestata, ora mi stanno scocciando – tuona Macalli – Uno si presenta col programma e chiede i voti. Se li prende governa sennò va a casa. Quelli che oggi ci vogliono dare lezioni sono gli stessi che hanno bloccato il calcio italiano per anni. La Serie A, per un anno e mezzo, ha disertato il consiglio federale perché voleva più stranieri, oggi ci fa la lezione. Parlano perché devono dare aria alla bocca. L'idea delle seconde squadre? Le società di Serie A diano a noi i loro salumi – conclude Macalli – Pagando, li faremo stagionare bene!"