Italia lenta e imprecisa: Chiesa non basta, perché Zaniolo in panchina per 80 minuti?
Non migliora il gioco, peggiora il risultato. Dopo la vittoria contro la Spagna, arriva una sconfitta contro una Polonia che fa poco altro se non difendersi con tutti gli uomini dietro la linea della palla e sfruttare l'unica vera occasione per firmare la seconda vittoria del suo cammino europeo. All'Italia manca velocità nella circolazione di palla, mancano i cambi di gioco di Barella e la precisione davanti: troppo pochi 5 tiri in porta su 27 tentati. La rete giustamente annullata a Orsolini a fine primo tempo, la traversa di Pellegrini nella ripresa, aumentano i rimpianti di un'Italia sconfitta, comunque, soprattutto per demeriti propri.
La Polonia difende con un compatto 4-5-1
Il 4-3-3 polacco diventa un 5-4-1 in fase di non possesso. Il ct Czesław Michniewicz opta per un aumento della densità in mezzo e tiene Bielik, difensore del Charlton che ha intercettato 2 palloni e distribuito 74 passaggi contro il Belgio, come mediano che si abbassa tra i due centrali per dare avvio all'azione. In risposta, Di Biagio chiede a Chiesa e Orsolini di rimanere larghissimi per andare all'uno contro uno in campo aperto. Sono loro a creare le prime due chances azzurre, e non è un caso La Polonia pressa bassa, tiene il solo Kownacki, attaccante di movimento da 1.3 tiri di media ogni 90′ in Bundesliga al Fortuna Dusseldorf, sopra la linea della palla. Aspetta la Polonia, che fatica nell'uscita bassa. I centrali, ben pressati da Orsolini e Cutrone a suo agio nei movimenti fuori linea, appaiono più lenti nel portare su il pallone.
La Polonia, con una sola punta e le due linee molto schiacciate, faticano a verticalizzare con velocità: al primo pallone messo alle spalle dei nostri difensori, però, Kownacki si allarga e crossa, sulla seconda palla è libero per tirare dal limite Bielik, che dopo un quarto d'ora avanza il raggio d'azione come mezzala destra. Sono queste le situazioni in cui l'Italia può andare in difficoltà, sui ribaltamenti veloci che allargano la difesa, se non c'è la rapida copertura di uno dei centrocampisti sull'eventuale linea di tiro.
Mandragora e Chiesa i riferimenti azzurri
A centrocampo l'Italia chiude bene gli spazi con Barella e affida la regia chiaramente a Mandragora. Serve pazienza agli azzurrini contro una squadra che si copre con dieci uomini. I lanci da dietro verso l'area non sempre funzionano, nonostante i generosi movimenti di Cutrone. Il Dall'Ara spinge l'Italia, gli sporadici "Polska, Polska" dei tifosi polacchi presenti in buon numero faticano a contrastare la superiorità del tifo azzurro. Tuttavia, in campo, l'Italia si allunga e incontra più difficoltà nel mantenere velocità di circolazione del pallone e di esecuzione delle trame di gioco. E' più scolastica l'Italia, Barella e Mandragora (30 palloni toccati in 22 minuti) non ricorrono spesso al cambio di gioco che pure ha permesso alla squadra di Di Biagio di prendere in mano la partita contro la Spagna nel secondo tempo. Gli azzurri faticano anche di più ad accorciare nelle transizioni e producono poco nel primo quarto di partita, a parte una conclusione imprecisa di Pellegrini, sempre attento a inserirsi in area senza palla.
Nelle rare iniziative del primo tempo,la Polonia si distende con Kownacki a tutto campo che prova a orientare anche la prima linea di pressing, e Jagiello a pendolo: parte mezzala e poi si allarga per andare a occupare il corridoio dal lato di Dimarco.
Nel primo quarto di partita, l'Italia completa 95 passaggi in avanti e 51 all'indietro, distribuisce il doppio dei palloni degli avversari negli ultimi trenta metri, ma ne ricava un solo tiro in porta. Di Biagio chiede a Mandragora di cercare maggiormente la verticalizzazione veloce alle spalle del centrocampo. Come già successo contro la Spagna, l'Italia è molto sbilanciata verso sinistra nella circolazione di palla contro la Spagna. Proprio in quella zona di campo si genera la prima grande occasione della partita, ma Grabara chiude sul primo palo su Chiesa.
L'Italia spreca, Bielik punisce
Il gioiello della Fiorentina gode di una certa libertà sul primo tempo di gioco, vista la linea difensiva piuttosto stretta della Polonia. In ripiegamento, i polacchi portano tanti uomini a protezione della porta, ma scoprono la zona al limite dell'area: ed è lì che direziona due passaggi chiave per le conclusioni imprecise di Mandragora prima e Barella poi.
Le tante occasioni mancate alla fine si pagano. Bielik si coordina su su una punizione respinta e porta così la Polonia in vantaggio. Il gol annullato a Orsolini cancella la gioia azzurra per il possibile pareggio ma traccia una strada. Nel suo stadio, è rientrato velocemente da destra, ha fintato la conclusione a giro per cercare invece il primo palo: con il movimento in appoggio di Cutrone a portar via uno dei centrali e allargare la visuale della porta, questo schema può rivelarsi decisamente pericoloso. All'Italia restano i 14 tiri totali nel primo tempo, due in più di quelli tentati in tutta la partita contro la Spagna, e uno svantaggio da rimontare.
Cambio forzato, dentro Kean
Orsolini, colpito alla spalla all'inizio del match, resta in spogliatoio all'intervallo: dentro Kean. Il gioco inizia a fluire anche dal lato destro. Il talento della Juve parte largo e poi si accentra da seconda punta a occupare quello spazio fra le linee che Pellegrini e Barella non presidiano con continuità. Restano preziosi i movimenti in area di Cutrone che protegge palla, appoggia indietro, libera compagni al tiro: sfortuna e precipitazione, però, non sono certo i migliori alleati degli azzurri. Davanti, comunque, l'Italia continua a dipendere tanto da Chiesa che presto si inverte con Kean, spostato a sinistra per rientrare e tirare con più frequenza.
Di Biagio cambia anche Mandragora con Tonali: tatticamente cambia poco con l'ingresso del dinamico play del Brescia. Il ct polacco toglie Jagiello e inserisce l'ala destra Michalak, per sfruttarne la velocità nelle transizioni, un fattore già decisivo nella rimonta contro il Belgio.
Entra Zaniolo, cambia poco
La necessità di accelerare la circolazione di palla per provare a disallineare una Polonia estremamente chiusa porta anche a qualche imprecisione di più in uscita. Gli azzurri, comunque reattivi nelle transizioni negative a riprendere posizione per andare al recupero del pallone, rifluiscono come le onde sugli scogli davanti al muro polacco. La manovra è troppo lenta, l'Italia accumula cross ma non riesce a entrare in area. E qu
Quando la Polonia si distende in contropiede, la lunghezza della squadra rende la fase difensiva più affannosa, disordinata. Così gli azzurri corrono tanto ma a vuoto, male, aumentano la stanchezza e le distanze fra le linee, diminuisce l'efficacia.
Lo spunto singolo, per certi versi occasionale, di Pellegrini che da fuori prende in pieno la traversa, scuote un po' l'Italia. Kean svaria, si muove bene sul centro destra e crossa sul primo palo dove viene a galleggiare Cutrone, che parte sul secondo e taglia dentro. Zaniolo entra a 10′ dalla fine, ma davanti ormai l'Italia cammina. Il finale è segnato.