Italia-Germania 1-1, i tedeschi e il complesso Italia
Il complesso Italia potrebbe tranquillamente essere certificato al prossimo meeting internazionale di psicopatologia. E' una patologia atavica e perniciosa che colpisce preferibilmente le formazione calcistiche, per poi trasmettersi cia etere ad un intera nazione. Si manifesta inesorabile allorchè il fato metta davanti la squadra malata davanti al suo spauracchio, l' avversario che, puntualmente, le da scoppole d anni.
Parliamo di nazione perché quello che vivono oggi in Germania ha tutta l'aria di una paura collettiva.
Cosi almeno lo interpretano i giornali tedeschi."Jogi, perchè non possiamo farla fuori?". Titola la Bild all'indomani del
pareggio Italia -Germania 1-1 , alludendo ad un trito quanto triste gioco di parole, l'Italia patria della pasta.
Il tabloid, che incorpora più di ogni altro l'attitudine al rosicamento dei nostri amici teutonici (noi preferiamo altri sentimenti, fede nella cabale, fatalismo, ossessione del complotto) parte da questa domanda-titolo rivolta al ct della Germania, Joachim Loew, per spiegare l’ennesimo rinvio al successo sull'Italia: stavolta non è un'occasione importante e mondiale come la semifinale dell'Azteca, la finale di Madrid, la semifinale di Dortmund, ma il risultato è lo stesso. Inoltre questa nazionale è una delle migliori degli ultimi vent’anni per talento ed organizzazione, mentre la nostra è poco più che un embrione di squadra appena nata dal crollo del Sudafrica. "Peccato, ragazzi", scrive il giornale, ricordando corsi e ricorsi storici maledetti: qui alle semifinali del 2006, nello stesso stadio di Dortmund, i tedeschi avevano perso contro gli italiani: "L'ultimo nostro successo risale a 16 anni fa" ricorda la Bild
Il Berliner Zeitung dedica ampio spazio all'amichevole di ieri sera e titola in prima pagina: "Ancora solo un pareggio" rimarcando l’ennesima occasione mancata per stendere i pizzaioli, sintomo di un complesso di inferiorità antipatico ma purtroppo registrabile tra le fila dei calciatori tedeschi( e fra il pubblico, come hanno dimostrato i fischi al nostro inno). Ma il giornale non ha dubbi: "Prima o poi batteremo l'Italia"
Consigliamoli uno psicologo, non troppo bravo però