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Italia, De Biasi: “Meno videogiochi, più calcio. Dovete tornare a sfornare talenti”

Passata la nottata di San Siro, sull’Italia del calcio s’abbatte il giudizio del tecnico italiano dell’Albania: prossimo avversario azzurro a Genova. Secondo l’ex allenatore di Udinese e Torino, il nostro calcio non produce più talenti come un tempo.
A cura di Alberto Pucci
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Genova è pronta per riabbracciare gli Azzurri e anche un vecchio amico del calcio italiano: Gianni De Biasi. Dopo la sfortunata esperienza del 2010 a Udine (l'ultima in Italia), il tecnico trevigiano è alla guida della selezione albanese dal dicembre 2011. Un'esperienza che, fino ad ora, si sta rivelando positiva nonostante la mancata qualificazione allo scorso Mondiale brasiliano. Per De Biasi, reduce dalla storica vittoria contro il Portogallo e passato lo spavento di Belgrado, ci sarà ora il test contro l'undici di Antonio Conte, appena arrivato nel capoluogo ligure dopo la battaglia di San Siro contro la Croazia. Presente al "Meazza", insieme ai suoi ragazzi, il tecnico ha commentato il lavoro di Antonio Conte: "Alla sua squadra do un voto alto, dire un 8 – ha spiegato De Biasi – Non era facile dopo il Mondiale, ma Antonio è arrivato subito con la sua grinta e le sue idee. Contro la Croazia ha avuto qualche problema, ma la sua squadra si è trovata di fronte un avversario organizzato. Dieci punti in 4 partite è comunque una buona". Tra poche ore toccherà alle "aquile rossonere" tentare di rovinare la serata agli Azzurri: "Dovremmo cercare di fare una partita intelligente senza strafare – continua il ct – Dobbiamo essere umili e non montarci la testa in caso di risultato magari inatteso".

La ricetta per uscire dalla crisi – Il calcio italiano, visto da oltre confine, fa sempre un certo effetto. E' di questo avviso anche De Biasi che, dalla "sua" Albania, è riuscito ad avere una visione chiara di quelli che sono i problemi che attanagliano il nostro movimento: "Il nostro calcio non produce più talenti come una volta – analizza De Biasi – Ci siamo adagiati sulla ricchezza: troppi videogiochi e poco calcio in strada. Se i talenti nascono nelle favelas argentine o brasiliane, dove si corre in 30 dietro un pallone, un motivo ci sarà". Dopo il brutto spettacolo visto a Milano ("Credo che gli ultras croati volessero ritagliarsi un ruolo da protagonisti"), il tecnico tende la mano ai suoi connazionali: "Per noi sarà davvero un'amichevole, visto che la maggior parte degli albanesi tifa Italia e segue il campionato di Serie A. La mia squadra cercherà di fare bella figura, è in crescita ma ci vuole ancora tempo per raggiungere determinati livelli". Un progetto "sposato" dalla federazione albanese che, dopo aver prolungato il contratto fino al 2015, pare pronta ad estenderlo a dopo i campionati europei del 2016. La condizione? Centrare la storica qualificazione e volare in Francia per sfidare, a testa alta, i mostri sacri del calcio.

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