Inter con furore ma per un tempo, una “mezza Juve” pareggia a San Siro
Un primo tempo da grande squadra, un secondo di contenimento e timori finali. L'Inter ha molto più da chiedere della Juve a questa partita, ma l'orgoglio ferito dei bianconeri può più della comprensibile asimmetria negli incentivi alla vittoria. Il pareggio lascia all'Inter crescenti chances di qualificarsi per la Champions League, alla Juve le solite sicurezze sulla capacità di invertire le partite soprattutto in Italia e ai tifosi una bella partita.
I numeri della partita
L'Inter inizia bene ma dopo il primo tempo si perde. I 15 tiri a 10 traducono una superiorità più evidente nei primi 30-35 minuti poi via via più sfumata, più incerta, al mutare dei ritmi e delle condizioni anche prima del pareggio di Cristiano Ronaldo. I nerazzurri completano più passaggi, anche nella trequarti avversaria (137 a 126), tentano due cross in più e vincono quattro contrasti in più (19 a 15). La centralità di Brozovic, chiara nei 90 passaggi (recordman fra tutti i giocatori in campo), 32 in più di Pjanic, il più coinvolto tra i bianconeri, si estrinseca prevalentemente negli scambi con i difensori. Scambia 38 volte con Asamoah, riceve in 16 occasioni da Skriniar, poi certo porta palla e direziona 24 passaggi nella trequarti offensiva. Ma la frequenza dei suoi tocchi in una zona più difensiva diventa lo specchio di un'Inter che col passar del tempo si ripiega ma allo stesso tempo perde di brillantezza nel ribaltamento dell'azione perché attaccata presto fra le linee.
Brozovic cerniera, Emre Can a tutto campo
Spalletti chiede a Brozovic di agire da equilibratore di un centrocampo chiamato a duellare quasi uno contro uno e ad appoggiarsi per l'ampiezza sulle sovrapposizioni dei terzini. L'esigenza dei blocchi individuali in mezzo si manifesta per la copertura fluida del campo della Juventus, che difende a quattro e imposta a tre con Emre Can coinvolto nelle due fasi in posizioni diverse, assecondando l'intuizione che si è rivelata determinante per la rimonta nel ritorno di Champions contro l'Atletico Madrid a Torino.
L'Inter inizia meglio, cerca la profondità nei corridoi interni, Politano cerca con insistenza il cross incrociato sul secondo palo, uno schema abituale con un centravanti come Icardi. Palloni che spesso arrivano da Politano e vanno a stimolare il mismatch tra l'ex capitano e l'ex Cancelo, non sempre pulito e disciplinato nelle letture preventive sulle diagonali. Il portoghese, anello debole della difesa bianconera, viene messo di frequente sotto pressione anche su corner e calci di punizione, spesso direzionati con traiettoria alta nella sua zona per stimolare la sfida aerea con Icardi o Brozovic, per inseguire una conclusione o una sponda verso il centro dell'area. Serve però un'intuizione da fuori di Nainggolan, un capolavoro di coordinazione e precisione, per sbloccare la partita.
Prodezza di Nainggolan, Allegri vira sul 4-4-2
Il suo secondo gol alla Juve in carriera premia un'inizio di partita incoraggiante del belga, che si muove con certa libertà in avvio. Va in appoggio negli spazi di mezzo, porta a schiacciarsi il centrocampo bianconero. Matuidi, nelle indicazioni di Allegri, resta sulle tracce di Vecino, cui Spalletti demanda un ruolo di regista con compiti di bilanciamento nelle due fasi. La Juve non pressa alta in apertura di partita, l'Inter riesce a far uscire il pallone dalla difesa con una certa tranquillità. Il mediano basso riesce a formare il rombo con i due difensori centrali e a trovare poi l'uomo libero per passare dalla circolazione difensiva alla proposta offensiva.
La difficoltà iniziale nell'andare a spezzare le prime due linee nerazzurre spinge Allegri a distendere la Juve dopo un quarto d'ora secondo un 4-4-2 più classico pur con una coppia d'attacco come Bernardeschi e Cristiano Ronaldo che favoriscono tagli fuori linea e dialoghi nello stretto ma richiedono inevitabilmente più inserimenti da dietro. La ricerca di una maggiore densità fra le linee alle spalle del centrocampo dell'Inter diventa uno strumento per spezzare il trio di centrocampo con l'obiettivo di aumentare la porzione di campo da coprire per Brozovic.
Inter, gioco corto e ricerca degli spazi
L'Inter, che mantiene una maggiore presenza nella metà campo avversaria, al gioco corto alterna i lanci lunghi per superare il centrocampo e mettere Icardi nello spazio contro i centrali bianconeri. Da una situazione simile, con un passaggio troppo prevedibile però verso il centro, nasce una possibile occasione per il raddoppio e un calcio d'angolo che esacerba l'affanno della Juventus nel rispetto dei blocchi sui calci da fermo per l'Inter.
La squadra di Allegri fa leva sulla fluidità, sugli interscambi fra Bernardeschi, Cristiano Ronaldo, che defila il raggio d'azione verso la corsia di sinistra, e Cuadrado, generoso nella ricerca degli spazi all'interno. La generosità a tutta fascia di Alex Sandro non cambia gli equilibri nel finale di primo tempo.
I numeri del primo tempo
L'Inter all'intervallo ha completato 26 passaggi in più, anche se il finale più di contenimento rende superiori i tocchi dei bianconeri negli ultimi 30 metri: 6 a testa per Cuadrado, Pjanic e Cancelo, un dato che spiega perché i nerazzurri cerchino il mismatch con il portoghese nel ribaltare l'azione. La squadra di Spalletti insiste in un fraseggio corto per portare il pallone dalla propria area verso la difesa avversaria, e lo dimostrano i 40 passaggi di Skriniar, i 26 di Asamoah e i 25 di Brozovic. Nainggolan contribuisce al vantaggio con il gol, due tiri, 6 palloni distribuiti negli ultimi 30 metri e due contrasti. L'Inter chiude con più passaggi, più tiri, più corner: un vantaggio non solo aritmetico.
Secondo tempo: la Juve spinge di più
Si fa male Alex Sandro in avvio di ripresa: entra Spinazzola. Emre Can rimane comunque "a pendolo" tra l'appoggio ai due centrali e il supporto agli attaccanti. La Juve comunque mantiene la linea a quattro e il nuovo entrato interpreta, come il brasiliano, il ruolo di terzino d'attacco a tutta fascia. L'Inter aspetta, chiude gli spazi, ripartono con calma anche se come nel primo tempo i nerazzurri riescono a far uscire il pallone dalla difesa con il gioco di passaggi rasoterra. Se Vecino e Brozovic cuciono il gioco, Nainggolan nei primi minuti del secondo tempo si vede meno e questo un po' spezza il centrocampo dell'Inter.
La presenza offensiva dei nerazzurri si palesa nel doppio scambio con Brozovic che porta Perisic a rientrare e cercare la porta da fuori al 58′ manifesta l'intenzione sempre chiara di tenere l'ala croata in una posizione più stretta, più interna, proprio per cercare la superiorità numerica fra le linee alle spalle del centrocampo juventino.
Entra Kean per Matuidi, la Juve avanza
L'ingresso di Kean per Matuidi cambia immediatamente la configurazione dell'attacco della Juve. L'effetto collaterale è il gol numero 600 con i club di Cristiano Ronaldo: un sinistro in corsa sul primo palo dopo che De Vrij finisce allontanato dal centro dell'area dal movimento di Pjanic che si allarga, protegge palla e appoggia dietro per il portoghese.
La prestazione di Cristiano Ronaldo fino al momento del gol del pareggioCon il punteggio in equilibrio e un ulteriore elemento offensivo come Kean a scombinare le letture preventive dell'Inter, è la Juve a ricercare una maggiore ampiezza nella fase di costruzione dell'azione. Spalletti prova a disarticolare il possesso bianconero, ad aumentare la possibilità di gestione del possesso anche a basso ritmo con Borja Valero per Nainggolan e lo spostamento in avanti di Vecino. Ma la squadra di Allegri ha ormai preso il controllo del gioco e occupa stabilmente gli ultimi trenta metri costringendo i nerazzurri a stringersi e schiacciarsi.
L'Inter, che non perde dopo essere stata avanti di un gol dalla sfida di ritorno proprio contro la Juve nella sfida di ritorno della scorsa stagione, prova a risalire col pallone attraverso le ultime due mosse dalla panchina: Joao Mario per Politano e Lautaro per Icardi. Ma non ci sono energie per invertire il corso della partita.