Insulti, razzismo, devastazioni: è tornato il marcio del calcio. Non solo per colpa del tifo

Purtroppo si è ritornati a parlare di calcio descrivendone il lato peggiore, fatto di un tifo becero da stadio, di una stampa e un giornalismo costituito da ultrà travestiti da inviati, di atti di vero e puro teppismo all'interno degli impianti sportivi poi strumentalizzati alla bisogna da una o dall'altra parte in causa.
Il tutto incastonato in un campionato che, giunto all'ottava giornata, sta regalando il consueto spettacolo fatto di gol, risultati a sorpresa e nuovi protagonisti. Lo spettacolo deve continuare, "the show must go on", si dice in questi casi. Ad ogni costo. Eppure davanti a ciò che è accaduto tra Torino e Livorno, sabato, si necessiterebbe di un momento di pausa e nuova riflessione. Prima e durante il big-match di sabato pomeriggio allo ‘Juventus Stadium' è andato in scena il peggio del peggio tra tifosi e stampa. Quasi contemporaneamente all'"Ardenza" durante Livorno-Verona di serie B dalla curva scaligera si sono innalzati cori vergognosi contro Morosini. Due episodi differenti ma con elemento che li accomuna davvero preoccupante: razzismo e stupidità, elementi che da sempre vanno a braccetto e che creano danni a volte irreparabili.
Ci riferiamo all'episodio che ha coinvolto la Rai piemontese in un servizio pregara in cui sono andati in onda cori razzisti al grido "Vesuvio lavali tutti" e si è passati ad un imbarazzante "[i napoletani] sono come i cinesi dappertutto e li si distingue elegantemente dalla puzza". Il Comitato di redazione della sede regionale della Rai di Torino è intervenuta subito, dissociandosi e cercando di dare un senso a ciò che un senso non può avere.
"Il Cdr si è scusato con i telespettatori" per gli "apprezzamenti irrispettosi nei confronti dei tifosi napoletani" hanno fatto sapere dalla rai di Torino, sottolineando "come anche il collega protagonista dell'episodio abbia riconosciuto di essere incorso in un incidente dovuto alla fretta con la quale ha dovuto montare il servizio". Una decisione ‘doverosa' da parte della testata piemontese ma non sufficiente. Ora si attende anche una presa di posizione forte dell'Ordine Nazionale dei giornalisti che ha già detto di volere intervenire con sanzioni disciplinari nei confronti del giornalista e della testata della Rai.
Il palcoscenico è l'"Ardenza" per il match di serie B Livorno-Verona, molto sentito per una rivalità storica tra le due piazze. I veneti guidati da Mandorlini vinceranno la gara dando una lezione di gioco agli amaranto ma la follia sugli spalti di pochi rovinerà la festa di tutti e così l'importante successo del Verona passerà alla storia solamente per i vergognosi cori di un gruppo di ‘tifosi' dell'Hellas contro PierMario Morosini, il centrocampista del Livorno morto il 14 aprile scorso a Pescara per un arresto cardiaco.
"Da parte nostra e del sindaco Tosi continueremo la battaglia per avere stadi puliti, dove possono andare le famiglie. Sabato c'erano 700 tifosi, stiamo parlando di pochi deficienti, 10-15 al massimo" ha sottolineato il presidente dell'Hellas Maurizio Setti, dissociandosi dall'imbarazzante avvenimento. Ma adesso cosa accadrà? La solita multa, forse la diffida del campo, un paio di gare a porte chiuse, trasferte vietate, il Daspo per gli identificati. E poi? Il ritorno alla ‘normalità', fino al prossimo caso, al prossimo insulto, al prossimo coro esecrabile.
Ha individuato bene il problema Demetrio Albertini, vice presidente federale, da sempre attento a queste delicate situazioni.
"In Italia manca la cultura sportiva che invece c'è in altri Paesi. La cosa meravigliosa del calcio è lo spettacolo e bisognerebbe andare con l'intento di tifare la propria squadra e creare emozioni ma, soprattutto, di rispettare gli avversari e i tifosi".
Ciò vale anche per la stampa sportiva che si nutre e si alimenta del gioco del calcio.
Se anche l'informazione – che da sempre è uno strumento per educare e insegnare – perde il suo essere e si trasforma in teppismo come si può pretendere di debellare la parte marcia dei tifosi?
"Non bisogna essere abituati solo alle punizioni. Bisogna agire duramente contro queste persone: non basta abituarsi alla multa o all'ammenda – ha sottolineato ancora Albertini – Bisogna indignarsi e pensare di poter fare qualcosa".
E che allora che qualcosa si faccia. E da subito.