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Indagine dell’Antitrust europea sulla fiscalità di vantaggio per Real e Barça

Lo status di società no profit garantisce ai due maggiori club iberici benefici fiscali reputati dalla Commissione sbilanciati a fronte dell’enorme giro d’affari generato.
A cura di Maurizio De Santis
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Diciassette milioni all'anno per cinque stagioni a Cristiano Ronaldo, altri 120 da mettere sul piatto per strappare Gareth Bale al Tottenham. Una fiume di denaro che se da un lato ha lasciato ‘insensibile' (per adesso) la Uefa e il suo fair play finanziario, dall'altro ha acceso i riflettori sia sulla ricchezza patrimoniale e sia sui benefici fiscali che hanno fatto anzitutto del Real Madrid una super potenza economica nell'industria del calcio. Brand e pallone, business incredibile: secondo la rivista Forbes i ‘blancos' sono in cima alla classifica del franchise sportivo più prezioso, con cifre da capogiro che arrivano a toccare un valore di mercato pari a 3,3 miliardi di dollari. Alle loro spalle ci sono il Manchester United (3,17 miliardi di dollari) e i rivali di sempre del Barcellona (2,6 miliardi di dollari). Basterebbero questi numeri a giustificare operazioni di calciomercato da mille e una notte, (quasi) alla pari della capacità finanziaria degli sceicchi e dei magnati russi che hanno invaso il mercato delle squadre di club. Il rapporto di Deloitte & Touche (come si evince dalla scheda compilata da una delle più grandi Agenzie internazionali di revisori dei conti) arriva a ulteriore conferma: le ‘merengues' hanno un fatturato di 512 milioni di euro, a fronte dei 483 dei catalani, cui non bastano la popolarità di Messi e Neymar per scalfire il dominio dei madrileni. E le italiane? Nella speciale classifica dei ‘ricchi' ci sono anche quelli che piangono: ottavo il Milan (un gradino in meno rispetto al rapporto più recente), mentre Juve (10/a) e Napoli (15/o) hanno guadagnato qualche posizione in virtù anche degli introiti relativi ai risultati delle ultime stagioni.

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La fiscalità di vantaggio. Manna che cade dal cielo per le società spagnole, in particolare per Real Madrid e Barcellona che pagano allo Stato in percentuale meno tasse rispetto a un'azienda di pulizie iberica: il 25 per cento appannaggio dei due club rispetto alla soglia del 35 per cento. Nell'aprile scorso l'Antitrust europea ha acceso i riflettori su quest'anomalia ‘perfettamente' legale. Real Madrid e Barcellona (accanto a loro ci sono anche Athletic Bilbao e Osasuna, anche se con un giro d'affari notevolmente inferiore) sono società sportive senza scopo di lucro, di proprietà dei loro soci. Uno status che consente numerose altre esenzioni che diversamente graverebbero sia sulle imposte societarie, sia sul patrimonio.

‘Aiutino' di Stato. E' questo il filone da cui è scaturita l'inchiesta della Commissione Europea: un presunto accordo ‘vantaggioso' con il Comune di Madrid per l'acquisto dei terreni (edificabili) intorno allo stadio Bernabeu e il cui valore di mercato nel corso degli anni ha subito variazioni a singhiozzo. Ma l'obiettivo, più in generale, è dimostrare che non si può definire una società senza scopo di lucro una come il Real Madrid o qualsiasi altro club in grado di generare un giro di affari che sfondi il tetto dei 500 milioni di euro.

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