Incredibile Amburgo, in oltre 50 anni mai retrocesso in B

Mai retrocesso in Serie B, la Zweite Liga tedesca, in oltre 50 anni della sua storia: 52 e rotti, a voler esser precisi. L'orologio del Volkparkstadion scandisce il tempo che trascorre inesorabile per tutti (calciatori, allenatori) non per l'Amburgo, società anseatica che dall'anno della sua fondazione a oggi non ha conosciuto l'onta della disfatta e abbandonato la Bundesliga. Per il secondo consecutivo s'è salvata negli spareggi nel doppio confronto con il Karlsruhe: 1-1 all'andata, identico risultato al ritorno. Sotto di un gol, in pieno recupero, a realizzare la rete della speranza è Diaz: sua la punizione magica che rimette tutto in discussione e sposta in avanti le lancette del quadrante di un'altra mezz'ora. C'è ancora tempo… ‘la storia non passa la mano'. La ‘storia siamo noi' – sembrano pensare i calciatori che si lanciano all'attacco e piazzano il colpo di coda: venti minuti più tardi arriva anche il raddoppio di Mueller che regala vittoria, certezza di categoria e spazza via pure il ricordo della sconfitta umiliante (8-0) subita all'Allianz Arena contro la corazzata Bayern Monaco.
La Juventus e un incubo chiamato Magath
Undici trofei nazionali (6 titoli tedeschi, 3 coppe di Germania, 1 coppa di Lega Tedesca, 1 Supercoppa di germania) e 4 trionfi internazionali (1 Coppa dei Campioni, 1 Coppa delle Coppe, 2 coppe Intertoto) affollano la bacheca dell'Amburgo che ha conosciuto anni migliori a cavallo tra i Settanta e gli Ottanta. Per i tifosi della Juventus evocare il suo nome fa accapponare la pelle: vi ricordate di Felix Magath? Fu lui che nel 1983 regalò agli anseatici il trofeo più ambito a livello continentale (l'equivalente della odierna Champions League): ad Atene castigò la squadra di Trapattoni e mise la firma in calce a una stagione straordinaria che portò in dote uno storico ‘double' grazie alla conquista del titolo nazionale. Da allora il club ha conosciuto alti e bassi, niente a che vedere con la leggenda costruita da campioni del calibro di Uwe Seeler, Horst Hrubesch, Manfred Kaltz, Felix Magath. Il tempo di gloria per loro è già trascorso quello dell'Amburgo non muore mai. Da oltre cinquant'anni mai retrocesso.