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In Europa si vince col tiki-taka ma Ranieri fa eccezione

Nei cinque principali campionati d’Europa si vince con il gioco di passaggi. Il più preciso di tutti è Jorginho, il cervello del Napoli di Sarri. Così Rayo e Nizza hanno costruito piccoli miracoli. Ma la favola Leicester non risponde alla regola.
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In Spagna, il Barcellona sfianca gli avversari. I blaugrana hanno completato 15173 passaggi sui 17590 tentati, quasi 2 mila più del Real Madrid, secondo in questa classifica. E la scena si ripete in Germania con il Bayern Monaco di Guardiola e in Francia, con il Psg. Il guardiolismo, la moltiplicazione dei passaggi corti nello sviluppo del gioco, è ormai una costante in mezza Europa.

Jorginho record – L'influenza si sente forte anche in Italia. E dall'Italia travalica in Europa. Nei cinque principali campionati del Vecchio Continente, nel cosiddetto Big 5, infatti, nessuno passa meglio di Jorginho, il cervello del Napoli di Sarri: 2350 passaggi riusciti su 2591 tentati in 2137 minuti di presenza in campo. Il brasiliano, in pratica, tocca un pallone al minuto e ne sbaglia meno di uno su 10. La rivoluzione del Napoli si spiega anche così. E il suo ruolo consente anche a Hamsik, l'unico altro rappresentante della Serie A nella top-10 dei giocatori con la miglior resa nei passaggi nei cinque grandi campionati d'Europa, di recuperare la centralità nel gioco del Napoli un po' sbiadita con Benitez. Ma non chiamatelo, ha scritto in Pep Confidential, tiki-taka. “Io odio il tiki-taka. Tiki-taka significa passare la palla per il gusto di farlo, senza un chiaro scopo. E questo è inutile. Non credere a quello che le persone dicono. Il Barça non faceva il tiki-taka! E’ completamente sbagliato!”.

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L'influenza di Guardiola“Il seducente fascino del guardiolismo impiega poco a conquistare popolarità e ammirazione, a girare il pianeta con la velocità di un click e a esercitare un'influenza che supera la pura imitazione” scrive Fabrizio Tanzilli nel libro Lo spazio della libertà. “Si tratta di un messaggio globale, che si sparge a ogni latitudine e a qualsiasi livello. Improvvisamente le proporzioni di quel modello acquisiscono una visibilità tale da diventare anche una moda. Del resto, vent'anni prima sembrava impossibile e illogico non schierarsi con il quattro-quattro-due e oggi, come allora, il tiqui taca, o le sue numerose o presunte derivazioni, appaiono indispensabili e trasformano un'impostazione di gioco in status, segnando fortemente un periodo. Tra quarant'anni se ne parlerà ancora, con nostalgia e un velo di malinconia, grande ammirazione e forse qualche brivido, come oggi si racconta dell'Olanda degli anni Settanta. Quell'esempio squarcia il calcio moderno e distoglie l'attenzione dall'atleta ideale dal fisico possente e dalla tecnica spesso ottima quanto scolastica, e soprattutto dimostra che oltre agli interpreti contano le idee e la predisposizione verso di esse, non solo per vincere, ma per vincere e incantare”. Nella Liga di oggi, però, non c'è solo Luis Enrique, immerso nella scuola blaugrana, in quello stile che è anche affermazione di identità, tra i seguaci puri del Pep. La vera sorpresa tattica del calcio spagnolo arriva da Madrid, dal Rayo Vallecano.

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Un Rayo di luce – Sono proprio due partite contro il Barcellona a dare la misura dell'eccezionalità dei Franjirrojos. Il 21 settembre 2013, il Barça vince 4-0, ma il Rayo è la prima squadra dopo 317 partite a chiudere con un possesso di palla superiore ai blaugrana, con 344 passaggi riusciti contro 263. Il 17 ottobre del 2015, la scena di ripete. Neymar segna quattro gol e serve a Suarez l'assist per il quinto, il Barça trionfa 5-2 ma ha solo il 42,5% di possesso palla e otto tiri in meno degli avversari, 14 a 22. Il merito è di Paco Jemez, scelto come tecnico nel 2012 con l'obiettivo di mantenere in Primera Division la terza squadra di Madrid. Ma anziché impostare una tattica difensiva, ha scelto un approccio completamente diverso, tanto che nella sua autobiografia, Pep Confidential, Guardiola ha scritto che il Rayo è l'unica squadra, insieme al Barcellona e al Bayern Monaco, che impiega con successo la sua filosofia di gioco. Non a caso, nella top-10 dei giocatori con il maggior numero di passaggi riusciti nella Liga, il podio è per due terzi del Real Madrid, primo Kroos e secondo Modric e completato, con 1611 passaggi su 1876 tentati e una precisione dell'86% dal capitano del Rayo, Trashorras.

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Francia, PSG da record – Il gioco di passaggi premia anche in Francia, ma la superiorità del PSG schiacciasassi falsa qualunque tipo di statistica. La squadra di Blanc, campione della Ligue 1 per la quarta volta consecutiva, ha di fatto chiuso il campionato con otto giornate di anticipo, come non accadeva nemmeno ai tempi del grande Lyon del presidente Aulas all'inizio degli anni Duemila. Nei cinque principali campionati d'Europa, il PSG è l'espressione massima di questa filosofia. Nessuna squadra in Europa passa di più (20744 tocchi totali, 2 mila più del Bayern secondo) e nessuna passa meglio (18513 quelli riusciti), anche perché la lunghezza media di un passaggio è di 16 metri, la più bassa in Europa. Tocchi corti e ripetuti, dunque, far sudare la palla per portare l'uomo davanti alla porta. E se l'uomo è Ibrahimovic, 5 in 39 presenze stagionali, 27 in 24 gare in Ligue 1 con la quaterna nel 9-0 al Troyes (102 in carriera nel massimo campionato francese), il gioco è fatto.

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Il livello di coinvolgimento di tutta la squadra nella costruzione della manovra è evidente anche da un altro dato. Sono tre, infatti, i giocatori del PSG nella top-10 dei migliori “passatori” della Ligue 1: oltre al migliore di tutti, Thiago Motta, troviamo due difensori, Thiago Silva e David Luiz. Nella Ligue 1 “dei normali”, la più bella sorpresa è il Nizza di Claude Puel. “Abbiamo un gruppo capace di raddoppiare i passaggi, di fare buoni controlli, che possiede una buona visione di gioco e un buon senso dell’anticipo. Abbiamo preso dei profili per giocare in questo modo che si aggiungono a quelli che stiamo sviluppando. Facciamo l’esempio di Vincent Koziello: se avessimo giocato solo in rapidità e sui duelli individuali, non avrebbe potuto giocare. Ma nel sistema con cui giochiamo adesso è un giocatore che può davvero dare qualcosa e si vede”. Il segreto è un gioco fatto di passaggi corti a centrocampo che costringe le difese ad alzarsi e crea spazi da sfruttare alle spalle dei centrali o sulle fasce.

Bundesliga, il Bayern di Guardiola – In Bundesliga, capire quali siano i principali adepti del “passing game” è questione elementare. Otto dei migliori 10 giocatori per passaggi riusciti si dividono tra Bayern Monaco e Borussia Dortmund. Der Klassiker, dunque, è anche una contrapposizione di approcci e di filosofie, anche se Tuchel, uno dei più brillanti esponenti della nouvelle vague dei tecnici tedeschi, non ha mai negato di essersi ispirato al Barcellona del Pep. Guardiola si ispira, scrive nel libro Pep Confidential, al gioco di posizione, una filosofia orientata alla ricerca della superiorità numerica, a dare al portatore di palla almeno due o anche tre opzioni, e alla regola dei 15 passaggi, la soglia minima per poter organizzare efficacemente un'azione d'attacco.

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Tuchel lo scienziato – Tuchel, che sta rivoluzionando il Borussia Dortmund dopo aver portato due volte in Europa il Mainz, una delle cinque squadre con meno ricavi di tutta la Bundesliga, ha un approccio razionale, scientifico al calcio, che gli è subito valso l'etichetta di “Sportwissenschaftler”, “scienziato dello sport”. Gli studi in scienze sportive, la laurea in economia aziendale aiutano, così come l'aver lavorato con il professor Wolfgang Schöllhorn, notissimo neuroscienziato e studioso dell’apprendimento differenziale. Tuchel ha passato un anno sabbatico a studiare tattica, a cercare un modo per produrre un possesso palla non sterile, e si è consultato anche con allenatori di basket. “La visione scientifica dello sport, la matematica applicata al calcio è in grado di dare un contributo davvero interessante” ha detto a inizio stagione a Die Zeit. Come Guardiola, ha costruito una visione di gioco partendo dai piccoli dettagli, dalle cose semplici, come ha spiegato Ilkay Gündogan: “con quale piede devo controllare il pallone? Su quale piede i miei compagni vorrebbero riceverlo? Questi dettagli sembrano minuzie, ma rendono il nostro gioco un po' più veloce”. E i risultati sono sotto gli occhi di tutti.

L'eccezione inglese – In Inghilterra, però, l'indirizzo di quest'anno è diverso. Niente passaggi, siamo inglesi, verrebbe da dire, magari ricordando che, in effetti, nella prima partita della storia erano gli scozzesi i primi fautori del “passing game”. Al di là di antiche scuole di pensiero, però, un dato spicca su tutti: il Leicester City è solo diciassettesimo per passaggi totali, e addirittura diciottesimo per passaggi riusciti, davanti solo al Sunderland e al West Bromwich Albion, con un possesso palla che in media non supera il 46% a partita. Il PSG ha completato praticamente il triplo dei passaggi della squadra di Ranieri che guida la Premier, Barcellona e Bayern più del doppio. Eppure, sono quarti per lanci lunghi, hanno il miglior attacco d'Inghilterra e il miglior rapporto fra tiri tentati e gol realizzati (18,2%). Anche in questo, la favola Leicester è unica. Ranieri sta dimostrando che si può vincere con un calcio diverso dal resto d'Europa.

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