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Il Torino dei record vede la Champions League: è la rivincita di Mazzarri

I granata non avevano mai ottenuto 56 punti in 34 partite nell’era dei 3 punti per vittoria in Serie A. Mazzarri ha lavorato sull’efficienza difensiva: il Toro è la terza miglior difesa del campionato e subisce 14 reti meno dei gol attesi, record in Europa. Attua il miglior pressing alto della Serie A, esalta Belotti e spirito di gruppo.
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Teoria e pratica, diceva, devono coincidere. Walter Mazzarri sogna un calcio che si avvicini a una scienza esatta, in cui niente venga lasciato all'improvvisazione. In Serie A, spiegava al Corriere del Mezzogiorno nel 2013, "si gioca di più, perché il pallone viaggia ad una velocità più alta. Così la tecnica cede tempo alla tattica e accorcia gli spazi in campo. Più tecnica, più tattica. Più tecnica, più velocità. Così la tecnica individuale diventa potenzialità tattica collettiva. E così si può reinventare la difesa a tre". Così ha reinventato il Torino e ha firmato la miglior stagione granata degli ultimi venticinque anni.

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Il Torino dei record

I 56 punti in 34 partite, miglior rendimento del Torino in Serie A nell'era dei tre punti per vittoria, valgono l'ambizione di un posto in Champions League, il sogno di un ritorno nell'Europa di gala dopo la partecipazione in Coppa Campioni del Toro scudettato di Gigi Radice. Da un innovatore a un soi-disant tattico, un allenatore che ha rivalutato il 3-5-2, un modulo che molte nazionali utilizzano perché “è più facile, non ha bisogno di grandi allenamenti” scrive Mario Sconcerti nella sua Storia delle idee del calcio. “Ogni giocatore ha una sola zona di campo, non ci sono sovrapposizioni tra un ruolo e l'altro, così che tutti devono saper far bene quasi soltanto la loro parte”.

Istruzioni semplici ma chiare, quelle che prima si scriveva sui fogliettini di carta e poi è passato a scrivere o registrare nei messaggi vocali su WhatsApp al vice Nicolò Frustalupi. Allenare, dice, è la sua arte, un po' la sua ossessione. L'organizzazione tattica, ha spiegato a Tuttosport, “è fondamentale per me, perché consente di far giocare molto meglio la squadra. Fa migliorare il rendimento dei singoli e del collettivo. Con il mio gioco tutti i giocatori possono sperare di segnare. Cosa viene prima di tutto? La solidità difensiva”. La difesa è la base che consente al gioco offensivo di fluire con la velocità e la convinzione che servono per non perdere velocità. “Una buona organizzazione tattica infonde nei giocatori forza, fiducia, serenità, garanzie”.

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La forza della difesa

Il Torino sviluppa efficienti strategie di contrasto in entrambe le metà campo. Pur essendo solo settima per tiri concessi in campionato, è la squadra che in Serie A incassa meno reti in relazioni ai “gol subiti attesi”, ovvero al modello statistico che elabora la percentuale di subire gol per ogni tiro in base a elementi come l'angolo di tiro, la distanza dalla porta, la tipologia di conclusione. In base al modello Opta, lo stile di gioco del Torino avrebbe dovuto portare i granata a subire 43 gol. Ne hanno incassati, invece, solo 29: restano così la terza miglior difesa della Serie A dietro Juventus e Inter.

Terzo per intercetti in Serie A, il Torino conta sulle 119 palle recuperate da Armando Izzo, che interpreta lo stile mazzarriano anche per un legame personale forte e profondo con il tecnico, e le 118 di Nicolas Nkoulou, ottavo e nono in Serie A. E su una struttura che, pur privilegiando una difesa aggressiva, ha garantito 15 partite senza subire gol su 34, grazie al 61,9% di contrasti vinti (accompagnati però da un migliorabile 49,4% di successo nei duelli aerei).

Il valore del pressing alto

Non vuole essere chiamato, però, un difensivista, un risultatista. “Non posso dimenticare la fase difensiva perché se poi alla fine si perde 6-5 diventa tutto inutile” spiegava al London Evening Standard durante la sua esperienza al Watford, “ma invito chiunque ad assistere ai miei allenamenti, così si renderebbe conto che do più importanza al gioco offensivo di quanto faccia la maggior parte degli allenatori in Europa. Sono sempre stato considerato un ‘tattico’ e per me questo è una nota di merito”.

Nessuna squadra nei cinque migliori campionati europei mantiene un differenziale migliore tra i gol effettivamente subiti e quelli stimati, nemmeno l'Atletico Madrid di Simeone (13,31), secondo in questa classifica davanti a Levante, Lipsia, Nizza e Newcastle, le uniche ad aver concesso almeno dieci reti in meno di quanto previsto.

Il Torino è la squadra più efficace nel pressing alto in Serie A. Incassa anche 14 gol in meno di quanto prevede il modello dei gol attesi
Il Torino è la squadra più efficace nel pressing alto in Serie A. Incassa anche 14 gol in meno di quanto prevede il modello dei gol attesi

Leader Belotti

Il recupero alto del pallone esalta i contromovimenti di Belotti, primo per falli subiti in Serie A e sesto attaccante più influente del campionato: ha segnato infatti il 30% delle reti complessive dei granata finora. Anche se spesso la sua generosità lo porta a muoversi lontano dalla porta per offrire una prima direzione di passaggio libera. “Siamo in testa alle classifiche sul pressing e sul recupero palla in Serie A come da spirito del Torino, ma bisogna essere più bravi a fare gol anche nelle ripartenze” spiegava il tecnico a febbraio. “Non voglio che Belotti torni indietro. Voglio che stia lì davanti e che si concentri per fare gol”. Anche perché questa sua disponibilità a garantire un'uscita nelle transizioni non facilita sempre la protezione del pallone. Belotti viene privato del pallone 2,1 volte a partita, è l'ottavo giocatore per possessi persi in Serie A.

Il profilo stagionale dei tiri di Belotti
Il profilo stagionale dei tiri di Belotti

Dopo un periodo difficile, nelle ultime settimane Belotti è tornato determinante. Il 2-0 al Milan racconta anche di un indirizzo tattico diverso, dell'abbandono, più frequente quest'anno, del 3-5-2 classico per costruzioni più ibride. Il 3-4-1-2 riproposto contro i rossoneri anche per ricercare i blocchi uno contro uno in mezzo, ha funzionato. Mazzarri ha aumentato i gradi di libertà di Ansaldi, che mai in carriera aveva tirato tanto (1,7 di media) e fornito tanti passaggi chiave (1,5) a partita come quest'anno, De Silvestri e Aina.

L'esplosione di Berenguer

L'ultima intuizione, in ordine di tempo, riguarda l'avanzamento di Berenguer, che nasce terzino all'Osasuna, come seconda punta alle spalle di Belotti. Contro il Milan, gol a parte, lo spagnolo spariglia destini e fortune, sposta gli equilibri, costringe gli avversari a ripensare le coperture preventive. I suoi sono movimenti prevalentemente orizzontali, in appoggio all'esterno che sale. Toglie riferimenti, traduce l'energia di un allenatore come Mazzarri che ai giocatori tanto chiede e tanto dà, che spesso vuole avere l'ultima parola, così diceva Gargano ai tempi del Napoli. E quest'anno ne sta pagando le conseguenze, è il caso di dirlo, con le cinque diffide da 20 mila euro sulle sei occasioni in cui è stato allontanato dal campo durante una partita, per le quali è stato squalificato soltanto per una giornata.

La partita di Berenguer contro il Milan
La partita di Berenguer contro il Milan

Elasticità e rispetto degli schemi

“So che quando parlo di calcio posso sembrare arrogante, ma non lo sono, sono solamente consapevole delle mie capacità” diceva durante la sua gestione del Watford. Credo che un leader debba saper inquadrare una persona sin dalla prima volta che gli stringe la mano e io penso di avere questa qualità, perché in 15 anni di carriera ho sbagliato solo due volte nel giudicare qualcuno ed è stato quando ho dato ascolto al mio cuore anziché alla mia testa”.

Un allenatore, dice spesso Julio Velasco, deve saper sedurre i giocatori. Mazzarri dimostra di saperli scegliere, di mantenere quell'elasticità strategica che poi chiede a chi va in campo nelle sue squadre. “Per me – spiegava nell'intervista al Corriere del Mezzogiorno – tecnica e visione di gioco, creatività e rispetto delle varianti di uno schema, vita e gioco sono un'unica cosa”. Guardare il suo Torino dei record per credere.

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