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Il tavolo della pace è fallito: il tentativo per cambiare il calcio è rimandato

Il tavolo della pace avrebbe dovuto far chiarezza sul mondo del calcio. Agnelli e Moratti si sono confrontati in un faccia a faccia non privo di tensioni davanti a Petrucci e ad Abete.
A cura di Alessio Pediglieri
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Tavolo della pace al Coni

Stamattina nella Sala Giunta del Coni a Roma, si è svolto il convivio più famoso – ed atteso – della storia del calcio moderno, il tanto osannato "tavolo della pace" o tavola rotonda del calcio. Una nomea ridondante per un faccia a faccia doveroso dopo le ultime querelle che hanno dissestato il mondo del calcio tra tribunali ordinari, ricorsi, appelli, processi e sentenze che sembrano non aver soddisfatto nessuno.
Attorno alla tavola delle discussioni si sono ritrovati ben in nove, tutti ‘assoldati' dal padrone di casa, Gianni Petrucci. Ovviamente presente Giancarlo Abete, presaidente Federale, Massimo Moratti patron e presidente dell'Inter e Andrea Agnelli alter-ego bianconero. Poi, gli invitati obbligati, come Antonello Valentini direttore generale Figc, Raffaele Pagnozzi segretario generale Coni. Infine, Aurelio De Laurentiis, presidente del Napoli, Diego Della Valle, patron della Fiorentina e Adriano Galliani, ad rossonero in rappresentanza del Milan. Due gli esclusi importanti: Mario Beretta presidente della Lega Calcio e Claudio Lotito inibito presidente della Lazio.

Il giorno del giudizio fallito

Eccoci arrivati, dunque, al fatidico 14 dicembre per un confronto in cui, stando a Petrucci si dovevano ristabilire e – forse riscrivere – le regole di base del calcio, passando dalla sua giustizia, all'amministrazione delle contese e a un nuovo disegno virtuoso di un mondo oramai arroccato su posizioni inconciliabili. Un compromesso possibile sulla critica gestione del 2006 (dal processo di Calciopoli all'asegnazione dello scudetto) era ovviamente la prima portata del tavolo del disgelo. Ma era possibile realmente? Se nella ‘silenziosa' vigilia del conciliabolo calcistico nulla era trapelato ora le dichiarazioni a caldo lasciano trasparire l'ombra del fallimento. Le parole del Presidente del Coni, Gianni Petrucci, danno il senso della situazione:

Non voglio dire che è una sconfitta del calcio, e in ogni caso sono a posto con la coscienza. Non lo considero un fallimento ho messo cuore ed entusiasmo. Anche senza aver raggiunto un risultato proveremo a guardare avanti. Dovevamo lenire una ferita ancora aperta. È un tentativo non riuscito e basta. 

Chi erano i litiganti e gli invitati interessati

Massimo Moratti aveva già detto che non avrebbe vestito i panni di Babbo Natale e che non avrebbe avuto come primo pensiero lo scudetto 2006, bensì quello di ascoltare – curioso – ciò che l'ordine del giorno avrebbe proposto, puntando l'attenzione sulle soluzioni per un migliore futuro del calcio.

“ Un incontro è sempre costruttivo, tutto può essere utile ”
Massimo Moratti

Andrea Agnelli non aveva intenzione di fare un passo indietro da quanto fatto fino a qui: scudetto 2006, processi sommari, disparità di trattamenti e risarcimento danni sono i primissimi punti dell sua personalissima agenda, sui quali aveva già fatto sapere che sarebbe stato intransigente.
In mezzo, tutto il resto, con Petrucci che ha sottolineato come la Federcalcio non si era disposti a farsi strattonare per il bavero da nessuno e che sul tavolo c'era da discutere le riforme più che i problemi del passato.

Poi, c'erano Della Valle, Galliani e De Laurentiis. L'ad rossonero aveva interesse che Juventus e Inter trovassero un accordo sui loro problemi in cui, peró è coinvolto anche il Milan. Difficile pensare ad un Galliani estraneo su un eventuale ‘compromesso storico‘ che ridisegni i ‘poteri' calcistici a tinte bianconerazzurre escludendo il Milan. Più verosimile pensare all'ad rossonero nel ruolo di ‘paciere' interessato a soluzioni più ‘aperte' che permettano anche alla propria società, in vista anche al rientro del presidente Berlusconi ai vertici del club.
Anche De Laurentiis aveva i suoi interessi a non stare in silenzio: dopo la qualificazione in Champins League e dopo l'ottimo avvio di stagione in campionato, il Napoli dovrà essere considerato all'interno della discussione al pari delle ‘solite' grandi.

Infine, Della Valle, il reale procreatore di ciò che si è consumato oggi a Roma. In estate, il patron della Fiorentina, in tempi non sospetti e lontano dalle sentenze del processo di Napoli che l'ha visto ancora un volta tra i colpevoli, aveva ricbiesto una ‘tavola rotonda' sul tema di calciopoli, non accolta dai vertici federali e dello sport italiano e ‘ridicolizzata' dal presidente Moratti che si negò con battute al vetriolo nei confronti dell'ex amico e consigliere d'amministrazione.

Tirando le somme

E quindi? La domanda è importante, corretta, necessaria. Ma non può trovare risposta. Non da noi che restiamo semplici spettatori e non è stato permesso di mettere naso nè su contenuti ne sulla forma. Forse la montagna partorirà il fatidico topolino, nella speranza che poi quest'ultimo non muoia subito di fame per l'assenza di formaggio. Più realisticamente si può supporre che oggi non si è stabilito nulla di definitivo ma è possibile che sia stato il primo di una lunga serie di confronti che andranno a reiterarsi nei prossimi mesi. Sempre che la volontà reale sia di riformare l'istituto calcistico nel suo insieme. Se così non fosse, oggi, oltre ai presenti e agli assenti già menzionati, mancherebbe la notizia più importante: sapere chi ha organizzato il servizio di catering.

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