Il Sassuolo ‘italiano’, Di Francesco sulle orme del ‘suo’ Piacenza
È rimasta l’unica a credere ancora nei calciatori italiani, l’unica a non cedere alle lusinghe di comperare tanti, troppi stranieri. Stiamo parlando del Sassuolo, la sola compagine, quasi interamente made in Italy nella nostra Serie A. Un progetto che nasce da lontano e che, con costanza e determinazione, ha portato il club emiliano ai massimi livelli calcistici in Italia e in Europa.
Modello Piacenza, risultati italiani
Uno dei casi cui ci si può rifare per rintracciare, negli anni della globalizzazione e del post sentenza Bosman, un modello simile, è il Piacenza dei miracoli degli anni ’90. Il collettivo emiliano, infatti, dalla stagione 1952/53 al 2001/02, per 49 annate, ha avuto solo calciatori nostrani in rosa fra le diverse categorie affrontate.
Un record assoluto che non ha eguali in Italia e che ha, specie nelle stagioni 1996/97 e 1997/98, portato alla luce della ribalta talenti che poi hanno intrapreso buone carriere come Taibi, Tramezzani, Di Francesco, Lucarelli, Inzaghi o Dionigi e visto la presenza di “istituzioni” del football come lo “Zar” Vierchowod. Una tendenza che si è interrotta però, solo nella stagione 2001/02 quando alla corte di Novellino arrivarono i brasiliani Matuzalem e Amauri e il rumeno Bogdan Patrascu.
Sassuolo giovane e, soprattutto, “azzurro”
Dallo zoccolo duro formato dagli alfieri storici neroverdi Pomini, Gazzola e Magnanelli, col Sassuolo dai tempi della C2, alla rosa attuale, il Sassuolo ha proseguito con ottimi risultati la tendenza ad affidarsi ai “prodotti a km 0” del nostro “fertile” territorio italiano. In rapida successione, in neroverde, si sono affermati giovani ambiziosi come Berardi, Zaza, Politano, Acerbi, Missiroli, Longhi grazie alla fiducia riposta in loro e all’ambiente sereno privo cioè di pressioni ambientali forti. Una scuola di vita, di calcio nella quale i migliori prospetti italiani, provenienti da diverse categorie (Iemmello dal Foggia così come Ricci dal Crotone ne sono un esempio), trovano un habitat naturale, un’oasi felice dove poter esprimere tutto il loro potenziale.
E non è una sorpresa ormai che, mentre in alcune gare di campionato vi siano 22 calciatori stranieri su 22 in campo (Inter-Udinese dello scorso aprile), il Sassuolo del Patron Squinzi impieghi quasi sempre italiani nell’undici titolare. Una situazione che si verifica spesso, in quanto sui 25 calciatori in rosa, solo 4 sono stranieri (Defrel, Lirola, Duncan, Letschert). Dal modello pionieristico del Piacenza, nel quale giocava lo stesso tecnico Di Francesco, il Sassuolo ha saputo trarne il meglio superando però, i risultati raggiunti dai biancorossi arrivando in Europa League e giocandosi le proprie carte per superare il turno. Del resto, italians do it better.