Il ricordo di Giuseppe Panini, 20 anni fa moriva il papà della figurine
Il “ce l’ho, mi manca” non è un semplice gioco per ragazzi. E' la passione che ogni ragazzo (ma anche le ragazze non scherzano) di ogni età nutre per le figurine adesive, che in Italia ormai sono conosciute con il marchio Panini. Dietro quel cognome c’è una lunga storia di genialità imprenditoriale e passione, che proprio 20 anni fa ha perso il perno principale, Giuseppe Panini, fondatore delle Edizioni Panini di Modena e padre delle figurine dei calciatori. Quelle con la rovesciata di Parola come icona che resiste al tempo.
Una storia fatta di casi e intuizioni. I Panini non si occupano di editoria, ma quando i genitori nel 1945 rilevano l’edicola in Corso Duomo a Modena i ragazzi, tra cui Giuseppe, Benito e Cosimo, anch’egli poi titolare della casa editrice, conoscono questo mondo fatato delle immagini per ragazzi prima attraverso i giornali a fumetti e poi attraverso le figurine adesive. Ma il caso ha anche altro in serbo quando Benito e Cosimo trovano a Milano un lotto di vecchie figurine di calciatori invendute delle edizioni milanesi Nannina. Lo acquistano, le reimbustano e le mettono sul mercato a 10 lire l’una con due figurine all’interno. Vendono subito 3 milioni di bustine e Giuseppe ha l’intuizione di stamparle per conto proprio in un laboratorio di Castelmaraldo, creando anche un album. Nel 1961 le bustine delle figurine dei calciatori Panini vendute sono 15 milioni e inizia una dinastia imprenditoriale ma anche un universo di passione e gioco che non ha ancora fine.
Mazzola e Rivera, staffetta in album
In quelle immagini da attaccare sono passati tutti i calciatori più importanti (e non solo) della storia del calcio. Anche i campioni come Pelé o Crujff, che non hanno mai giocato in Italia, hanno visto realizzate le loro figurine Panini grazie alle raccolte create per eventi come Mondiali o Europei. Tanti sono i calciatori simbolo nel corso degli anni a valere tantissimo: negli Anni ’60 chi aveva Mazzola o Rivera aveva non solo una staffetta completa ma anche i grandi capitani di Inter e Milan.
Da Pulici a Ibrahimovic
Nei ’70 fu la volta di Bettega, Pulici, Antognoni, Boninsegna a segnare un epoca fortemente caratterizzata da giocatori italiani (le frontiere furono chiuse dopo il 1966), ma furono sicuramente gli Anni ’80 a sviluppare il vero boom senza freni delle figurine: in un solo campionato Rummenigge, Maradona, Zico, Platini, Hatley, Falcao, Socrates e tanti altri ‘colorarono' i banchi di scuola di migliaia di bambini e ragazzi. Anche i ’90 con Ronaldo, Del Piero, Schevchenko hanno continuato una tradizione che con i vari Totti, Inzaghi, Ibrahimovic e Crespo degli anni 2000 si è mantenuta sempre florida.
La riffa e le contrattazioni: 1 Careca per 250 figurine
I giochi realizzabili con le figurine sono decine e lo scambio avveniva da ‘cannibali' del mercato azionario con ragazzi disposti a cedere un Careca per 250 figurine… L’odore delle bustine che si aprivano non ha eguali con nessun’altra rivelazione cartacea e la perfezione dell’attacco senza sbavature sull’album custodito come una bibbia di colori e facce è indimenticabile.
Pizzaballa e Goffi, rarità da collezione
Molti sono stati gli introvabili. Il primo e più famoso è il portiere Pizzaballa dell’Atalanta, poi William Vecchi, Bruno Bolchi, Faustino Goffi, senza dimenticarsi che i grandi campioni come Platini o Maradona erano sempre una grande rarità e possederli dava uno status superiore fra tutti gli amici.
Ma forse la cosa più importante che ci hanno dato le figurine è il farci conoscere lo scambio e la condivisione, regola numero uno per vivere bene con gli altri. E di questo, insieme a tanto altro, dobbiamo ringraziare proprio Giuseppe Panini, che vicino alla definizione di imprenditore potrebbe avere anche quella di filantropo.