Il paradosso della Serie A, valorizza i giovani solo quando li vende
Uno su sedici ce la fa. È questa la quota di under 21 formati nei vivai italiani che ha giocato in Serie A nella stagione 2017-18. La valorizzazione dei giovani, della cui importanza tutti sembrerebbero s'accordo, si completa su un altro piano. La meglio gioventù italiana è un valore sì, ma solo se può generare plusvalenza. È il caso di Moise Kean, che la Juve ha venduto all'Everton per 28 milioni più un'opzione per pareggiare l'offerta di una terza squadra qualora i Toffees dovessero decidere di metterlo sul mercato in futuro.
Kean, plusvalenza da 28 milioni
Per la Juventus, vista anche la cifra che gli inglesi hanno offerto, la decisione di cedere un attaccante dal potenziale di Kean è più che comprensibile. Perché è vero che ha segnato undici gol in Serie A, e non è certo irrilevante o secondario. Ma è anche vero che il suo contratto scadeva nel 2020 e aveva già sollevato pretese di un impiego più cospicuo e continuo. Richieste che difficilmente avrebbero potuto essere accontentate. Così, vista anche l'importanza di alleggerire il bilancio per contenere gli effetti dell'investimento su De Ligt e l'aumento del costo degli ingaggi alla luce dell'ultimo mercato estivo, la società ha prevedibilmente allontanato il rischio di perderlo a parametro zero. Così, incassa una plusvalenza non da poco per un giocatore che non si può considerare un titolare.
Non avrebbe occupato slot nella lista Uefa
Restano almeno un paio di perplessità, comunque, sull'operazione. Perché, con un reparto offensivo ancora in via di definizione, un'opzione in più anche per cambiare corso alle partite dalla panchina avrebbe potuto far comodo. Al momento Higuain e Mandzukic restano in uscita e la posizione in rosa di Dybala rimane incerta con la prospettiva di uno scambio con Lukaku che, viste le caratteristiche di Cristiano Ronaldo e la filosofia sarriana, potrebbe risultare molto più calzante nel nuovo corso bianconero.
La Juventus sempre più multi-nazionale, anche come filosofia manageriale, ha già rinunciato a Spinazzola e potrebbe cedere anche Rugani. In questo modo, la cessione di Kean toglie a Sarri anche un jolly nella formulazione della lista Uefa. Kean, infatti, avrebbe potuto essere utilizzato in Champions League senza togliere lo slot di un altro elemento della rosa.
Il Milan saluta Cutrone
Anche il Milan ha evidentemente bisogno di incassare. E saluta un deluso Patrick Cutrone che nel 2017-18 era stato il secondo under 20 in doppia cifra nei cinque maggiori campionati europei (Bundesliga, Liga, Ligue 1, Premier League e Serie A) dopo Kylian Mbappé. Chiuso nell'ultima stagione da Piatek, ha lasciato Milano per la Premier, che rimane polo d'attrazione globale. Ormai da almeno un decennio, il campionato inglese ha superato ogni aspettativa e desiderio dei primi, visionari, presidenti disposti a superare la tradizione grigia della First Division per creare il nuovo brand ispirati dal livello di coinvolgimento delle partite della NFL, la lega di football americano.
Cutrone è diventato il nuovo attaccante del Wolverhampton Wanderers per 18 milioni, che possono salire fino a 25 con i bonus. Visto che le quotazioni le fissa chi compra, si può dire che Kean è considerato, a torto o a ragione si vedrà, un giocatore con un potenziale maggiore, non solo per mere questioni anagrafiche.
Ma prende Leao per l'attacco
Anche il Milan pare avviato ad abbandonare una gestione della rosa mirata alla promozione dei giovani formati nel vivaio. I rossoneri, infatti, nella stagione 2017-18 hanno impiegato per 6591 minuti calciatori under 21 formati nel club. Un record in Serie A, come emerge dai dati del Report Calcio 2019 della FIGC. Il Milan, terzo nel campionato di Serie A 2017-18 per minutaggio di calciatori formati nel vivaio, indipendentemente dall'età, ha avviato una nuova fase. È arrivato Giampaolo, che ha promesso un Milan a testa alta e dal calcio offensivo, sono partiti Manuel Locatelli, ceduto al Sassuolo, e Cutrone, che lascia praticamente il suo posto in squadra al ventenne Rafael Leao, 8 gol in 24 partite nell'ultima stagione in Ligue 1 al Lille cui vanno 25 milioni più il cartellino di Tiago Djalò. Il portoghese dovrebbe firmare un quinquennale da 2 milioni, che può salire fino a 2,7 con i bonus. Le plusvalenze servono a mantenere i conti in ordine anche in vista dell'arrivo del difensore centrale brasilano Léo Duarte, acquistato per undici milioni.
Giovani cresciuti nei vivai, per loro non c'è spazio
Anche Cutrone, come Kean alla Juventus, non sarebbe partito titolare quest'anno. Anche perché il Milan, se avesse dimostrato una maggiore integrazione con Piatek non avrebbe avuto interesse a cederlo. E se avesse garantito 15-20 gol a stagione, forse non sarebbe andato a cercare un bomber come il polacco.
Terza miglior difesa e solo ottavo miglior attacco del campionato, dopo la fallimentare esperienza con la proprietà cinese, il Milan evidentemente sente di non potersi concedere il lusso di aspettare ancora. Cutrone, che aspirava a un posto da titolare al posto di Piatek, ne sarebbe probabilmente diventato al massimo la riserva, con reciproca insoddisfazione. E non è escluso che possa partire anche Andre Silva, pure lui non troppo convincente come seconda punta.
Ecco che la partenza di Kean e Cutrone, per esplosività e capacità di giocare in profondità in linea di principio adattissimi al calcio inglese, alimenta una delle criticità del nostro campionato segnalate dal Report Calcio, ovvero “il limitato numero di giovani calciatori formati nei club professionistici italiani e attivi nei campionati di vertice. In particolare, appena il 5,7% dei calciatori tra i 15 e i 21 anni tesserati per club professionistici nel 2008-2009 risultano ancora operanti nel calcio professionistico italiano nel 2017-2018”. In quella stagione, “i calciatori Under 21 formati nei club professionistici italiani sono stati pari ad appena il 6% del totale dei giocatori impiegati in Serie
A, Serie B e Serie C”. Una ristretta minoranza impiegata per non più del 3% del totale dei minuti disponibili. Dei giovani tutti parlano, ma poi nessuno o quasi li fa giocare.