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Il Napoli compie 85 anni: storia e tappe salienti dell’epopea calcistica azzurra

Il 1° agosto 1926 nasceva la prima squadra di Napoli: riviviamo i momenti più belli di questi 85 anni di storia partenopea.
A cura di Giuseppe Senese
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Napoli 85 anni

Era il 1° agosto del 1926 quando il napoletano Giorgio Ascarelli fondò l'Associazione Calcio Napoli, destinata a diventare la società calcistica più prestigiosa della Campania: da quel giorno sono passati ben 85 anni, e tra cambi di nome, vittorie, fallimenti e rinascite, la storia del Napoli ha vissuto momenti tanto esaltanti quanto deprimenti, ma adesso la squadra partenopea è tornata nel calcio che conta, pronta ad esordire nella neonata Champions League dopo l'ultima partecipazione alla Coppa Campioni del 90/91.

Le origini: dal Naples Football Club alla fusione con l'Internazionale

Correva l'anno 1904 quando l'inglese William Poths, impiegato nella sede napoletana della Cunard Line, decise di seguire le orme di diversi impresari stranieri, introducendo a Napoli il mondo del "football", fondando il Naples Foot-ball & Cricket Club, insieme a diversi soci locali. Dopo l'esordio contro l'equipaggio della nave inglese Arabik, la neonata società calcistica non calcherà i campionati nazionali fino al 1914, quando la Lega deciderà di ammettere al campionato di Prima Categoria anche le squadre centro-meridionali. In tal senso si iscrissero due compagini campane, il Naples e l'Internazionale, che però non ebbero accesso al massimo campionato, bloccandosi allo scoglio delle semifinali interregionali. Nel 1922 le due compagini si fonderanno, fondando l'FBC Internaples. Dopo aver raggiungo la finale della Lega Sud, persa contro l'Alba Trastevere, il 1° agosto 1926 i soci decidono di cambiare il nome della società in Associazione Calcio Napoli, con a capo il presidente Giorgio Ascarelli: è il "day-one" di quella che, in futuro, rappresenterà la squadra della città intera.

Da Attila Sallustro all'impero di Achille Lauro

Attila Sallustro

Il primo simbolo della squadra di Napoli rispondeva al nome di Attila Sallustro, bomber di razza che trascinò i partenopei ad un ottimo ottavo posto nel proprio girone, grazie a ben ventidue reti: nel campionato del 1929-1930 la Serie A viene allargata a 18 squadre,e Giorgio Ascarelli rinforza la rosa con l'acquisto di Antonio Vojak (convocato anche in nazionale), e con l'ingaggio dell'allenatore William Garbutt, che trascinerà la squadra ad un eccellente quinto posto. Dopo aver sfiorato lo scudetto nel campionato 1932-1933, la società conosce i suoi primi problemi di bilancio societario, che verranno parzialmente risanati da Achille Lauro, che subentrerà ai presidenti che avevano parzialmente sostituito Ascarelli, morto nel 1930. Nella stagione 1940-1941 il Napoli conosce la prima retrocessione in Serie B della sua storia, mentre nel 1943 lo Stadio Arturo Collana del Vomero diventa il nuovo impianto dove vengono disputate le partite degli azzurri. Dopo la Seconda Guerra Mondiale la squadra, dopo esser tornata in Serie A, crolla nuovamente tra i cadetti per illecito sportivo, ma dal 1950 in poi si profilerà un momento d'oro per il calcio a Napoli.

http://www.youtube.com/watch?v=9byGF6jJQQ8

L'egemonia degli stranieri e la prima coppa

Luis Vinicio

Gli inizi degli anni '50 furono scanditi da ottimi risultati, ottenuti grazie alle reti di Amedeo Amedei e, soprattutto, di Hasse Jeppson, uno tra gli attaccanti più celebri della storia calcistica napoletana: la cifra utilizzata per acquistare l'attaccante svedese fu talmente roboante che ogni talvolta cadeva a terra, il pubblico ironizzava dicendo che era caduto il "Banco di Napoli". Ma il vero simbolo di quell'epoca fu Bruno Pesaola, detto "o' petisso", che in futuro saprà ritagliarsi le sue oneste soddisfazioni come allenatore dei partenopei: nel 1955 arriva dal Brasile Luis Vinicio, altro simbolo della tifoseria partenopea, che per il suo carattere lo etichetterà "O Lione". Nonostante la caratura tecnica dell'attacco, la squadra non ottiene i risultati sperati, e dopo diverse stagioni deludenti la squadra retrocesse in Serie B dopo una stagione anonima.  La situazione non appare rosea neanche tra i cadetti, e dopo aver rischiato la C, Lauro chiama in panchina "o petisso", e la situazione cambia radicalmente: il Napoli non solo otterrà la promozione, ma riuscirà anche a vincere la sua prima Coppa Italia, eguagliando un record ancora imbattuto, vincere la coppa nazionale italiana militando tra i cadetti. Decisiva fu la vittoria contro la SPAL per 2-1.

Il Napoli degli oriundi e l'approdo di Corrado Ferlaino

Corrado Ferlaino

Dopo il trionfo in Coppa Italia, a Napoli approda uno tra gli idoli più celebrati della storia partenopea: Faustinho Canè. Gli inizi degli anni 60′ non furono favorevoli agli azzurri, visto che la squadra retrocesse nuovamente in B dopo un drammatico spareggio salvezza contro il Padova al San Paolo, stadio inaugurato il 6 dicembre del 1959 che venne letteralmente demolito dalla furia dei tifosi napoletani. La squadra tornò in A dopo l'ennesimo ritorno di Pesaola, grazie alla vena realizzativa di Canè e all'ardore del giovanissimo Antonio Juliano. Nella stagione del rilancio, Achille Lauro, in vista della campagna elettorale, effettua spese pazze acquistando addirittura Omar Sivori dalla Juventus e José Altafini dal Milan: la squadra ottiene ottimi risultati in classifica, Altafini sforna gol a volontà, ma il sogno scudetto, che cominciava a cullare la mente dei tifosi azzurri, era diventato un'ossessione. Nel 1968 il Napoli arriva al secondo posto in classifica, inchinandosi solo al Milan: in quell'anno, tra l'altro, era giunto in terra campana il portiere Dino Zoff, destinato a diventare uno tra i più grandi portieri della storia del calcio. Nel frattempo, nel 1964, la società cambia nome e diventa "Società Sportiva Calcio Napoli", denominazione che manterrà tutt'ora. Nel 1969 Achille Lauro lascia la società per problemi economici, sostituito dal giovane Corrado Ferlaino, che da lì in poi avrebbe contribuito a plasmare alcune tra le pagine più belle della storia del calcio a Napoli.

La punizione del "Core n'grato" e l'approdo di Beppe Savoldi

Beppe Savoldi

Le spese passate di Lauro mettono in seria difficoltà Ferlaino, costretto a cedere pezzi pregiati come Zoff e Altafini, ripiegando su giocatori forti ma ormai al termine della propria carriera. Sormani rappresenterà il primo acquisto prestigioso dell'era Ferlaino, mentre la sferzata decisiva venne effettuata con l'approdo di Vinicio sulla panchina azzurra. Nel 1975 il Napoli si gioca lo scudetto contro la Juventus di Altafini e Zoff, ceduti solo un anno prima dalla società partenopea, e l'epilogo sarà beffardo per gli azzurri: il portiere disputa una partita di livello, ed Altafini, subentrato a Damiani, sigla la rete decisiva del 2-1 che frantuma i sogni di vittoria del Napoli. Il sogno scudetto sembrava sempre più vicino, e le speranze dei tifosi esplosero quando Ferlaino effettuò un vero e proprio colpaccio di mercato, acquistando Beppe Savoldi dal Bologna; l'apporto del bomber si rivelò importante ma non decisivo, anche se arrivarono ben due trofei nella bacheca del Napoli: la squadra si aggiudicò la sua seconda Coppa Italia e la sua prima Coppa di Lega Italo-Inglese, ma i successi si sarebbero chiusi da lì fino agli inizi degli anni 80.

Il genio di Krol e il sogno ancora sfumato: il periodo pre-Maradona

Ruud Krol

Dopo la cessione di Savoldi, addentratosi nella classica fase calante di fine carriera, comincia un nuovo ciclo per il Napoli: Ferlaino investe su Ruud Krol, pilastro della nazionale olandese e dell'Ajax di Crujff, e l'appuntamento con lo scudetto si riavvicina nuovamente, sfumato stavolta al San Paolo; una drammatica sconfitta casalinga contro il Perugia (fanalino di coda del campionato) complica i piani di una squadra che, prima di quella partita, era al comando insieme alla Juventus. Nonostante gli arrivi di Diaz e Dirceu, il Napoli rischierà la retrocessione ancora una volta, ma il patron dei partenopei aveva pronto in canna un colpo che avrebbe fatto sobbalzare dalle poltrone qualsiasi tifoso di calcio, un acquisto da sogno che avrebbe fatto volare la fantasia dei tifosi partenopei, un nome che avrebbe fatto la storia del "Football".

Arriva Maradona e riscrive la storia del Napoli: il sogno diventa realtà

Maradona

Il 30 giugno 1984 Ferlaino annuncia l'acquisto di Diego Armando Maradona dal Barcellona per la cifra record di 15 miliardi di lire, facendo letteralmente impazzire di gioia i tifosi partenopei: la presentazione di Diego al San Paolo rimarrà uno tra i momenti più celebri ed emozionanti di tutta la storia del calcio italiano, con uno stadio gremito unicamente per dare il proprio benvenuto al nuovo campione, colui che avrebbe dovuto riscrivere la storia del Calcio Napoli. Eppure gli inizi non sembrarono particolarmente incoraggianti: dopo diversi campionati di anonimato, Ferlaino decide di alzare il tiro e di acquistare altri campioni da affiancare a Diego. Rino Marchesi, l'allenatore degli anni 80′, viene sostituito da Ottavio Bianchi, ed arrivano giocatori come Giordano, Carnevale, Bagni, Garella e Renica, oltre a produrre dal vivaio giovani interessanti come Ciro Ferrara. Dopo un trionfale mondiale con la sua Argentina, Maradona si ripete e cambia il leit-motiv a cui erano abituati i tifosi partenopei: era il 10 maggio 1987 quando il pubblico del San Paolo, spettatore di una stagione assolutamente trionfale, festeggia i propri campioni dopo l'1-1 contro la Fiorentina, ed è il primo scudetto della storia. Un campionato dominato in lungo e in largo, scandito dalle magie di Diego, dalle reti di Giordano, dalla grinta di Bagni e da una squadra che ha saputo ripetersi anche in Coppa Italia, vincendola per la terza volta nella sua storia, dopo aver vinto tutte le partite della competizione.

Dopo la tempesta, la gioia: arriva la Coppa Uefa e il secondo titolo

Antonio Careca

La stagione successiva doveva essere quella consacrazione, soprattutto dopo l'arrivo di Careca, ma per l'ambiente giunse inesorabile una dolorosa doccia gelata: il Napoli esce subito dalla Coppa Campioni ad opera del Real Madrid, e tutti i frutti maturati durante la stagione di campionato vengono gettati al vento nelle ultime cinque giornate, con il Milan di Sacchi che rimonta approfittando del clamoroso crollo azzurro, rappresentato da un solo punto in cinque match. I tifosi partenopei vogliono spiegazioni, e molti cominciano a paventare l'intervento della Camorra: Bagni, Giordano ed altri pilastri lasciano la baracca, mentre Bianchi e Maradona rimangono al proprio posto. La Serie A 1988-89 vede il dominio dell'Inter di Trapattoni, ma il Napoli si rifà in Coppa Uefa, vincendola per la prima volta nella sua storia: Careca trascina la squadra a suon di gol, Maradona continua ad incantare e la squadra mostra ancora una volta uno spirito combattivo davvero invidiabile, rimontando spesso risultati estremamente sfavorevoli. Dopo il trionfo, continuano a serpeggiare voci su un addio di Maradona, che non si presenta in ritiro: ma l'argentino decide di tornare, e gli azzurri si aggiudicano il secondo scudetto della propria storia nella stagione 1989-90, una vittoria caratterizzata da tantissime polemiche. Nell'ambito della stagione successiva arriva anche la vittoria della Supercoppa Italiana ai danni della Juventus, ma sarà una tra le ultime gioie del popolo napoletano.

Il periodo più oscuro: dalla crisi al fallimento

Schwoch

Gli anni 90′ saranno estremamente nefasti per gli azzurri: la squadra perde Maradona e Careca, tornando a navigare nell'anonimato, e nonostante l'arrivo di figure imponenti come Lippi e Ranieri, la squadra non decolla, scivolando lentamente nel baratro. Nella stagione 1996/97 il Napoli si avvicina alla sua quarta Coppa Italia dopo una stagione tribolata, ma al Romeo Menti il Vicenza vince per 3-0 e l'occasione sfuma. La stagione successiva, presentata in pompa magna con gli acquisti di Calderon, Bellucci ed altri, si rivela catastrofica e il Napoli retrocede con soli 14 punti in 34 partite. Dopo due stagioni in purgatorio, l'acume tattico di Novellino e i gol di Stefan Schwoch riportano i partenopei in Serie A, ma il transito sarà breve: dopo un inizio disastroso firmato Zeman, la squadra retrocede nuovamente in B, sfiorando addirittura la C due anni dopo, categoria raggiunta nel 2004 quando la società fallisce in seguito agli insanabili problemi finanziari: per il Napoli si prospetta un difficile "anno zero", e il messia di tale ciclo risponderà al nome di Aurelio De Laurentiis.

http://www.youtube.com/watch?v=HLf7La0u3Uk

L'era De Laurentiis: da Napoli-Cittadella all'approdo in Champions League

Cavani

Il patron della FilmAuro rileva le quote societarie e iscrive al campionato di Serie C la "Napoli Soccer", reintegrando Montervino e Montesanto, reduci dalla vecchia gestione, e fondando una squadra praticamente da zero sotto la guida Ventura. L'esordio al San Paolo è sconvolgente: il pubblico risponde presente e si presenta all'appuntamento di Napoli-Cittadella con un incredibile tutto esaurito, ma la stagione non si concluderà come auspicato. Dopo un inizio prevedibilmente difficile, Reja subentra a Ventura e il Napoli di Calaiò, Pià e Grava sfiora la promozione nel match dei playoff contro l'Avellino, perso 2-1 al Partenio. Nella stagione successiva l'impianto di gioco rimane lo stesso, con i rinforzi di Bogliacino e Iezzo: il Napoli arriva agevolmente al primo posto e si guadagna la Serie B più competitiva della storia. Nonostante la presenza di compagini come Juventus e Genoa, Marino e De Laurentiis costruiscono una squadra con innesti di qualità e quantità, centrando la promozione nel trionfale match al Marassi, dove Genoa e Napoli, gemellate, chiudono sullo 0-0 qualificandosi entrambe per la Serie A. Le prime stagioni del nuovo Napoli in Serie A sono storia recente: tra alti e bassi, il Napoli di Cavani, Lavezzi ed Hamsik conclude la stagione al terzo posto e si qualifica alla prossima Champions League, una qualificazione che un popolo intero aspettava ormai da anni, martoriato da delusioni di ogni tipo. È il riscatto di un popolo, il riscatto di un'intera generazione, sia dei tifosi della vecchia guardia, sia di quelli che hanno assistito unicamente al periodo buio: quando una squadra di calcio, in 85 anni di storia, riesce a divenire motivo di vanto per un popolo martoriato ed umiliato da problemi di ogni tipo, che non ha mai chinato il capo di fronte alle difficoltà, anche grazie alla passione per la propria squadra del cuore.

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