Il Monaco smobilita, il fair-play finanziario spezza il sogno del russo Rybolovlev
Il mercato si è concluso dieci giorni fa e di bilanci ne sono stati stilati tanti. Permane un problema: ancora non si è venuti a capo del funzionamento del fair play finanziario. Come mai le squadre estere spendono tanto e quelle italiane no? Quali sono le fonti di ricavo di queste società rispetto alle nostre? Abbiamo cercato di racchiudere tutto in poche parole.
Come funziona il fair play finanziario?
Il fair play finanziario è un progetto promosso dal Comitato esecutivo dell’UEFA, l’organismo di governo del calcio europeo, nel settembre del 2009. Il progetto ha l’obiettivo di far estinguere i debiti delle società di calcio in modo che possano essere in grado, nel futuro, di autofinanziare il proprio capitale (senza ricorrere, quindi, a massicci versamenti dalle fortune private dei presidenti). Gli scopi del progetto sono anche altri: stimolare la crescita di infrastrutture che permettano alle società di fare introiti, mettere ordine nel sistema finanziario delle società e stimolare la crescita dei settori giovanili. I club possono spendere fino a 5 milioni di euro in più di quanto guadagnano in ciascun periodo di valutazione (tre anni). Tuttavia, possono superare questa soglia entro un certo limite, se il debito viene coperto totalmente da un contributo/pagamento diretto da parte del proprietario(i) del club o di una parte correlata.
I limiti sono:
• 45 milioni di euro per le stagioni 2013/14 e 2014/15
• 30 milioni di euro per le stagioni 2015/16, 2016/17 e 2017/18
Negli anni successivi, il limite sarà inferiore anche se l'importo esatto è ancora da stabilire. Se un club non rispetta le regole, sarà l'Organo di Controllo Finanziario dei Club a decidere le misure e le sanzioni da applicare. Una violazione delle regole non significa l'esclusione automatica di un club, ma non sussisteranno eccezioni. A seconda di vari fattori (es. il trend del bilancio in pareggio), un club incorre in diversi provvedimenti. Tra questi:
a) avvertimento
b) richiamo
c) multa
d) decurtazione di punti
e) trattenuta degli introiti ricavati da una competizione UEFA
f) divieto di iscrizione di nuovi giocatori alle competizioni UEFA
g) limitazione del numero di giocatori che un club può iscrivere alle competizioni UEFA, compreso un limite finanziario al costo totale aggregato dei benefit per i giocatori registrati nella lista A delle competizioni UEFA per club
h) squalifica dalle competizioni in corso e/o esclusione da future competizioni
i) revoca di un titolo o di un premio
Le uniche due big multate, giustamente, finora dall'UEFA sono il Paris Saint-Germain e il Manchester City. I Citizens si sono dati una calmata sul mercato, mentre la squadra parigina ha preso solo David Luiz per 50 milioni di euro. Nonostante la multa, non esiste una regola specifica nell’ambito del Fair Play che impedisca tale spesa ai parigini. Nemmeno tra i paletti imposti al club lo scorso maggio: la differenza tra acquisti e cessioni di 60 milioni di euro vale per tutto il mercato, compreso quello di gennaio. Per acquistare altri giocatori il Psg era obbligato prima a vendere qualcuno dei suoi gioielli, ma Al Khelaifi ha escluso categoricamente questa ipotesi.
La parabola discendente del Monaco
Come è possibile spiegare la partenza dei migliori giocatore di una squadra l'anno dopo averli acquistati e passare dall'etichetta di “club ambizioso” a “club di seconda fila”? Questo è quello che si chiedono i tifosi del Principato che hanno visto la rosa della propria squadra privata dei prezzi più pregiati: se dopo il Mondiale brasiliano il Monaco ha venduto James Rodriguez al Real Madrid, nell'ultimo giorno della sessione estiva di mercato i monegaschi si sono privati anche delle prestazioni del bomber colombiano Radamel Falcao accasatosi a Manchester, sponda United.
Vadim Vasiliyev, vice-presidente e direttore generale del Monaco, ha dichiarato che è stato costretto ad intraprendere questa politica per poter disputare la Champions League senza pagare una penale come è accaduto al Paris Saint-Germain per non aver rispettato il fair-play finanziario. Inoltre, Vasiliyev ricorda che il Monaco, per questa stagione, dovrebbe pagare 50 milioni di euro alla federazione francese per compensare il vantaggio fiscale rispetto alle altre squadre.
Gli scenari potenziali che si aprono dal Principato sono ben altri. L'eccentrico miliardario russo Dmitry Rybolovlev, proprietario Monaco dal dicembre 2011, deve affrontare un divorzio molto costoso dato che lo scorso mese di maggio un tribunale di Ginevra ha stabilito che dovrà versare oltre 3.200.000 euro alla sua ex-moglie, circa metà sua fortuna. Inoltre Rybolovlev soffre di problemi di salute e lo scorso giugno è stato sottoposto ad un'operazione di chirurgia per asportare un tumore. Un mix niente male.
La scorsa campagna acquisti Rybolovlev ha investito 230.000.000 €: Falcao 60 milioni dall'Atletico Madrid, James Rodriguez (45) e Moutinho (25) dal Porto, Kondogbia dal Siviglia per 20 milioni, Toulalan (Malaga)e Martial (Lione) per 5, Isimat-Mirin dal Valenciennes per 4, Abidal, Ricardo Carvalho, Fabinho e metà Romero. L'annata si è conclusa positivamente: secondo posto dietro la schiacciasassi Paris e qualificazione alla Champions League dopo dieci anni. João Moutinho è rimasto solo. Persino Claudio Ranieri, tecnico che ha portato il Monaco in Ligue 1 ed ha ottenuto l'accesso diretto alla massima competizione europea lo scorso anno, è andato via. L'allenatore romano ha lasciato il posto al portoghese Leonardo Jardim e sono andati via James Rodriguez al Real Madrid per 80 milioni, Falcao per 10 milioni in prestito al Manchestert Utd, Rivière al Newcastle per 6 milioni, Abidal all' Olympiacos, Isimat-Mirim al PSV, Obbadi al Hellas Verona e Sergio Romero è tornato alla Sampdoria.
La favola del Monaco del magnate russo Dimitri Rybolovlev sembra terminata prima ancora di iniziare e il feeling con i tifosi sembra ormai compromesso: i sostenitori del club del Principato hanno diffuso un comunicato per chiedere il rimborso dei soldi spesi per l'abbonamento. Della squadra che si era prefissa l'obiettivo di concorrere in Francia col PSG e in Europa con tutte le big ora non si parla più. Si fa riferimento al fair-play finanziario e alle sue pesanti multe.
Manchester United re del mercato 2014
Sono 193 milioni di euro spesi dalla squadra di Louis Van Gaal in questa sessione di mercato. A fronte dei 41 incassati dalle cessioni, la squadra di Manchester si è sbizzarrita arrivando a spendere fino a 75 milioni solo per Angel Di Maria (terzo acquisto più costoso della storia).Tutto questo è stato possibile grazie ai grandi proventi derivanti dagli sponsor, iscrivibili sia in questo bilancio (57 milioni annui di Chevrolet), sia nel prossimo: i Red Devils dalla prossima stagione avranno a disposizione i 94 milioni a stagione per i prossimi dieci anni dal nuovo sponsor tecnico: l'Adidas. Una cifra che gli permette di fare mercato o, eventualmente, di coprire i costi dell’anno precedente. Di questo secondo caso non ci sarà granché bisogno perché già lo scorso maggio i ricavi del terzo trimestre avevano registrato un aumento del 26%, toccando quota 115,5 milioni di sterline. Questi risultati sono stati ottenuti grazie al +19% delle voce ricavi commerciali ed ai ricavi dalle sponsorizzazioni aumentati del 43,5%. Lo United, nonostante la perdita di 43 milioni di euro rispetto all’esercizio precedente, può esibire un fatturato che sorpassa i 400 milioni di euro.
Subito dopo la squadra britannica troviamo Barcellona e Real Madrid, che fatturano 500 milioni di euro e ne spendono sul mercato rispettivamente 157 e 122. Il club catalano è stato costretto a spendere vista la chiusura delle due prossime sessioni di mercato da parte della Fifa (mentre nel frattempo si metterà in tasca i soldi della Champions), mentre i “blancos” hanno venduto 375mila magliette di James Rodriguez in tre giorni dopo il suo acquisto, guadagnandoci il 30%. Quella di puntare sull’accoppiata vincente giocatore/sponsor tecnico è una strategia già utilizzata dalle due rivali spagnole lo scorso anno con Neymar e Bale. Inoltre, bisogna ricordare che il Real ha vinto la Champions e si messo in tasca circa 80 milioni di euro. Tutte e due le squadre stanno investendo nei propri stadi, che saranno quindi capaci di generare nuovi e maggiori introiti di quelli attuali. Insomma, ricavi diversificati. Quando anche le squadre italiane riusciranno a differenziare i loro ricavi?