Il modello Tottenham vale la finale di Champions: zero acquisti in due sessioni di mercato
Vincere e sognare di conquistare la Champions League senza aver fatto alcun acquisto in estate. Impensabile per qualcuno, ma non per il Tottenham. Il club londinesi, infatti, non ha effettuato nessun movimento in entrate durante la sessione di mercato di luglio e agosto lasciando invariata la rosa dell’anno precedente. Probabilmente l’unico ‘acquisto’ degno di nota è stato proprio Lucas Moura arrivata a gennaio del 2018 e da quel momento impiegato da Pochettino solo 6 volte fino a fine stagione prima di diventare leader quest’anno. Un mercato a costo zero con il massimo risultato raggiunto, uno scenario che neanche il più ottimista del mondo avrebbe mai potuto immaginare.
Ci vuole coraggio vero e forse anche un pizzico di sfrontatezza e di pazienza nel sapere che probabilmente in questo anno transitorio, la priorità era quella di costruire il nuovo stadio che oggi sarà già la casa, mal che vada, dei vice campioni d’Europa. Ma come mai gli Spurs ci sono riusciti? Cosa sarebbe successo in Italia se i top club come Juventus, Inter, Milan, Napoli e Roma avessero fatto lo stesso? Ci sarebbe stata una sommossa generale dei tifosi. Questione di cultura, già, proprio quella che manca al nostro calcio per sperare un giorno di poter vivere notti come quelle di ieri che hanno mandato sul tetto d’Europa una squadra che non doveva neanche superare la fase a gironi.
Il saldo acquisti in entrata del Tottenham dopo la sessione estiva 2018
Due sessioni di mercato, quella di luglio-agosto 2018 e gennaio 2019, senza compiere alcun acquisto lasciando la casella dei colpi in entrata ferma a zero. E’ questo il caso del Tottenham che, dopo la chiusura ufficiale delle trattative, si è guadagnato in qualche modo un posto nella storia del calcio inglese. Quella degli Spurs infatti, è diventata la prima società della storia della Premier League a non comprare giocatori nè nel corso dell’estate nè nel corso dell’inverno.
Solo prestiti che non hanno intaccato le casse della società ma che molto probabilmente porterà il club, solo a fine stagione, a mettere mano al portafoglio. Già, perchè ci sono calciatori come Oliver Skipp, preso dalla squadra Under 23 del Tottenham e Carter-Vickers con Janssen arrivati rispettivamente in prestito da Swansea e Fenerbahce al pari di Onomah dallo Sheff Wed. Per il salto di qualità ulteriore servirà altro o basterà valorizzare qualche altro talento?
I movimenti in entrata dei top club italiani
Senza considerare i prestiti e i movimenti interni al club, abbiamo voluto considerare realmente solo gli acquisti in entrata dei top club italiani valutando il loro mercato. Già, perchè i numeri sono raccapriccianti. Ma andiamo con ordine. Chi ha speso di più è stata la Juventus con un totale di 260,9 milioni di euro che hanno portato al club ben 5 volti nuovi: Ronaldo, Cancelo, Perin, Caceres e Bonucci senza considerare i soldi spesi per il riscatto di Douglas Costa, Favilli, Magnani e Peeters. Tutto per vincere nuovamente lo scudetto.
E che dire del Milan che con una spesa di 171,5 milioni di euro, oltre a non aver alzato alcun trofeo potrebbe anche perdere la qualificazione in Champions? Ben 7 volti nuovi che sono stati contraddistinti da spese: Caldara, Piatek, Castillejo, Paquetà, Laxalt, Bakayoko (prestito costato 5 milioni) e anche Higuain. Non va di certo meglio alla Roma che ne ha spesi ben 126,5 di euro per rinforzare una rosa che a stento riuscirà a centrare l’Europa League. Cristante, Mirante, Nzonzi, Pastore, Kluivert, Olsen, non sono stati per niente all’altezza. L’Inter mantiene il trand con 71,5 milioni di spesa che hanno quantomeno confermato la Champions per il prossimo anno.
Solo il Napoli è andato vicino alla filosofia degli Spurs
L’unico club ad avvicinarsi alla filosofia degli Spurs (per essere buoni) è il Napoli. Il club italiano di Serie A che tra la sessione di mercato estiva e quella invernale, ha centrato il minor numero di acquisti, sempre non considerando i prestiti e bensì i trasferimenti che hanno avuto un costo per le casse del club di De Laurentiis. E allora ecco che i 4 acquisti di Fabian Ruiz, Malcuit, Verdi, Vinicius hanno portato a una spesa poco più superiore ai 70 milioni di euro, tanti se paragonati ovviamente al Tottenham, ma pochi considerato lo standard dei top club italiani che ormai sembrano acquistare senza un filo logico.
I traguardi raggiunti dal Napoli con questa filosofia sono pochi, il secondo posto è un buon traguardo ma la piazza sa che si potrebbe spingere ulteriormente l’acceleratore. Meglio restare speranzosi allora che la probabile rivoluzione della rosa in estate poi, resti stabile almeno per i prossimi anni per sognare un giorno magari, di emulare le gesta del Tottenham e arrivare a sperare in una finale di Champions a sorpresa.
In Italia ci vorrebbe un po’ di Premier
Cosa ci insegna questo traguardo raggiunto dal Tottenham? Ancora una volta la lezione sta nella cultura sportiva italiana che non bada più alla sostanza, alla classe dei giocatori, alla tecnica, alle emozioni che i protagonisti riescono a trasmettere, ma solo al profitto. La Juventus è l’esempio più emblematico, così come Manchester City e Psg, cadute miseramente in stagione, specie in Champions, dopo una sontuosa campagna acquisti estivi che le ha viste protagoniste su tutti i fronti. Basterebbe invece fermarsi un attimo, senza affanni, prendersi un anno di prova e credere nel proprio progetto.
L’idea anche di investire su un manager a lungo termine, come il modello inglese, non sarebbe un’ipotesi da scartare. Wenger all’Arsenal oltre ai campionati, ha sempre fatto fatica in Champions, ma è rimasto in panchina per decenni, così come Ferguson e non solo. Anche l’ipotesi che Allegri potesse costruire un ciclo del genere alla Juventus sarebbe stata molto affascinante, ma purtroppo la pressione dei tifosi, la fame di vincere e la rivalità interna, ci portano a scontrarci fra di noi, a una lotta interna che non porta a nulla, quando i nostri avversari sono invece in Europa, a guardare miseramente le nostre sconfitte e a gioire dei propri successi.