Il fattore G rilancia l’Atletico: Griezmann e Gameiro stendono una buona Roma
Un sogno solo rimandato. La Roma regge per oltre un'ora, con una bella dimostrazione di personalità, ma l'acrobazia di Griezmann e l'espulsione finale di Bruno Peres rimettono in corsa l'Atletico. Alla Roma, che non ha mai battuto i colchoneros in quattro confronti in Europa, basterà comunque un successo contro il Qarabag senza più speranze nemmeno di un posto in Europa League per passare agli ottavi.
Roma, avvio di personalità
L'avvio della Roma è quello di una squadra che non si accontenta del pareggio. Anzi va a pressare alta, con l'ottimo lavoro di Nainggolan e i costanti inserimenti senza palla sul lato debole di Pellegrini. L'ex Di Francesco, che ha detto di rivedersi nel centrocampista già protagonista nel suo Sassuolo, sceglie nel tridente giallorosso Gerson, come a Londra contro il Chelsea. In panchina El Shaarawy e Strootman, sostituito in mezzo al campo da Pellegrini. Non c'è Florenzi, che qualche problema aveva accusato nel derby, ma Bruno Peres garantisce abbastanza supporto per andare a formare il triangolo alto e massimizzare i tagli di Gerson, che al 10′ per due volte ha l'occasione di calciare dentro l'area, sempre murato, e al 14′ tenta invano l'acrobazia sul cross di Kolarov, il più coinvolto della squadra nel primo tempo.
E' una Roma che prende il controllo del centrocampo. L'assenza di Juanfran fa scalare a destra Thomas Partey, non a caso messo sotto pressione dai giallorossi che cercano pervicacemente di sfondare sul lato sinistro, sull'asse Kolarov-Perotti.
Griezmann stuzzica Bruno Peres nel primo tempo
Simeone inserisce in mezzo Augusto Fernandez, che però non gioca da tanto e soffre il dinamismo delle mezzeali giallorosse anche perché Carrasco deve in più di un'occasione arretrare in ripiegamento difensivo. Il belga è un elemento fondamentale. Al 20′ si infila in area, ma tira sull'esterno della rete poi, dopo il colpo di testa centrale di Koke, traccia un cross pericolosissimo che né Griezmann né Koke riescono a deviare. Carrasco sceglie il settore di centro-sinistra, sceglie di andare a puntare Bruno Peres, attento comunque anche nelle diagonali in recupero, visto che da quel lato a supporto del brasiliano c'è Manolas, che si fa ammonire dopo pochi minuti.
L'importanza di quel settore si misura anche dal sacrificio di Gerson che, dopo due illuminanti giocate in avvio, non lascia mai Peres solo a contenere i colchoneros che sviluppano molto gioco su quel lato e provano, nelle intenzioni, a pescare Fernando Torres che tanto si allarga per accompagnare l'azione nel corridoio interno di centro-destra. Se la prende tanto Di Francesco, per gli spazi che la Roma continua a concedere fra le linee, con Pellegrini non sempre abbastanza rapido nel contrastare i portatori di palla spagnoli. E' una zona molto delicata, perché nella fase di uscita bassa comunque Peres si alza molto. Un suo errore in disimpegno regala una grande occasione a Griezmann, al 38′ ma non trova la porta con un angolo di tiro abbastanza stretto.
Il francese, nervoso e deludente, galleggia lontano dalla porta, non massimizza i movimenti senza palla del Nino Torres, sempre pronto a fargli aria e allontanare Manolas da Fazio. Si allungano però le distanze fra i reparti, e la Roma in fase di non possesso occupa meglio le linee di passaggio nel corridoio centrale.
Kolarov il più coinvolto, ma Partey regge il mismatch
Il 4-4-2 diventa una sorta di 4-2-4 ma quando Augusto porta palla rimane fin troppo statico e si viene a creare un vuoto che Niguez non riempie (31 passaggi, tutti a cavallo della linea mediana). La Roma si chiude bene, ma non difende in avanti, e trema sul gol annullato ad Augusto al 43′. Il tiro deviato beffa Alisson, ma Kuipers segnala il controllo con un braccio.
Il tempo lavora per la Roma, i colchoneros provano così ad accorciare, aggredire, affrettare le soluzioni ma raccolgono poco, a parte un possesso palla più alto e un'occasione per Carrasco liberato da un errore giallorosso a centrocampo, chiuso in scivolata da Manolas.
Griezmann, capolavoro per la vittoria
Ha bisogno di ispirazione, Simeone, che ricorre a Correa, un attaccante, per Augusto, un centrocampista difensivo. Di Francesco sposta leggermente lo stile interpretativo, ma senza variare il modulo, con Strootman per Pellegrini. L'olandese, chiamato proprio a mantenere il bilanciamento e coprire gli spazi vuoti contro una squadra che prevedibilmente si sbilancia e a ondate si affaccia nella trequarti giallorossa, non ha un compito facile. E l'ingresso di Gameiro per Carrasco a 25′ dalla fine non lo semplifica di certo.
L'Atletico cambia passo e stile. Troppi spazi restano vuoti, Correa, intuitivo e generoso, fa benissimo a tener vivo il pallone su una verticalizzazione in area, le coperture preventive saltano, l'acrobazia di Griezmann, gli vale il diciottesimo gol nelle competizioni Uefa e lancia gli spagnoli la prima vittoria interna in questa edizione della Champions, la prima in Europa al Wanda Metropolitano dopo una serie di 30 successi nelle ultime 36 al vecchio stadio Vicente Calderón.
Rosso a Peres, raddoppia Gameiro
Il gesto tecnico di Griezmann, tutto pensiero veloce, tecnica e precisione, non scuote la Roma. Di Francesco dà comunque un bel segnale ai suoi, piuttosto che arrendersi prova a giocarsela, nonostate tutto. Così si spiegano le scelte di Defrel per Gerson e soprattutto di El Sharaawy per Gonalons. Con il nuovo assetto tattico degli spagnoli, il tecnico giallorosso prova ad alleggerire la pressione gestendo di più il pallone lontano dalla propria porta, e tre uomini a centrocampo, contro un Atletico quasi senza più mediani veri, toglie qualche possibilità di ribaltamento.
Rischia il 2-0 la Roma, che dopo lo svantaggio traballa qualche minuto di troppo. Gameiro tocca in area per Torres, che vede il suo destro frustrato dalla gran parata del brasiliano. Ma la gioia per il raddoppio è solo rimandata. Griezmann trova benissimo il taglio di Gameiro che scatta in posizione regolare, salta Alisson e chiude la partita. L'Atletico, che per l'ottava volta su undici partita batte in casa una squadra italiana, torna a correre, ma potrebbe non bastare. La Roma, all'ottava sconfitta su quindici trasferte in Spagna, può ripartire dalle certezze della prima ora per giocarsi tutto in 90 minuti.