Il dolore di Cañizares: “Non ho paura della morte, potrò riabbracciare mio figlio Santi”
Come si fa a sopportare il dolore che lascia la scomparsa di ciò che di più caro al mondo abbiamo? Come si fa a medicare quelle ferite che non smettono mai di sanguinare? Come si fa a far sì che quella cicatrice – perché prima o poi tutti si rimargina – possa finalmente fare da spartiacque tra ciò che è stato (e ha fatto male) ciò che è e sarà? Santiago Cañizares, ex portiere del Valencia, del Real Madrid e delle Furie Rosse, se l'è chiesto milioni di volte e mai ha trovato la giusta risposta a domande del genere. Perché? Perché non ve ne sono. Semplicemente è la vita, bella e spietata. Proprio come nell calcio, quando la palla sbatte sul palo e poi rimpalla al di qua o al di là della riga. E non puoi farci niente, se non stare lì a guardare e a sperare che in una frazione di secondo qualcosa accada.

Perché? Ha urlato contro il cielo, Cañizares mentre era abbracciato a sua moglie Maite Garcia. Insieme a marzo scorso hanno visto morire Santi, il figlio di cinque anni che una malattia incurabile ha strappato all'affetto dei suoi cari, alla vita (bella e spietata). L'ex calciatore (ha appeso i guantoni al chiodo nel 2008) ha trovato la forza di raccontare il proprio dolore in un'intervista ‘Super Deportivo', programma Radio Villa Trinidad, in Argentina.
Mio figlio Santi era nato sano, ma a tre anni e mezzo, da un giorno all’altro, s'è ammalato – ha ammesso l'ex portiere -. Abbiamo lottato per 15 mesi, purtroppo era un tipo di malattia molto grave, dalla quale non si può guarire. E' difficile da spiegare, perché queste cose non si possono capire fino a quando non si vivono direttamente.
Cosa gli ha dato la forza per non impazzire dal dolore? Cañizares, che si professa cattolico, ha trovato nella Fede la strada per uscire dal tunnel. Prima di rivedere la luce in fondo a quel cunicolo ha vagato spesso a tentoni, brancolando nel buio.
La fede mi ha aiutato molto – ha aggiunto l'ex estremo difensore -. Lotto ogni giorno per loro, ma non posso negare che convivo con un dolore enorme, che Santi mi manca tantissimo. La morte? Ne ho sempre avuto paura. Ma adesso so che quando succederà quel giorno sarò felice perché potrò finalmente riabbracciare il mio figlioletto.